Visita il sito web
Tempo per la lettura: 5 minuti
LA POLEMICA

Ravenna: il porto, le armi per Israele e il duello sindaco-ministro

Cosa c’è dietro il blitz segreto della Finanza e un progetto per la security portuale

Porto di Ravenna: veduta panoramica complessiva dall’alto

RAVENNA. “Ravenna crocevia dei traffici di armi per Israele?”: così nel luglio scorso The Weapon Watch, l’Osservatorio sulle armi nei porti europei e mediterranei, aveva puntato il dito contro lo scalo ravennate. E non era la prima volta: prima il “Corriere di Romagna” e “il manifesto”, poi la stampa nazionale avevano dato conto in precedenza che a febbraio, cioè più di un mese prima, i militari della Guardia di finanza avevano sequestrato nel porto ravennate un carico di componenti che ditte exportatrici lombarde avevano inviato a una società israeliana che si occupa di armi.

In campo il sindaco (dem) con una lettera al ministro (leghista)

A questo punto, però, la notizia non è più che l’organizzazione anti-armi ha tolto il punto interrogativo e parla di Ravenna come snodo «nella possente corrente di forniture militari che si convoglia nell’Adriatico da tutti i paesi dell’Europa centro-orientale e si dirige verso Israele». Il fatto è che il sindaco della città romagnola, Alessandro Barattoni, esponente dem alla guida di una giunta con Pd, M5s e Avs più repubblicani e civici, abbia preso carta e penna – o magari mouse, pc e mail, anzi pec – per rivolgersi al vicepremier Matteo Salvini in qualità di ministro delle infrastrutture e dei trasporti che vigila sulle istituzioni portuali e chiedere «chiarimenti in merito al progetto “Undersec” e all’accertamento di responsabilità rispetto all’eventuale transito di armi dal porto di Ravenna».

Alessandro Barattoni, sindaco di Ravenna

Barattoni, che nella giunta ravvenate ha anche la delega al porto, chiede a Salvini due cose:

  • di far terminare «la partecipazione di Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale, insieme al ministero della difesa israeliano, al progetto “Undersec” (ottobre 2023-settembre 2026) riguardante l’implementazione di tecnologie per la sicurezza marina e sottomarina nei porti»: a giudizio di Barattoni, bisogna smettere di collaborare con «un ministero che, mentre lavora con le istituzioni europee, si macchia ogni giorno di crimini verso persone innocenti».
  • di verificare (e eventualmente accertare le responsabilità) «se, come sembra, a fine giugno dal porto di Ravenna sono transitate armi destinate ad Haifa e quindi dirette in Israele»: in nome di una città «medaglia d’oro al valor militare per la Resistenza», non accetta che «il nostro scalo si renda complice del massacro che si sta compiendo a Gaza» né in nessun modo alimentare «il traffico di armi che contribuisce, ogni giorno, ad accrescere il numero di vittime».
Il ministro risponde per le rime: e io cosa c’entro? Chiedete all’Authority

Secondo quanto riportano gli organi di informazione romagnoli, Salvini ha respinto al mittente la richiesta perché – questa l’argomentazione – spetta all’Autorità di sistema portuale e agli organi preposti occuparsi sia di gestire che si controllare le attività portuali. E giù una tirata d’orecchie: nei porti si governa «con regole, non con polemiche». Di più: serve conservare «il rispetto delle responsabilità istituzionali senza sovrapposizioni o equivoci» e, pur il ministero  tenendo gli occhi bene aperti sulla vicenda, non vuole prestare il fianco «a strumentalizzazioni politiche su temi così delicati».

Il duello fra sindaco (dem) e ministro (leghista) non si è fermato qui. Barattoni è tornato poi alla carica: Secondo quanto riportato da “Ravennatoday”, ha accusato il ministro di essersi limitato a una replica «insufficiente e totalmente evasiva» che non risponde «né alla richiesta di sospendere la collaborazione con il ministero israeliano né sull’eventuale fornitura di armi».

Il leader leghista Matteo Salvini, vicepresidente dek consiglio e ministro delle infrastrutture

L’Authority: la vigilanza non spetta a noi, vi spieghiamo cos’è Undersec

In tutto questo l’Authority ravennate – dove da meno di tre mesi è arrivato al timone il prof. Francesco Benevolo come commissario – si dev’essere sentita un po’ strattonata per la giacca: ecco che tira giù una lunga nota ufficiale perché è «opportuno precisare quanto segue». A cominciare dal fatto che, forse in risposta al ministro, si riprende la legge per dire cosa fa l’Authority e cosa non fa: ad esempio, non le spetta il «controllo sulla natura della merce che transita nel porto», demandata ad altri soggetti che la esercitano nel rispetto di quanto previsto dalla normativa vigente» (ad esempio la legge n. 185/1990). Se non si fosse capito abbastanza bene, lo ribadisce: l’Autorità di Sistema Portuale «non riceve alcuna informazione né preventiva né successiva».

Ma il transito di armi è solo una metà del problema, l’altra metà è data dalla partecipazione al progetto “Undersec”. L’istituzione portuale non può ovviamente negarla ma la contestualizza per minimizzarne la portata: 1) fa parte delle «numerose iniziative europee» a cui si partecipa da anni; 2) vi aderiscono «altri 22 soggetti appartenenti a 11 diversi Paesi (Italia, Germania, Croazia, Bulgaria, Grecia, Cipro, Spagna, Lussemburgo, Portogallo, Romania e Israele)»; 3) il progetto è coordinato dalla tedesca Fraunhofer, che «raccoglie 76 istituti nell’ambito della scienza applicata»; 4) l’obiettivo principale è «un sistema prototipale avanzato per migliorare la sicurezza subacquea delle infrastrutture portuali»; 5) l’ente ravennate si occupa di sistemi digitali che simulino rilevazione e risposta di fronte a eventi significativi in fatto di sicurezza subacquea e ha a disposizione un budget che è l’1,6% (100mila euro) del totale.

Peraltro, di fronte all’evoluzione dello scenario geopolitico internazionale, sono state approfondite varie criticità: su specifica richiesta dell’Authority «è stato garantito che l’iniziativa non ha alcuna finalità di produzione di armamenti o strumenti bellici». E comunque, di fronte agli impegni contrattuali, salvo direttive contrarie da parte di istituzioni nazionali o europee, è «tenuta a proseguire nel completamento del progetto». Infine, riguardo alla cyersecurity, l’ente tiene a sottolineare che «negli ambiti di competenza dell’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna non è affidata ad alcuna società israeliana» e che le attività prevalenti sono svolte tramite accordi che, «come previsto per le pubbliche amministrazioni», passano da «piattaforme di acquisto regionali e statali, nel rispetto delle leggi vigenti e in piena trasparenza».

Francesco Benevolo, commissario dell’Authority di Ravenna dal giugno scorso

I sindacati: i lavoratori hanno diritto a non collaborare al massacro

Ci pensano le organizzazioni territoriali Cgil, Cisl e Uil di categoria ad alzare la voce: lo fanno chiedendo alle istituzioni di dare l’altolà a imbarco, sbarco e transito di «qualsiasi tipo di armamenti», anche fossero solo «componenti e/o materiali utili alla produzione di essi». Lo ripetono ricordando di essersi già opposti in passato e preannunciano azioni chiedendo di «sapere e di poter scegliere se far azioni di obiezione di coscienza e/o mobilitazione quando con il loro lavoro, rischiano di essere complici di azioni di guerra con uccisione di donne e bambini».

Morrone (Lega): la sinistra usa Gaza in modo strumentale

Di tutt’altro avviso è il parlamentare leghista e segretario della Lega Romagna, Jacopo Morrone: la sinistra – questa la sua posizione – non fa altro che strumentalizzare Gaza in funzione anti-governo cercando nella «recrudescenza di odio vetero-comunista contro Israele» di mettere insieme il puzzle di antisemitismo, anti-Occidente e anti-capitalismo.

Il deputato rosso-verde: serve una commissione d’inchiesta

La questione esce dai confini locali con l’iniziativa di Marco Grimaldi, vicecapogruppo di AlleanzaVerdi Sinistra, che presenta una interrogazione parlamentare per denunciare che «munizioni e componenti bellici, provenienti dalla Repubblica Ceca o prodotti in Italia, sono passati o tentavano di passare senza l’autorizzazione dell’Uama», l’ufficio che deve autorizzare la movimentazione di queste armi, dribblando perciò tanto la legge 185/1990 quanto «il principio fondamentale che vieta l’export verso Paesi in guerra o che violano i diritti umani». Per l’esponente rosso-verde chiede al governo che si rafforzino i controlli nei porti e siano resi pubblici i dati sull’export bellico, e incalza il Parlamento perché in sede di commissione si apra «un’indagine su Ravenna e su tutte le rotte che alimentano la guerra».

Pubblicato il
5 Settembre 2025

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio