Ravenna “sente” la guerra

Nella foto: Un’immagine del porto.

RAVENNA – Nel corso del 2023 – dopo due anni particolarmente positivi nei quali sono stati superati i volumi ante pandemia e si è stabilito per due volte il record storico di traffico – il porto di Ravenna ha registrato un calo di traffico, movimentando complessivamente 25.503.131 tonnellate, in calo del 6,9% (1,8 milioni di tonnellate in meno) rispetto al 2022. Tra le cause, la guerra in corso in Ukraine a,  tradizionale fornitrice di agroalimentare.

Gli sbarchi sono stati pari a 22.108.488 tonnellate e gli imbarchi pari a 3.394.643 tonnellate (rispettivamente, -7,5% e -2,7% rispetto al 2022).

Negativo, in particolare, l’andamento degli ultimi due mesi rispetto agli stessi mesi del 2022: quello di novembre, nel quale sono state movimentate 1.779.254 tonnellate, in diminuzione del 16,6% (354 mila tonnellate in meno) e quello di dicembre, nel quale sono state movimentate 2.090.815 tonnellate, in diminuzione dell’1,9% (oltre 40 mila tonnellate in meno).

Da segnalare il dato negativo dei materiali per le ceramiche, con 1,4 milioni di tonnellate in meno, che rappresentano il 75% del calo totale del porto rispetto all’anno precedente.

Il numero di toccate delle navi è stato pari a 2.533, per 170 navi in meno rispetto quelle del 2022 (-6,7%).

La stazza media netta delle navi nel 2023 (pari a 9.784 tonnellate), invece, ha registrato un incremento (5,5% rispetto al 2022) – un trend iniziato nel 2019 (+2,4% rispetto al 2018) e proseguito nel 2022 (+32,3% rispetto al 2021) – ascrivibile principalmente a 25 toccate di navi da crociera con una stazza netta superiore alle 100.000 tonnellate e 31 toccate con una stazza netta superiore alle 50.000 tonnellate.

Sono diversi i fattori – riferisce l’AdSP – che hanno causato il brusco rallentamento della crescita globale. La peggiore crisi energetica verificatasi dagli anni settanta, che ha innalzato l’inflazione a livelli mai rilevati da molti decenni; le politiche monetarie restrittive conseguenti, per combattere l’inflazione; l’aumento dei tassi di interesse; la diminuzione del potere di acquisto e dei salari reali in molti paesi; l’interruzione delle forniture e la conseguente insicurezza alimentare globale, a causa di guerre e fattori climatici avversi che hanno provocato l’aumento dei prezzi e limitato la circolazione di generi alimentari. Naturalmente i conflitti in corso hanno giocato e giocano un ruolo fondamentale sull’andamento generale dell’economia del nostro Pese e quindi, inevitabilmente, anche sull’andamento dei traffici di merci che vengono movimentati nei nostri porti.

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