Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

Carburanti alternativi: ma quali?

Nel disegno: Lo schema di un impianto cold ironing.

BRUXELLES – L’Unione Europea sembra intenzionata a resistere alle pressioni USA per “ammorbidire” la politica green sui carburanti tradizionali: e nello stesso tempo, intende spingere la nascita di uno o più hub internazionali per stivare e poi distribuire i carburanti alternativi che dovranno gradualmente “cancellare” (2050?) quelli fossili.

Ma quali sono questi alternativi? Il problema dei problemi è che non ci sono ancora decisioni comuni definitive e si va un po’ troppo a mani libere a seconda dei paesi e anche delle grandi aziende energivore. Mentre si parla sempre più spesso del nucleare pulito (vedi qui questo stesso giornale in altra pagina) si spingono ammoniaca, metanolo, biocarburanti vegetal, elettricità e GNL (quest’ultimo accettato solo come fase transitiva visto che non è totalmente pulito).

Il dilemma riguarda anche le navi, dove i principali gruppi hanno fatto o stanno facendo scelte non sempre univoche: biocarburanti adatti alle motorizzazioni attuali, oppure ammoniaca per le navi minori, soluzioni hybrid con carburanti fossili che ricaricano però le batterie elettriche in modo da usarle per le manovre e le soste nei porti, esperimenti con le vele a tubo rotante o addirittura con giga-paracadute per i venti costanti (alisei) eccetera.

Su queste incertezze c’è però un elemento che copre tutto, con tanto di finanziamenti che nessun porto osa rifiutare. Il cosiddetto “cold ironing”, ovvero le stazioni di rifornimento di energia elettrica in banchina, che consentono alle navi di spengere generatori e motori a combustione fossile quando manovrano in porto e sostano in banchina. Ci sono gare aperte anche nei porti italiani, malgrado ci siano dubbi sulle modalità di dettaglio, ma il sistema – che in Nord Europa e altrove già funziona – per l’Italia ha la grave incognita del costo dell’energia elettrica fornita, tra i più alto d’Europa.

C’è dunque un clima d’attesa e di incertezza che non aiuta, anche se le grandi compagnie di distribuzione della rete ritengono che ci siano ormai tutti gli elementi per poter procedere. Siamo, in sostanza, in un momento di transizione. Tra le tante transizioni che accompagnano da sempre il mondo della logistica.

Pubblicato il
29 Gennaio 2025

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio