ROMA – Il rinnovo del contratto collettivo nazionale dei portuali, in fase avanzata di contrattazione, è stato oggetto di un duro attacco da parte del coordinamento USB dei porti. Contro l’accordo, l’USB sostiene che le votazioni tra portuali sulla bozza concordata sono state in gran parte ignorate o non comunicate.
“A Genova, ovvero l’unico porto dove i verbali sono stati resi pubblici – dice la nota del coordinamento dell’USB – il risultato delle 15 aziende coinvolte: su 2035 lavoratori aventi diritto, hanno votato 1437 lavoratori (il 70,61% degli a.d.) e 922 (64,16%) si sono espressi contrari all’ipotesi di accordo, bocciandolo clamorosamente. A Trieste non ci sono dati ufficiali delle singole aziende ma è stato pubblicato solo dato cumulativo dei porti di Trieste e Monfalcone dove ha prevalso il SÌ al contratto, ma le notizie da Trieste riportano l’affermazione del NO nelle più grandi aziende Adriafer, TMT e ALPT.
A Livorno non è stata fatta votare la compagnia ALP ex art.17, con le RSU che hanno convocato votazioni autonome che stanno certificando il No al CCNL a larga maggioranza. In Terminal Darsena Toscana (TDT), 7 lavoratori su 8 si sono astenuti dal voto e in altre aziende l’affluenza è stata molto bassa, anche se in questi casi prevale il Sì.
Al porto di Gioia Tauro e Palermo non risulta esserci stata alcuna votazione. A questo momento – continua la nota – mancano i dati dai porti di Venezia, Ravenna, La Spezia, Savona, Civitavecchia, Salerno, Napoli, Gioia Tauro.
“Intanto, quello che emerge – sostiene il coordinamento – è una consultazione illegittima nella discussione del CCNL la cui applicazione riguarda tutti i lavoratori portuali e dovrebbe essere votata da tutti e tutte. Questa operazione è stata portata avanti senza un metodo comune e in alcuni casi senza neanche una votazione ufficiale, come nel caso di assemblee non chiamate, di assemblee chiamate senza verifica dei numeri, di votazioni senza quorum e altre amenità del genere. In ogni caso, emerge netto un vasto dissenso contro questa ipotesi di contratto nazionale, che manifesta insoddisfazione in particolare per il dato economico.