(di Antonio Fulvi)
Einaudi Editore
Ci sono, nelle storie delle isole di tutto il mondo, storie innumerevoli che spesso rasentano l’incredibile: ammesso che oggi l’incredibile appaia ancora, nella mente degli uomini, come meraviglia e non come fastidio.
In questo bel libro Ernesto Franco, scrittore non prolifico ma di notevole qualità nell’uso delle parole e nella costruzione dei racconti, ci presenta venti isole, scelte in giro per il mondo: dallo scoglio di Filfla vicino a Malta alla celebre Alcatraz, fino a Itaca, Cuba, Haiti, l’isola di Pasqua con i suoi mo’ai, Atlantide, le Galapagos, l’isola degli Orsi e l’unica italiana, Carloforte in Sardegna.
Ne ho citate solo alcune perché il libro vale non tanto in quanto scrive di venti isole, quanto perché ciascuna di essere diventa, nella penna di Franco, qualcosa di vivo e di pulsante indipendentemente dall’uomo: isole affabulate ed affabulatrici, dove ogni roccia ha un’anima e dove ogni evento è ammantato di poesia e di sorpresa. Nello stesso tempo di ogni isola viene raccontato un brandello di storia vera: magari solo un episodio, ma pregnante per l’immagine che noi lettori sempre di corsa avevamo e possiamo correggere.
Il racconto si dipana come sulla falsariga delle tragedie greche: c’è un Io narrante, in questo caso il Pilota (con la P maiuscola) che s’intravede come un vecchio marinaio che ha pilotato tante navi nei porti più improbabili del mondo; e c’è un Io che ascolta, che fa qualche domanda, ma più che altro è pronto a dare il là perché la narrazione continui. Costruzione del racconto dunque antica, ma che quando c’è la bravura di chi scrive, rimane insuperata per pulizia di lettura, per comprensione e per godimento. Bravo Ernesto Franco, questo è un libro che non è facile dimenticare.