Quasi rivolta nell’isola di Capraia: fermi i lavori finanziati dal Pnrr
Il timore del più piccolo Comune toscano: dover restituire un mare di soldi

Centro abitato isola di Capraia
CAPRAIA (Livorno). Fino a ieri era mugugno: ora sta diventando davvero paura. E c’è anche chi vuol fare proteste clamorose, per quanto possano essere quelle del paese più piccolo della Toscana, meno di cento votanti nelle ultime elezioni. Il problema: lavori pubblici fondamentali, già finanziati dal 2022 grazie al Pnrr (quasi 7 milioni di euro su due capitoli) e in parte pure avviati durante l’amministrazione dell’ex sindaco Lorenzo Renzi, risultano ad oggi incomprensibilmente fermati. E la scadenza dei finanziamenti è improrogabile, su decisione dell’Unione Europea che finanzia i piani, al prossimo giugno 2026 .

La Torre di Capraia
Il commissario governativo che è succeduto alle dimissioni del sindaco Lorenzo Renzi e della sua giunta ha ricevuto nei giorni scorsi proprio dall’ex sindaco una lettera urgente con la quale si chiede un suo impegno per far ripartire tutto. Nell’elenco delle urgenze ci sono le nuove banchine del porto per gli scafi minori, specie i gozzi da pesca dei locali, l’ammodernamento del dissalatore (Capraia “beve” da anni l’acqua del mare dissalata), un centro di trattamento dei rifiuti urbani (oggi partono con i camion verso Livorno), più altri interventi sull’antico paese.
Quasi tutti questi lavori sono stati da tempo appaltati, ma ora sono fermi: e l’isola si chiede con angoscia perché. Con lo spettro ulteriore per il piccolo Comune (circa 300 isolani) di dover restituire i finanziamenti che ammontano a svariati bilanci annui. Un’emergenza che creerebbe uno sconquasso epocale: tanto da rinfocolare le richieste di chi vorrebbe che il Comune – strappato da Genova per volontà dei Ciano – tornasse sotto il cappello del primo porto d’Italia.
Antonio Fulvi