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FEDERACMA

Rca obbligatoria per mezzi agricoli in aree private: così si può superare l’impasse

Emendamenti di differenti partiti per rimediare a un “pasticcio” nelle norme

Andrea Borio, presidente di Federacma

ROMA. Dare soluzione concreta al problema dell’obbligo di assicurare con polizze Rca per i veicoli agricoli e operatrici che operano solo ed esclusivamente in aree private: è quanto conta di fare una serie di emendamenti al disegno di legge “Imprese” presentati da senatori appartenenti a un arco di differenti forze politiche. Ne dà notizia la Federacma, la Federazione Confcommercio delle associazioni nazionali dei servizi e commercio macchine agricole, operatrici e da giardinaggio. Lo fa segnalando che la problematica si protrae «da quasi due anni»: a far data dal luglio dello scorso anno – si afferma – è stata resa  obbligatoria la copertura assicurativa «anche per macchine ferme, non immatricolate e collocate in aree aziendali, fondi agricoli, cantieri, piazzali e magazzini», e questo senza che «il mercato assicurativo potesse rendere disponibili strumenti tecnici idonei per adempiere a tale obbligo».

Il riferimento è a cinque emendamenti presentati dai parlamentari Nocco e Fallucchi (Fratelli d’Italia), Durnwalder e Patton (Autonomie), Fregolent (Italia Viva), Bergesio e Bizzotto (Lega) e Giacobbe (Partito Democratico): prevedono di estendere esplicitamente la deroga all’obbligo di assicurazione Rca «anche alle macchine agricole e operatrici utilizzate esclusivamente in terreni agricoli, cantieri di lavoro, aree aziendali private, comprese quelle di aziende agricole e zootecniche, piazzali, magazzini e spazi a uso esclusivo di costruttori, rivenditori e noleggiatori».

Andrea Borio, presidente di Federacma, sottolinea che «dopo mesi di silenzio istituzionale e in attesa del confronto tecnico con i ministeri interessati, invocato sin da principio», è da accogliere con favore il deposito di questi emendamenti, che «finalmente raccolgono le richieste avanzate da tempo da tutto il mondo della meccanizzazione agricola». L’organizzazione della galassia Confcommercio si avanza una «richiesta semplice: se un mezzo agricolo non circola su strada, non può essere trattato come un veicolo stradale». Aggiungendo poi: «Il principio è già stato riconosciuto in parte per carrelli elevatori o mezzi operanti in aree portuali e aeroportuali, ed è giusto ed equo che venga esteso anche al comparto agricolo e agromeccanico».

A sostenere la proposta non è solo Federacma – viene messo in risalto – ma l’intero fronte delle sigle di ettore:  Federunacoma  (costruttori), Assodimi-Assonolo  (noleggiatori), Cia, Confagricoltura e Copagri  (agricoltori), Cai Agromec e Uncai (contoterzisti). Borio sostiene che si tratta di «una ampia e compatta alleanza che da oltre un anno sollecita il governo a convocare un tavolo tecnico per affrontare la questione».

L’esponente di Federacma mette in evidenza quello che ritiene «un paradosso»: l’obbligo ad adempiere a una norma ma «senza avere gli strumenti per farlo». Centinaia di migliaia di mezzi – dice – sono oggi in una condizione di potenziale irregolarità, «senza che sia ancora stata proposta una soluzione concreta». Borio chiede al Parlamento «un impegno bipartisan per approvare questi emendamenti: si tratta di buon senso, chiarezza e legalità».

Federacma ricorda come lo stesso governo, con l’art. 18 del ddl “Coltiva Italia” sinora non ancora incardinato in Parlamento, abbia proposto «una prima apertura prevedendo una deroga per le macchine agricole non immatricolate o prive del certificato di idoneità tecnica che operano in fondi agricoli o spazi interni». Tuttavia, a giudizio di Federacma, quella norma risulta «limitativa e potenzialmente contraddittoria», poiché:

non include i mezzi immatricolati ma fermi in aree non pubbliche (come quelli presenti nei piazzali dei rivenditori);

impone in cambio l’obbligo di polizze diverse dall’Rca, quando in realtà tali mezzi sono già coperti da assicurazioni aziendali obbligatorie ai sensi del Dpr 1124/1965.

«Chiediamo coerenza», ribadisce Borio: «Non si può continuare ad aggravare le imprese agricole e agromeccaniche con costi e sanzioni sproporzionati, soprattutto per veicoli fermi, in spazi non aperti al pubblico e già coperti da altri sistemi assicurativi. È il momento di fare chiarezza una volta per tutte, evitando interpretazioni divergenti e tutelando davvero sia gli operatori che i cittadini».

Pubblicato il
16 Settembre 2025

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