Cambio del fornitore di energia: il “turismo energetico” coinvolgerà il 60% degli utenti
«Subiranno il cambiamento le imprese ferme alla vecchia logica della “presa di rete”»

Moreno Scarchini, amministratore delegato di EnergRed
ROMA. Dal 1° gennaio prossimo gli operatori del settore energia dovranno garantire la possibilità di passare da un fornitore all’altro nel giro di 24 ore: è l’entrata in vigore dello “Switch Day” che obbligherà le utility del settore energia a fare i conti con una nuova stagione di mercato. A ricordarlo è EnergRed, società di servizi energetici che si presenta come un realtà che «realizza e gestisce a proprie spese impianti fotovoltaici per aziende» alle quali viene chiesto di pagare «solo l’energia che consumano, ad un prezzo basso e fisso, senza vincoli di prelievo minimo».
Su cosa viene messo l’accento? Sul fatto che il nodo non sta solo negli «aspetti tecnologici legati alla gestione del processo», ma principalmente nella «capacità di approntare delle strategie in grado di fidelizzare il cliente, approfondire la relazione ed evitare il fenomeno del “turismo energetico”». Non riguarda solo i potenziali morosi che puntano a fare lo slalom e cadere sempre dritti: è in realtà una questione che coinvolgerà potenzialmente «tutti quanti saranno in grado di muoversi rapidamente in un mercato caratterizzato da una permanente congiuntura di instabilità dei prezzi».
Le stime indicano questo turn over: «Le utility di servizi energia elettrica alle imprese – afferma EnergRed – rischiano di passare da un tasso medio di cambio fornitore stimato nel 2024 da Arera attorno al 27% circa (e in crescita rispetto all’anno precedente) a ben oltre il 60%, come già accaduto nella fase di passaggio al libero mercato». In soldi: guardando ai consumi di energia elettrica legati alle attività industriali, gli analisti di EnergRed parlano di «uno “switch” di fatturato variabile tra i 5 e i 12 miliardi di euro».
Come difendersi, secondo la società romana di servizi? «La soluzione migliore, per noi, è nella sempre maggiore diffusione del RaaS (Renewable-as-a-Service): è basato sulla realizzazione di impianti fotovoltaici per l’autoconsumo fisico o diffuso. Secondo i nostri modelli economici esperiti sul campo, per almeno il 50% dei consumi le aziende possono traguardare risparmi dai 60 ai 115 euro al MWh», commenta Moreno Scarchini, amministratore delegato di EnergRed.
«L’impianto fotovoltaico, realizzato per autoconsumo fisico, in configurazione “Seu”, o diffuso, in configurazione “Cer” – prosegue Scarchini – diviene il simbolo di una relazione il cui scopo è creare valore e condividerlo, ed a testimoniarlo sono le già moltissime aziende che hanno scelto di legarsi ad un partner qualificato per la propria energia, senza dover immobilizzare capitali, affrontare rischi finanziari o operativi».
In un contesto di sempre maggiore volatilità ed incertezza – si afferma – gli imprenditori cercano condizioni per operare con costi competitivi, minori rischi ambientali e poca o nulla esposizione finanziaria: «Se da una parte per gli operatori del settore è un’opportunità da circa 8 miliardi di euro di valore all’anno di “RaaS” (Renewable-as-a-Service), dall’altra sarà in grado di generare altrettanti 7-8 miliardi di euro di benefici netti per i clienti industriali finali», aggiungono gli analisti di EnergRed. Per Scarchini occorre che le imprese trasformino l’incertezza in opportunità: «Chi resterà ancorato alle vecchie logiche della sola “presa di rete”, rischia di subire passivamente il cambiamento. Non è più una scelta: è una questione di sopravvivenza industriale».