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MARITTIMI

Il disagio “invisibile” di quelli che lavorano in mare

Il 10% dei decessi è di chi ha deciso di farla finita. Come cambiare la rotta

 

LIVORNO. Nell’arco dei dodici mesi dello scorso i casi di suicidio sono risultati superiori a qualunque altro tipo di morte violenta per qualsiasi tipo di incidente, in genere cadute dall’alto. Lo dice Gard, che nel mondo è uno dei maggiori P&I Club, le assicurazioni per cautelarsi dalle responsabilità in campo marittimo (“protection and Indemnity”): tra il 2020 e il 2024 ha gestito «oltre 30mila sinistri nell’ambito del proprio portafoglio assicurativo, sei mila dei quali registrati nel 2024». Fra questi: le nove morti per suicidio nel 2024, una ogni dieci casi nei 90 decessi registrati a qualsiasi titolo fra i membri degli equipaggi.

Nell’83% di queste 90 morti la ragione va cercata in una malattia: la ricerca spiega che la specificità del lavoro marittimo è all’origine di una serie di patologie cardiovascolari che hanno a che fare con lo stress, la cattiva nutrizione e la scarsa attività fisica a bordo delle navi. Il 60% dei decessi censiti sono relativi a problemi di natura cardiaca.

A richiamare l’attenzione su questo disagio esistenziale dei marittimi è “Port News”, la rivista online dell’Authority livornese: di questo problema nessuno ne sa niente. Difficile prendere le misure: si tratta di persone che per lunghi periodi vivono in mare a bordo di navi e sganciati dalla loro comunità, diventano “invisibili” alla collettività.

Senza dare in precedenza un qualche segnale di disagio

«Nessuno dei marittimi coinvolti in questi episodi – spiega “Port News” sulla base della indagine di Gard – era stato segnalato in precedenza per aver assunto condotte negative sul luogo di lavoro e pochi sono i marittimi che hanno deciso di lasciare una lettera per spiegare il loro stato d’animo e identificare quindi la causa del gesto estremo». Di più: nessuna di queste persone «aveva ritenuto di dover chiedere un aiuto psicologico o un qualche tipo di supporto». Una delle responsabili dello studio, Lene-Camilla Nordlie, lo dice chiaro e tondo: «Questi dati sottolineano l’importanza di prestare maggiore attenzione alla salute mentale e al benessere in mare».

Dal report – viene fatto rilevare – balza agli occhi quanto il tempo passato in mare influisca notevolmente sulla stato di soddisfazione dei marittimi: di norma, il maggior “indice di felicità” è nelle prime settimane di imbarco, salvo poi scemare progressivamente. Idem per l’età: gli over 46 sembrano cavarsela meglio dei più giovani, con il sentimento di soddisfazione che tocca il punteggio più basso nella fascia di età fra 31 e 35 anni. Qualcosa del genere vale anche per il riposo: c’è una netta differenza fra i marittimi che possono riposare ogni giorno per non più di 5-6 ore (indice 6,2) e quelli che riescono a rilassarsi per almeno otto ore al giorno (indice quasi 8).

Per Gard gioca un ruolo di rilievo la capacità di «coltivare una cultura di bordo solidale e inclusiva». Nel report citato da “Port News” si mette l’accento su quanto sia fondamentale la  leadership: può «contribuire a creare un clima di apertura, empatia e sicurezza psicologica a bordo». Aggiungendo poi: «Anche piccoli gesti possono fare la differenza e avere un impatto positivo sul benessere mentale», in modo che si diffonda un clima di relazioni in cui «la richiesta di aiuto viene accolta con comprensione e in cui ogni membro dell’equipaggio si sente riconosciuto e apprezzato».

Il mondo è buio? Ma c’è anche chi può dare una mano

Le difficoltà e i momenti in cui tutto sembra inesorabilmente buio o vuoto possono capitare dovunque e a chiunque. Dal giornale “Vita”, sempre attento alle dinamiche di quanto si muove nelle pieghe della società, abbiamo ricavato alcuni riferimenti che possono essere utili a chi si senta attraversare dalla tentazione di arrendersi.

De Leo Fund. Dal 2007 si occupa di fornire supporto psicologico gratuito alle persone che hanno subito un lutto traumatico, la perdita di un proprio caro in modo improvviso, inaspettato e violento, come ad esempio da incidente stradale o sul lavoro, suicidio, omicidio, catastrofe naturale. Dal lunedì al venerdì è attivo il numero verde 800 168678. La De Leo Fund nasce in ricordo di Nicola e Vittorio, figli del prof. Diego De Leo, psichiatra padovano esperto mondiale del tema del suicidio, e di sua moglie Cristina Trevisan: i due giovani persero la vita in un incidente d’auto a Padova (sito: www.deleofund.org).

Telefono Amico Italia. Sostiene le persone che hanno bisogno di ascolto attraverso tre canali: il numero unico telefonico nazionale (02 2327 2327), il servizio di chat WhatsappAmico (324 011 7252) e la mail, accessibile attraverso la compilazione di un form anonimo sul sito www.telefonoamico.it. In un anno riceve circa 6mila richieste d’aiuto da parte di persone attraversate da pensieri suicidari o preoccupate che lo faccia un proprio caro.

Proteggo Itaca.   Accoglienza telefonica per le persone che soffrono di disagio psichico e per i loro familiari: offre ascolto empatico, sostegno alla persona e orientamento nel mondo dei servizi della salute mentale. Dal lunedì al venerdì ore 9-22, mail info@progettoitaca.org

Lucy. È la linea telefonica dell’Ospedale Bambino Gesù, 06 68592265, attiva tutti i giorni 24 ore su 24.

Pubblicato il
30 Giugno 2025

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