L’esplosione di Airbnb e i suoi fratelli: più 38% in tre anni
Affitti brevi, 180 milioni di turisti all’anno e 66 miliardi di Pil: ma quanti contraccolpi
ROMA. Lo chiamano l’ “effetto Airbnb” perché quello è il nome della piattaforma più nota per andare a scovare un appartamento da prendere in affitto per qualche giorno anziché andare in albergo. Nell’economia della disintermediazione, tu puoi trovare un “buco” magari a un centimetro dalla battigia o all’ombra del Colosseo senza pagarlo milioni nel caso tu fossi un turista oppure, dall’altro lato della barricata, vedersi arrivare clienti così da far fruttare la vecchia casa lasciata in eredità dalla nonna senza tutti gli impicci di aprire davvero una azienda. Tutti contenti? Mica tanto: il livello degli affitti schizza all’insù perché un turista è disposto a pagare per 4-5 giorni prezzi che nessuna famiglia può permettersi di pagare un mese dopo l’altro e un anno dopo l’altro, e nessun lavoratore o studente fuori sede. Idem per le pesche dell’ortofrutta o il macinato dal macellaio. Risultato: spariscono gli appartamenti destinati alle famiglie, rispuntano sulle piattaforme online a caccia di turisti, meglio se stranieri. È un sisma per il mercato del mattone: al tirare della riga del totale, ecco che il mercato degli affitti brevi in Italia nel triennio 2021-24 è cresciuto del 38% e di è tramutato in un differente tipo di fruizione delle città a misura di turisti “garantendo oltre 180 milioni di presenze turistiche all’anno e generando nel 2023 un valore complessivo di 11 miliardi di euro nel mercato italiano”. Questi numeri saltano fuori dal nuovo studio di ReportAziende.it, che ha analizzato l’impatto sull’economia nazionale del mercato degli affitti brevi in Italia.
Il comparto degli affitti brevi ‘ viene sottolineato – ha contribuito a un valore pari a 57 miliardi di euro sul Pil nel 2023, arrivando fino a 66 miliardi nel 2024.
Non è tutto: l”estate 2024 ha confermato la forza del settore, con un incremento del 17% nei mesi di giugno e luglio e del 22% in agosto rispetto all’anno precedente, consolidando il ruolo dell’Italia tra i mercati leader in Europa, sempre secondo tale report.
“Negli ultimi cinque anni gli affitti brevi sono passati da semplice fenomeno peer-to-peer a comparto economico strutturato, con il consolidamento del settore a partire dal 2021, in piena ripresa post-pandemica”, dicono da ReportAziende.it. Emerge che le società di gestione professionale, “in gran parte micro e piccole imprese con meno di dieci dipendenti”, sono aumentate in modo significativo e oggi offrono “servizi che spaziano dalla gestione immobiliare al revenue management, dai servizi di accoglienza alla manutenzione”.
“A partire dal 2019 si è assistito a un forte incremento delle partite Iva legate ai servizi per gli affitti brevi”, mette in risalto l’analisi di ReportAziende.it. “Sono emerse nuove professionalità – si afferma – che hanno reso questo settore un bacino di opportunità per i giovani con competenze digitali. I consulenti di revenue management, gli specialisti di pricing dinamico, i gestori digitali e gli operatori dell’accoglienza automatizzata rappresentano oggi figure centrali”.
Non c’è solo la crescita: si manifestano anche sfide strutturali, parola di ReportAziende.it: ad esempio, “la frammentazione normativa tra regioni e comuni complica la gestione omogenea del settore”. Non basta: “La pressione abitativa nei centri storici mette a rischio la residenza e la qualità della vita dei cittadini”. E poi: “La dipendenza da poche piattaforme digitali globali riduce la capacità di diversificazione del mercato e rende i gestori vulnerabili a dinamiche esterne”. Di più: “A questo – viene fatto rilevare presentando il dossier – si aggiunge la stagionalità della domanda, che richiede strategie di pianificazione e gestione più sofisticate per garantire stabilità
economica”.
L’analisi conferma un aspetto, dicono da ReportAziende.it:
“Il settore ha raggiunto una maturità economica che lo rende un attore centrale del turismo italiano, ma senza una regolamentazione uniforme e senza un equilibrio tra sviluppo e sostenibilità urbana rischia di scontrarsi con limiti strutturali