La Toscana strizza l’occhio all’America, ma quella del Mercosur: Confindustria interessata
Nardella: presto una missione di imprenditori che faccia da apripista in Sudamerica
FIRENZE. I dazi Usa spingono la “corazzata” dell’export made in Italy a guardarsi intorno per cercare altri mercati di sbocco: a maggior ragione la Toscana che tradizionalmente ha un export a vocazione molto americana e ha a disposizione un porto internazionale come Livorno che ha forti legami con gli Stati Uniti fin quasi dai tempi di George Washington e Abraham Lincoln. Ecco perché l’accordo di libero scambio con i Paesi del Mercosur viene guardato con interesse dagli ambienti imprenditoriali toscani: stiamo parlando di Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay (con il Venezuela in stand by e Cile, Colombia, Perù ed Ecuador come membri associati): Assolombarda, in un report agli associati, ricorda che i tassi di crescita sono di cinque punti e mezzo per l’Argentina, di due per il Brasile, quasi quattro per l’Uruguay e poco meno di tre per il Paraguay. Se pensiamo che il nostro Paese fa le capriole dalla gioia se arriva a fatica all’un per cento…
«Mi sembra giusto che l’Europa trovi nuovi mercati, e il mercato del Sudamerica è un mercato molto importante»: queste, secondo quanto riporta la testata online confindustriale “T24”, le parole che Maurizio Bigazzi, leader di Confindustria Toscana, ha pronunciato al convegno che l’eurodeputato dem Dario Nardella ha dedicato a Firenze all’accordo di libero scambio Ue-Mercosur.
Del resto, allo stato attuale l’interscambio commerciale ha questo identikit.
- Con l’Argentina: 1,18 miliardi il valore del export italiano (giù del 17% nell’ultimo anno), quasi per metà sono macchinari; pressoché identico l’ammontare dell’import (più 8%), in gran parte prodotti alimentari.
- Con il Brasile: 5,7 miliardi di export (più 8%), un terzo rappresentato da macchinari, bene anche veicoli, prodotti chimici e farmaceutici; le importazioni dal Brasile totalizzano 4,5 miliardi (meno 0,3%), soprattutto carta.
- Con l’Uruguay: 350 milioni di euro l’export (meno 0,6%), pressoché per intero costituito da prodotti farmaceutici; 427 milioni l’import (meno 3%), quasi tutto carta.
- Con il Paraguay: 109 milioni l’export, costituito per metà da prodotti chimici e soprattutto da macchinari; 52 milioni l’import, per il 40% rappresentato da prodotti alimentari.
Secondo quanto riportato, Bigazzi mostra interesse per questa prospettiva: «Dobbiamo ricercare, prima di tutto, i nostri possibili clienti: quindi c’è da investire. Io credo che ne valga la pena, perché sono convinto che sarà un mercato molto profittevole: i nostri prodotti sono buoni e sono ben accettati dai nostri concittadini, nati qua ma residenti ormai là da tanti anni».
Gli fa eco Simone Bettini, presidente nazionale di Federmeccanica: è una intesa che «può essere veramente importante per l’industria italiana», occorre passare all’operatività «da qui a un tempo che sia il minimo possibile».
Il giornale confindustriale ricorda che «entro la fine dell’anno il Parlamento Europeo voterà l’accordo Ue-Mercosur. L’eurodeputato Nardella coglie la palla al balzo: «Credo che la Toscana dovrebbe organizzarsi: sarebbe significativo se la nostra fosse la prima regione italiana ad allestire una grande missione di imprenditori in Sudamerica, per raccogliere subito i frutti di questo accordo nel caso in cui venisse votato». Con una sottolineatura: bisogna garantire «la reciprocità degli standard produttivi per non penalizzare i produttori europei e italiani» e «avere dei controlli da parte dell’Unione Europea per le merci che entreranno». Servono, insomma, “ingranaggi di salvaguardia” nel caso in cui «l’abbattimento dei dazi dovesse creare degli scompensi forti tra import ed export».
Agricoltori in stato di allerta (ma il vino invece…)
Le prospettive aperte dall’accordo infatti preoccupano il mondo agricolo, che teme un’invasione di prodotti dal Sudamerica, con carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero come settori da tenere d’occhio. “Capiamo bene la difficoltà dei settori agricoli europei – ha affermato Renato Mosca de Souza, ambasciatore del Brasile in Italia -, ma sono sicuro che non ci sarà questo problema, e che il meccanismo di salvaguardia previsto nell’accordo sarà sufficiente per risolvere piccoli problemi che potremmo avere nel futuro”. A giudizio del diplomatico “”non ci sarà una invasione dei prodotti sudamericani in Europa: noi abbiamo, per esempio, una quota per esportare 99.000 tonnellate di carni, e già esportiamo in questo momento 150.000 tonnellate, più di quella quota che è prevista nell’accordo”.
Il mondo del vino, al contrario, guarda con grande interesse all’abbattimento dei dazi, ora al 27%. “Può diventare un’ulteriore opportunità per un mondo di 700 milioni di consumatori tra l’Europa e il Sudamerica”, ha dichiarato Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione Italiana Vini, osservando che “molti sudamericani sono venuti dall’Europa quindi hanno tradizioni culinarie, di usi e costumi, molto simili alle nostre, per cui plaudo a questo accordo”. (lt)