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DOSSIER FEDESPEDI

Sorpresa: l’export italiano verso gli Stati Uniti cresce dell’8,5%, ma…

Container, macché stagnazione: in aumento i traffici globali e nel Mediterraneo

Alessandro Pitto, presidente di Fedespedi

MILANO. Nella prima metà di quest’anno l’export contrassegnato dal tricolore italiano in direzione del Nord America ha fatto registrare una crescita dell’8,5%. Ma soprattutto in alcune tipologie di merce pesa l’effetto dei dazi: auto (meno 24,4%), altre industrie manifatturiere come gioielli e strumenti musicali (meno 15,8%) e metallurgia (meno 11,1%). È qui che si è sentito il contraccolpo dell’effetto Trump, ma in forme anche paradossali: per cui inizialmente ha dato una spinta anticipatrice, con tutta una serie di flussi diretti negli Stati Uniti che sono stati anticipati pur di evitare l’applicazione dei dazi per i quali l’aspettativa dell’applicazione è andata avanti per settimane e settimane.

È l’identikit che emerge dall’edizione numero 25 dell’ “Economic Outlook” di Fedespedi, l’osservatorio periodico sull’andamento del trasporto merci internazionale realizzato dalla federazione che raggruppa le imprese di spedizioni internazionali.

Più complessivamente, la bilancia commerciale del nostro Paese risulta in saldo attivo per 24 miliardi di euro: ricomincia a crescere il commercio estero con l’export che aumenta dell’1,9% e l’import per una percentuale doppia (3,9%). Tutto questo va visto dentro un contesto macroeconomico mondiale in cui la crescita del Pil globale è stimata per il 2025 nel 3,0% (mentre per l’Italia la crescita acquisita per l’anno è pari allo 0,5%).

Le tensioni geopolitiche, che si tratti delle guerre in corso o della politica dei dazi negli Usa dell’era Trump, continuano a condizionare l’economia globale: lo sottolinea Alessandro Pitto, presidente di Fedespedi. «Positiva, invece, la tregua in Medio Oriente – afferma – che favorisce la stabilizzazione della regione e migliora la sicurezza nel Mar Rosso, con un possibile ritorno del traffico marittimo su Suez. Anche se la rotta del Capo di Buona Speranza è probabile non venga abbandonata: un nuovo mercato si è aperto, quello della costa occidentale dell’Africa».

Presentando la propria indagine, Fedespedi dice che il Pil italiano nel secondo trimestre 2025, quello primaverile, ha evidenziato un segno “meno”: in calo dello 0,1% sul trimestre precedente. La crisi dell’industria «continua anche nel 2025: produzione in calo nei primi tre mesi e segnali positivi solo ad aprile (+0,1%) e luglio (+0,9%)» mentre l’inflazione italiana è tornata «stabilmente sui valori previsti dalla Bce, collocandosi al di sotto del 2% a partire dalla fine del 2024». Per quanto riguarda il livello globale, il commercio internazionale ha continuato ad espandersi nel primo semestre del 2025, sostenuto dalle importazioni USA e dall’export dell’Unione Europea, «cresciuto del 5%. È da aggiungere che, per quanto su valori bassi, per l’Unione Europea si stima per il 2025 «una crescita del Pil dell’1,2%».

TRAFFICO MARITTIMO. Anche in questo studio previsionale mostra che, perfino in un quadro di tensioni geopolitiche come quello attuale, il traffico container globale, «dopo la decisa ripresa del 2024», ha comunque fatto registrare un aumento nei primi tre mesi di quest’anno: più 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2024. Su scala planetaria questo medesimo arco di tempo mette a segni un incremento di quattro punti percentuali e mezzo e supera quota 95 milioni di teu. L’Estremo Oriente resta la locomotiva dell’export (più 8,2%), stessa percentuale per l’Europa in import.

Anche a livello dei principali porti nel resto del Mediterraneo al di fuori del nostro Paese si è rileva, nei primi sei mesi dell’anno in corso, un andamento che non è esattamente in linea con l’idea di chi profetizza l0’era della stgnazione perpetua: i 19,4 milioni di teu complessivi equivalgono a un incremento del 4,9% rispetto all’analogo periodo dello scorso anno. Per l’Italia non sono ancora disponibili i dati aggiornati di tutti i porti, semmai solo dei maggiori. Nel periodo gennaio-giugno si registrano:

  • crescita «significativa» tanto a Livorno (più 11,8%) che a Gioia Tauro (più 10,5%).
  • risultati negativi per Genova (meno 1,3%) e Trieste (meno 1,7%): è da segnalare che la flessione di Trieste è in parte dovuta alla fine dell’alleanza Maersk-Msc.

Il dossier indica anche un miglioramento nella qualità dei servizi marittimi nel 2025: a metà anno sono stati superati i livelli del 2023. Ad esempio, le navi arrivate in orario «sono state in media circa il 62% (rispetto al 53% del 2024), con un ritardo medio di 4,7 giorni (rispetto ai 5,3 dell’anno precedente)», dice Fedespedi.

CARGO AEREO. Nei primi otto mesi di quest’anno il traffico del cargo aereo in Italia ha registrato «un aumento complessivo dello 0,3%» rispetto a dodici mesi prima. In testa alla classifica c’è Milano Malpensa:  si conferma lo scalo principale «movimentando il 59,7% del traffico nazionale aereo e registrando una crescita del 2,3%». In incremento anche Venezia (più 1,4%) e Bergamo (più 2,3%). Su scala continentale Milano Malpensa si classifica al nono posto e Rima Fiumicino sale al 15° nella graduatoria che vede in testa ancora Francoforte.

DAZI E COMMERCIO INTERNAZIONALE. Dall’indagine di Fedespedi emerge che adesso il peso del Nord America sul totale export italiano sale al 12,3% (mentre era al 10,9% dodici mesi prima). L’Italia nel periodo gennaio-luglio 2025 si colloca «al 12° posto tra i principali Paesi fornitori degli Usa.  Dello choc negativo dei dazi sull’export italiano negli Usa relativamente a auto, gioielli e strumenti musicali o metallurgia si è già detto, vale la pena però segnalare  che in alcuni settori si è avuta una crescita dell’export:

  • industria farmaceutica (più 77,9%);
  • altri mezzi di trasporto, cioè navi, aerei, materiale rotabile ferroviario, ecc. (più 12,4%).

Adesso però l’attenzione si concentra su «un rischio specifico che riguarda i prodotti alimentari»: è stata avanzata l’ipotesi – afferma il dossier – di «applicare dazi aggiuntivi antidumping, pari al 91,74%, sulla pasta italiana esportata negli USA, che si sommerebbero alla tariffa attuale del 15%, portando il dazio totale a circa il 107%».

Pubblicato il
16 Ottobre 2025

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