L’équipe della sanità pisana che scopre il software acchiappa-Covid
Come giovare d’anticipo prevedendo in anticipo le future varianti

Daniele Focosi, ematologo e virologo dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa
PISA. L’abbiamo tutti quanti imparato negli anni del Covid: il virus non è sempre uguale a sé stesso, ogni tanto i processi evolutivi innescano una nuova variante, poi la variante della variante e così via. Con gli studiosi perennemente all’inseguimento dell’ultima mutazione.
Il lavoro di una équipe di ricercatori dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, compiuto in tandem con il Politecnico di Milano e con l’Istituto nazionale malattie infettive (Inmi) “Spallanzani” di Roma, ha portato a scoprire un meccanismo che consente di «predire le varianti Covid alle quali adattare i nuovi vaccini e gli anticorpi monoclonali». Secondo quanto riporta il portale InToscana creato da Fondazione Sistema Toscana (Regione più Monte Paschi), la scoperta è stata possibile «grazie a un software basato sul processo evolutivo in cui specie geneticamente diverse sviluppano caratteristiche simili perché si adattano a condizioni ambientali simili».
L’idea che sta dietro il software ConvMut (sta per “Convergent Mutations”) l’ha avuta in testa Daniele Focosi, ematologo e virologo dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Pisa, come detto in collaborazione con altri gruppi di studiosi: quello di Fabrizio Maggi (al timone del dipartimento di epidemiologia dello Spallanzani) e quello di Anna Bernasconi (ricercatrice di bioingegneria del Politecnico di Milano). Viene spiegato che il programma è liberamente accessibile sulla piattaforma internazionale della Gisaid Data Science Initiative per esplorare le mutazioni virali convergenti.
Intervistato dal tg Leonardo, il telegiornale della scienza di RaiTre, il virologo pisano sottolinea che la cosa sarà ancora più utile alle aziende che si occupano di anticorpi monoclonali perché in quel caso il processo produttivo è «ancora più lungo che nei processi vaccinali». Dopo la cosiddetta “variante inglese” del 2021, l’équipe – rievoca Focosi – si è resa conto che le ondate successive erano sostenute principalmente una sorta di “cocktail di differenti varianti” anziché da una sola.
Focosi spiega alla testata online toscana che «oggi grazie alle campagne vaccinali il Covid è un problema sanitario ristretto fondamentalmente ai pazienti immunocompromessi». Con un problema non da poco: «Tra la scelta e la distribuzione del vaccino intercorrono molti mesi» e talvolta è difficile con la produzione del vaccino tenere il passo dell’evoluzione del virus». Anche perché finora ne sono stati individuati «oltre 5mila sottotipi».
Il punto è questo: come fare a giocare d’anticipo o riuscire a capire con mesi di anticipo quale piega prenderà l’evoluzione del virus? Secondo Focosi la scoperta serve sia a migliorare i vaccini rendendoli ancora più mirati sia ad «adattare gli anticorpi monoclonali, spesso tra le poche terapie tollerabili dai fragili pazienti immunocompromessi».
Detto per inciso, nell’ultimo mese la Regione Toscana ha messo nero su bianco quattro flash per informare che negli ultimi 35 giorni sono stati complessivamente diagnosticati 643 casi di Covid: 570 i casi tuttora positivi, si diceva nell’ultimo report sulla questione (in data 8 ottobre). I cinque decessi riguardano tre uomini e due donne, età media oltre gli 87 anni: una persona era residente in provincia di Livorno, due in quella di Siena e altrettante in quella di Arezzo.