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AUTORITA' DI SISTEMA

No, non è finita l’incredibile telenovela delle nomine al timone dei porti

Il voto in commissione: prima slitta, poi la seduta sparisce dal calendario

Il ministro Matteo Salvini si concede una pausa caffè dopo il sopralluogo al cantiere della Darsena Europa a Livorno: sulla sinistra, il commissario dell’Authority livornese, Davide Gariglio

LIVORNO. Magari la prossima volta il parere della commissione del Senato sulle nomine dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale salterà per il terribile pericolo di una invasione biblica di cavallette a Palazzo Madama o, più probabilmente, per il rischio di una invasione di extraterrestri.  Adesso, alla fin fine, la convocazione della commissione è stata semplicemente annullata: «sconvocata», si limita a comunicare il calendario online dei lavori, laconico e algido. Sicché siamo punto e a capo.

La commissione del Senato guidata dal forzista Claudio Fazzone aveva messo in agenda per martedì 21 una infornata di nomine: finalmente, dopo una attesa che ad esempio nel caso di Livorno risale alla fine dell’aprile scorso, si sarebbe arrivati a concludere una procedura che, in teoria, sarebbe uno screening delle competenze del presidente in pectore ma, in realtà, è semplicemente un timbro e vai. Beninteso, non che in passato le istituzioni portuali venissero affidate a figure da premio Nobel, ma insomma: le forme sono le forme e la nomina di qualunque presidente di Authority ha da passare almeno per il timbro davanti sia all’uno che all’altro ramo del Parlamento.

Peccato che, ma guarda un po’ la sfortuna, alla vigilia dello sblocco procedurale si è scoperta la necessità di rimescolare un po’ l’ordine dei lavori: per un capriccio del destino, la questione dei presidenti delle Autorità di Sistema è stata di punto in bianco sorpassata da tutto quel che potrebbe venirvi in mente. Era in testa di agenda, è finita in fondo: càpita. Fortuna che la commissione aveva in programma di riunirsi anche mercoledì 22 e pure giovedì 23. Martedì non è più possibile, dunque andrà in discussione mercoledì. Che sfortuna, anche mercoledì salta. Vabbè, ma c’è giovedì: e invece no. D’improvviso, arriva la “sconvocazione”: giovedì e, già che ci siamo, anche mercoledì niente più seduta. Ecco, niente parere neanche a questo giro.

Il calendario delle convocazioni della commissione del Senato che deve esprimere il parere sulle nomine dei presidenti delle Autorità di Sistema Portuale

E pensare che l’appuntamento di martedì 21 era sembrato un tentativo di ricomporre i cocci ed evitare lo scontro all’interno del centrodestra. Anche perché, sia chiaro, non stiamo parlando della zizzania di una qualsiasi delle mille nomine che ogni governo si ritrova a fare e non c’è volta in cui non parta il carosello delle gomitate: questo è un pacchetto di nomine importanti che ridisegna gli equilibri di potere in uno snodo che di fatto ha in mano una bella fetta di competitività dell’export (più dell’80% delle merci in uscita dal Paese viaggia via mare). È forse l’ultima roccaforte della Lega, che qui ha il suo numero uno, vicepremier-ministro e al suo fianco ha il viceministro-plenipotenziario Edoardo Rixi. Non solo: la riforma della portualità prossima ventura vuol mettere al centro di tutto una “Porti d’Italia spa” che ridurrà i poteri delle singole autorità portuali e lo concentrerà a Roma nelle mani di due ministeri, entrambi controllati da ministri leghisti (infrastrutture-trasporti e economia-finanze).

La convocazione della  commissione era stata vista come una tregua o comunque parte di un copione che, dopo un po’ di sgambetti e sganassoni, avrebbe portato a comporre nuovi equilibri all’interno di uno schieramento che, inutile dirlo, quello era e quello resta.

Chissà se quel venerdì 10 ottobre di antevigilia elettorale, sia stato per la magnifica giornata di sole da quasi giugno o per il leggerissimo scirocco che alitava sulla Darsena Europa manco fossimo a Port Said, fatto sta che il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini  quel giorno a Livorno, in risposta alla Gazzetta Marittima, l’ha detto papale papale: o i commissari si riuniscono e ci danno questo benedetto parere o la decisione di firmare me la prendo ugualmente. Ancora più esplicito: ho aspettato, aspettato e aspettato ancora, i tempi li hanno avuti e poi in certo qual modo il parere il Parlamento l’ha dato con il passaggio nell’altra commissione (la Camera).

Non era una novità questo che suonava come un ultimatum: l’aveva già detto il viceministro Rixi prima della fine di luglio a Trieste in occasione del varo del robot per le manutenzioni tech del porto: lo stallo non va bene, la risolveremo prima di andare in ferie. Le ferie sono passate, e pure il voto regionale in Toscana così come quello nelle Marche e quello in Calabria (la Val d’Aosta è una geografia politica a sé). In tutti e tre i casi la Lega, dalla leadership che aveva cinque anni fa, si è ritrovata sempre all’ultimo posto fra i tre alleati nella coalizione di governo, sopravanzata non solo da Fratelli d’Italia ma anche dai forzisti di Tajani. E quasi senza più spazi di manovra, visto che il generale Vannacci nella “sua” Toscana ha avuto una pesante Caporetto.

Palazzo Madama, sede del Senato

Il viceministro l’ha tuttavia ribadito poco dopo Salvini: o la commissione si sbriga o noi del ministero facciamo da soli. Magari a tappe, aveva detto Salvini a Livorno: così da far capire l’antifona e al tempo stesso dar modo alla commissione di darsi una mossa. Se non sùbito, fra qualche giorno.

La commissione del Senato ha fatto l’ammuina: invece che limitarsi a un primo stock di pareri li ha messi in fila tutti in un bel pacchetto con il fiocco rosa. Ovviamente tranne la nomina dell’ingegner Consalvo a Trieste il cui iter, dopo tutti i guai (con le dimissioni improvvise di Gurrieri e la necessità di metterci una pezza con un alto dirigente del ministero), era iniziato solo pochissimi giorni prima.

Eccoli elencati nell’agenda dei lavori di martedì 21 secondo l’ordine di numerazione: dalla n. 78 con Giovanni Gugliotti al timone dell’Authority di Taranto e dalla n. 81 con Francesco Benevolo sulla ruota di Ravenna, fino ad arrivare alle pratiche n. 103 con Paolo Piacenza a Gioia Tauro e n. 105 con Domenico Bagalà a Cagliari. In mezzo c’è Davide Gariglio in qualità di presidente in pectore dell’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale (Livorno, Piombino e Arcipelago): prima di arrivare a lui con la lista di nominativi ecco Francesco Mastro per Bari-Brindisi e Francesco Rizzo per lo Stretto di Messina. Lo seguono: Bruno Pisano per La Spezia e Marina di Carrara, Raffaele Latrofa per Civitavecchia, Eliseo Cuccaro per Napoli-Salerno e Matteo Gasparato per Venezia.

Poi lo slittamento all’indomani e infine la cancellazione della riunione. Cosa farà adesso il ministro? Tirerà dritto: lo strappo almeno per un gruppetto di nomine, un po’ per volta? La sfangherà come un navigato doroteo dei tempi d’oro: l’ultimatum si derubricherà a “penultimatum” e semmai a “terzultimatum”.

Il quartier generale del ministero delle infrastrutture e dei trasporti a Rima, zona Porta Pia

Delle due l’una: o Salvini regge lo scontro (e allora farà almeno i primi tre decreti di nomina) o si limiterà a qualche mugugno (e allora accetterà di fatto di essere declassato a fare il terzo del gruppo). Con tutto quel che ne consegue negli equilibri di potere: a cominciare dalla leadership dello schieramento di centrodestra che Fratelli d’Italia per andare prossimamente alla conquista di due realtà strategiche come Friuli e Lombardia. Lo pretende anche perché ha in mano una minima “fetta” del potere nelle Regioni mentre gli alleati hanno fatto man bassa: la Lega al Nord a Forza Italia nel Meridione. Ora però che il partito meloniano vale come consenso elettorale il doppio degli altri due messi insieme…

Fin qui si è tenuto lo sguardo all’interno delle quinte del palcoscenico delle logiche di schieramento partitico. Ma stiamo parlando dell’ingranaggio cruciale che governa e dunque fa funzionare la portualità made in Italy, elemento-chiave per l’export e per l’approvvigionamento tanto degli scaffali dei negozi quanto dei magazzini delle imprese. Per capirci: i dati di OsserMare dicono che l’economia del mare vale 216 miliardi di euro, cioè più dell’11% del Pil.

Eppure il 24 ottobre sono sei mesi esatti – una metà d’anno, 183 giorni – che le designazioni di più vecchia data, incluso Gariglio a Livorno, sono in attesa di completare l’iter di nomina: ma è argomento che avete mai notato sui grandi giornali, nei tg o nei talk tv? si sono fatti sentire le opposizioni o le parti sociali? La risposta è una, e una sola: no.

Mauro Zucchelli

Pubblicato il
23 Ottobre 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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