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ALLA NORMALE

Scienziati in conclave a Pisa per il supertelescopio del futuro

C’è da realizzare il nuovo polo acchiappa-onde gravitazionali

La Scuola Normale Superiore di Pisa

PISA. L’apparecchiatura ultratech per studiare nell’ultimo quindicennio le onde gravitazionali l’abbiamo avita in casa nostra: oltre a analoghe infrastrutture al di là dell’Atlantico, ne abbiamo una (“Virgo”) nella campagna di Vicarello ed è la punta di diamante per avventurarci alla scoperta di nuove frontiere del sapere. Adesso le infrastrutture di quel tipo si dice non siano ulteriormente migliorabili e, per la terza generazione di una delle più importanti infrastrutture di ricerca del Vecchio Continente, l’Europa sta puntando sull’Einstein Telescope.

Fernando Ferroni

Ma l’osservatorio Ego di Grecciano, fra Vicarello e Cascina, e le istituzioni universitarie pisane restano sulla rotta degli studiosi che stanno preparando questa nuova scommessa della scienza europea per i prossimi decenni: nei giorni scorsi si è data appuntamento prima alla Scuola Normale di Pisa e poi all’Ego il managemen team dell’Einstein Telescope Organization, diretta da Fernando Ferroni e Andreas Freise. Sono questi due studiosi – il primo dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e del Gran Sasso Science Institute, il secondo del Nikhef e dell’Università di Amsterdam – alla guida di uno dei due bracci operativi della governance del progetto Einstein Telescope, insieme alla “ET Collaboration”. Ne dà notizia il quartier generale dell’istituzione universitaria d’eccellenza segnalando che è in ballo la realizzazione di «un rivelatore di onde gravitazionali sotterraneo con l’obiettivo di studiare questioni chiave della fisica fondamentale e della cosmologia».

Al centro dell’attenzione in questa riunione pisana, con il supporto del professor Giovanni Losurdo, ordinario di fisica sperimentale alla Scuola, – viene sottolineato – è la preparazione del “piano di lavoro integrato” in vista della decisione sulla configurazione e sulla scelta del sito in cui realizzare la maxi infrastruttura di ricerca: insomma, il come e il dove. Riguardo a quest’ultimo aspetto, a quanto è dato sapere, l’Italia si è fatta avanti candidandosi  a ospitare l’infrastruttura di ricerca in Sardegna nell’area della miniera metallifera dismessa di Sos Enattos, nel Nuorese, area nord est della Sardegna. C’è però anche la candidatura già ufficializzata di parte olandese in un’area dell’euroregione del Mosa-Reno, praticamente al crocevia tra i confini di Paesi Bassi, Belgio e Germania. In casa tedesca c’è anche una ipotesi ulteriore e riguarda una zona in Sassonia, preannunciata per ora alla comunità scientifica.

Non immaginatevi l’ex miniera di Sos Enattos come un catafalco di vecchie strutture industriali arrugginite e in abbandono. Già adesso questo territorio tra i comuni di Bitti, Lula e Onanì – cuore di Barbagia a bassissima presenza di insediamenti abitativi – è patria di scienziati: sono almeno sei anni che offre ospitalità all’esperimento “Archimedes” nel laboratorio Sar-Grav finanziato dalla Regione Sardegna nell’ambito di un’alleanza con gli atenei di Cagliari e di Sassari, l’Infn, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) e la società che gestisce la miniera.

Il documento del quale si è discusso a Pisa sarà presentato al Consiglio dei Rappresentanti Governativi (Bgr), ovvero all’assembla partecipata da esponenti degli Stati europei coinvolti nel progetto, nella sua prossima riunione nell’ottobre 2025. Non è una novità per la Scuola Normale accogliere questa équipe che sta decidendo le sorti di una infrastruttura destinata a fare la storia scientifica nei prossimi decenni: già nel febbraio scorso, aveva dato ospitalità al primo incontro della task force nominata per aggiornare e perfezionare il progetto Einstein Telescope, con un workshop in collaborazione con l’Istituto nazionale di fisica nucleare.

Pubblicato il
7 Luglio 2025

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