E il containerizzar m’è dolce in questo mare (della globalizzazione)

La containerizzazione ha rappresentato una delle innovazioni materiali più determinanti della globalizzazione. Sin dagli anni Settanta, la crescita dei traffici containerizzati ha superato nettamente quella del commercio internazionale in valore e del prodotto interno lordo mondiale (Rodrigue 2020). Ogni fase di espansione economica o demografica è stata accompagnata da un incremento ancora più marcato dei volumi movimentati in contenitore.
Tra il 1980 e il 2024 il traffico globale di container è aumentato di circa ventidue volte, mentre le esportazioni si sono moltiplicate per 11,9 e il Pil per 9,7 (Rodrigue & Notteboom 2022). Fino all’inizio degli anni Ottanta la dinamica dei container nei porti risultava sostanzialmente allineata con l’andamento del commercio internazionale; successivamente si è osservata una divergenza significativa, con la containerizzazione entrata in una fase di forte accelerazione, soprattutto a sostegno delle economie asiatiche orientate all’export.
L’aumento dei volumi non è stato determinato da un solo elemento, ma da una pluralità di fattori. Oltre alla crescita fisiologica della domanda globale, hanno inciso lo squilibrio dei traffici – che genera un’elevata movimentazione di contenitori vuoti – e lo sviluppo delle reti marittime fondate su “hub” di “transhipment”. Questi ultimi, moltiplicando le operazioni di carico e scarico, determinano un conteggio superiore dei teu nei dati statistici (Oecd 2018). Basti dire che uno stesso contenitore da 40’ che sbarca a Gioia Tauro da nave madre e poi s’imbarca su un feeder per sbarcare a Genova viene conteggiato ben sei volte: 4 teu quando sbarca e reimbarca a Gioia più altri 2 teu quando sarà scaricato a Genova.

Angelo Roma, vicepresidente della società che gestisce l’Interporto Vespucci di Guasticce (Livorno)
Con l’applicazione delle economie di scala al trasporto marittimo, il transhipment ha assunto un ruolo sempre più rilevante. La quota di contenitori trasbordati sul totale è passata da circa l’ 11% nel 1980 a quasi il 30% nel 2015 (Drewry 2016; Unctad 2023). Questo fenomeno ha inciso in modo determinante sulla crescita complessiva del traffico containerizzato, ampliando l’apparente volume dei movimenti portuali.
I porti non possono più essere interpretati come semplici luoghi di rottura di carico, ma come centri di pianificazione logistica e di integrazione modale. Grazie alla containerizzazione e all’intermodalità, essi coordinano oggi i flussi globali e i collegamenti con il retroterra (Rodrigue & Notteboom 2022; Oecd 2018). In questo modo, i porti si configurano come veri e propri “hub” strategici della globalizzazione.
Angelo Roma
(Angelo Roma è vicepresidente di Interporto Toscano di Guasticce, nel curriculum anche il periodo alla guida di Toremar e, in anni più lontani, il ruolo di port captain di Zim, la compagnia di navigazione israeliana)











