Il super-occhio tech scopre cosa dicono gli antichi papiri carbonizzati
Un team guidato da uno studioso pisano riscrive la figura del filosofo Zenone

Analisi reperti papiri carbonizzati
PISA. Da quei papiri antichissimi carbonizzati è saltata fuori la possibilità di capire qualcosa di più della figura di Zenone di Cizio, filosofo fondatore dello stoicismo, vissuto tre secoli prima di Cristo. La novità l’ha portata una recente analisi scientifica che sui papiri carbonizzati di Ercolano, conservati nella Biblioteca Nazionale “Vittorio Emanuele III” di Napoli, è stata condotta da una équipe guidata da Graziano Ranocchia, studioso del Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa.

Busto di Zenone di Cizio
Le analisi, secondo quanto riferito dall’ateneo pisano, la debolezza fisica («dovuta con ogni probabilità ad un’alimentazione frugale e l’attitudine all’isolamento che lo portava a rifuggire dai banchetti») confermano l’immagine di «un asceta intento ad esercitare la riflessione filosofica». La sua corrente filosofica – viene fatto rilevare – insegna a «vivere secondo virtù, ragione e natura per raggiungere la felicità attraverso il controllo delle passioni e il distacco da ciò che non si può controllare».
Le novità – viene segnalato – si devono allo «sviluppo di tecnologie sempre più precise, adoperate su questi testi carbonizzati». Mai prima d’ora era stato possibile fare quel che ha fatto un team di ricercatori dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Ispc) e dell’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti “Eduardo Caianiello” (Isasi) del Cnr: è stata applicata a tali papiri la termografia attiva e così sono stati resi «perfettamente visibili i testi di vari rotoli svolti, altrimenti illegibili ad occhio nudo». Riguardano opere storico-filosofiche di inestimabile pregio, come quelli rinvenuti alla metà del Settecento nella celebre biblioteca scoperta durate gli scavi borbonici nella Villa dei Papiri di Ercolano. La ricerca è stata presentata nella rivista “Scientific Reports”, pubblicata da Springer Nature.

Reperti archeologici analizzati con nuove tecnologie
La tecnica della termografia attiva a cosa serve? Dall’ateneo pisano spiegano che questa tecnologia riesce a «creare un contrasto inaspettato tra scrittura e supporto carbonizzato, comparabile solo a quello dell’imaging iperspettrale a onda corta (Swir)», oltre a fornire informazioni utili per la conservazione (quali «le caratteristiche dell’ordito del papiro e i punti di incollatura dei pezzi papiracei al cartoncino di supporto»). Gli esperimenti di termografia attiva sono stati eseguiti con laboratori mobili presso l’Officina dei Papiri Ercolanesi della Biblioteca Nazionale di Napoli da due team di ricercatori afferenti al Cnr-Isasi e al Cnr-Ispc.
Grazie all’applicazione delle nuove tecnologie – si sottolinea – la nuova edizione della “Storia della scuola stoica” di Filodemo curata da Kilian Fleischer (Università di Tubinga), membro del progetto GreekSchools, contiene «il 10% in più di testo greco rispetto all’edizione precedente del 1994»: questo ha permesso di «gettare nuova luce sulla vita e la cronologia di Zenone di Cizio, e su altri eminenti filosofici stoici a lui successivi, come Crisippo e Panezio, il filosofo che portò lo stoicismo a Roma.
Grandi sorprese – viene messo in risalto – hanno riservato anche altri due papiri, le cui nuove edizioni sono state recentemente pubblicate da membri del progetto GreekSchools. In particolare, la nuova edizione del papiro PHerc. 1508, curata da Eleni Avdoulou: contiene «il 45% di testo greco in più rispetto al passato». In tal modo è stato svelato il fatto che, diversamente da quanto creduto finora, l’opera non si riferisce a una storia della scuola pitagorica bensì «forse una storia della medicina o, meglio, una biografia dei medici greci».
Infine, il papiro PHerc. 1780: grazie alla nuova edizione curata da Carlo Pernigotti «ha restituito circa il 30% in più di testo greco»: si è rivelato essere «una raccolta di testamenti di esponenti della scuola epicurea, e non una storia della stessa scuola, come si era ipotizzato».
«Finalmente possiamo disporre di una serie di immagini perfettamente leggibili di vari papiri ercolanesi con un contrasto e una risoluzione accettabili per il loro studio, lettura ed edizione, con ricadute significative per la nostra conoscenza di momenti e protagonisti della storia della filosofia greca», dice Graziano Ranocchia.
Costanza Miliani, direttrice del Cnr-Ispc, segnala che «la diagnostica non invasiva del patrimonio culturale si sta arricchendo di nuovi metodi avanzati, sempre più spesso applicati in modo integrato, che consentono di visualizzare caratteristiche dei materiali altrimenti inaccessibili. In questo contesto, la termografia attiva, una tecnica di imaging nel dominio infrarosso, si è dimostrata particolarmente efficace nell’analisi dei papiri carbonizzati di Ercolano».