La “Zls” c’è e si muove: debutta anche la Consulta, arriva l’ok al piano di lavoro
In Toscana è policentrica: dalle agevolazioni la spinta alla reindustrializzazione

FIRENZE. La sigla è bruttina (“Zls”) ma per gli operatori e le istituzioni la “zona logistica semplificata” potrebbe essere la benzina giusta per far camminare la reindustrializzazione e comunque gli insediamenti produttivi: soprattutto sotto il profilo delle semplificazioni delle procedure autorizzative e degli incentivi a investire. Ma non bastano i fogli, gli effetti concreti non si hanno con uno schioccar di dita e dunque la Regione Toscana, che ha la regia dell’operazione sul territorio, ha allargato il campo ad una pluralità di soggetti da coinvolgere. Se nel luglio scorso si è insediato il comitato di indirizzo della “Zls”, qui si è trattato di dar raffigurazione alle parti sociali, come “antenne” e “collettori”. Obiettivo: «Portare vantaggi – questo il filo rosso dell’idea – alle imprese dei territori coinvolti, semplificare le procedure amministrative e a favorire lo sviluppo economico nelle aree portuali, retroportuali, produttive, aeroportuali, logistiche e interportuali».
A Firenze il quartier generale della presidenza della Regione Toscana ha accolto le differenti voci dei territori coinvolti: al via la prima riunione della Consulta permanente come “calcio d’inizio” dell’operatività della “zona logistica semplificata”. “Goveratore” e assessore all’economia, al termine di questo primo round, mettono l’accento su quanto sia stata partecipata la riunione: la reputano una riprova della validità della scelta di creare la Consulta. «È stata pensata – viene ribadito – come uno spazio di confronto permanente, di partecipazione, pienamente aderente al progetto iniziale della “Zls” toscana: al fianco del lavoro del comitato di indirizzo, così da valorizzare le strutture della logistica principale e favorire così la reindustrializzazione dei territori».
Chi ne fa parte? Tanto le amministrazioni territoriali coinvolte (tutte) quanto i protagonisti sul fronte delle parti sociali: sia organizzazioni sindacali che associazioni di categoria regionali e di settore. L’intenzione è esplicita: fare in modo che «ogni avanzamento dell’operato della “zona logistica semplificata” sia frutto di un processo partecipativo ampio e condiviso, capace di valorizzare le competenze e le istanze della comunità economica interessata».

Del resto, questo bisogno di allargare la partecipazione è il riflesso della particolarità del territorio: lo sanno bene i geografi economici che la rete territoriale della Toscana è contrassegnata dal gran numero di campanili. Insomma, una distribuzione sul territorio che si spezzetta in una infinità di centri intermedi. Dev’essere per questo che si è immaginato di progettare una “Zls” diversa dagli standard consueti: una struttura policentrica che, «a partire dalle 4 aree portuali della Costa (Livorno, Piombino, Marina di Carrara, Portoferraio)», integri funzionalmente «le altre principali infrastrutture logistiche regionali quali come l’interporto di Guasticce (Livorno) e l’aeroporto di Pisa come nodi di prossimità» più l’interporto di Prato come «nodo di collegamento modale».
A fine seduta, la Regione Toscana ha reso noto che durante la seduta di oggi 2 settembre il comitato di indirizzo ha «approvato il piano di lavoro orientato a favorire le condizioni di accesso alle infrastrutture, alle prestazioni e ai servizi offerti nell’ambito della “Zls”». A ciò si aggiunga «la promozione sistematica delle aree di riferimento verso i potenziali investitori internazionali»: un ambito che incrocerà il campo di azione del sistema regionale “Invest in Tuscany” che già ha il compito di rappresentare l’interlocutore specifico per «le azione nazionali e internazionali che vogliono investire sul nostro territorio».
Vale la pena di ricordare che la “zona logistica semplificata”, in tandem con la “zona economica speciale”, sono «due strumenti introdotti dal governo nel 2018»: alle Regioni è data la possibilità di individuare «zone funzionali basate sulle infrastrutture portuali, in cui si applicano condizioni incentivanti e amministrative particolarmente favorevoli alle imprese, per una durata massima di 7 anni prorogabili per ulteriori sette». Lo scopo? Quello di concentrare lo sprint per lo sviluppo in «aree a forte capacità produttiva» in cui si instaurano «regimi economico-giuridici favorevoli in deroga alla normativa ordinaria, strettamente connesse con i principali poli logistici (porti, interporti)» e gli investimenti possono contare sul sostegno del credito di imposta.











