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La protesta con la beffa della bandiera vietnamita sulla nave militare Usa

Sia chiaro che la riflessione è tutta personale e non coinvolge necessariamente il nostro giornale. Mi riferisco ai recenti blocchi di due navi destinate al porto: una militare USA, probabilmente per i materiali di Campo Darby, l’altra una portacontainer ZIM dell’aliance con MSC destinata al terminal Lorenzini.
Entrambe le iniziative, attuate dai portuali livornesi, si sono basate, come dichiarato, sulle generali manifestazioni di sostegno alla pace per Gaza. Manifestazioni legittime quando non hanno trasceso in violenza: ma preoccupanti, secondo lo stesso vertice portuale, quando mettono a rischio la competitività dello scalo, già sottoposta a forti tensioni concorrenziali.
La riflessione? Ricordo altri tempi e altre proteste che forse potrebbero insegnare forme più clamorose senza essere lesive per il lavoro. Ben 56 anni fa, ai tempi della guerra del Vietnam, un portuale livornese riuscì a infiltrarsi su una nave militare USA in banchina e issò a bordo una bandiera del Vietnam del nord.
Fu un coup de theatre che fece sensazione, una mortificazione cocente per la bandiera USA, e una dimostrazione insieme coraggiosa e pacifica del dissenso, senza violenze né compromessi per il porto. Con un corredo di risate.
Qualcuno se n’è ricordato nei giorni scorsi. L’autore dell’impresa, Umberto Vivaldi, ebbe il suo momento di gloria, ampiamente meritata. Lo ammirammo tutti, incondizionatamente.
A.F.
Pubblicato il
3 Ottobre 2025
di A.F.

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