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ITALIAN CRUISE DAY

Crociere: a Livorno quasi boom di navi, non di turisti

Cambia l’identikit di un turismo mai abbastanza valorizzato

La tabella riorta le previsioni dell’équipe di Risposte Turismo guidata da Francesco Di Cesare: sono state presentate all’ “Italian Cruise Day”

LIVORNO. C’era una volta il porto che, mugugnando per gli spazi sottratti alle merci (peraltro dimezzate rispetto agli anni d’oro), si era inventato scalo per le crociere e con i vacanzieri delle love boat aveva tamponato qualche falla del declino dei traffici container: era arrivato perfino a illudersi di poter dare l’assalto al cielo e entrare nell’Olimpo dei poli croceristici. A chi diceva che i turisti non puoi farli sbarcare sui moli merci presi in prestito, si rispondeva: la Toscana è un marchio con un fascino internazionale ineguagliabile e se vuoi venire in Toscana devi passare dal porto di Livorno.

Era un ritornello che parecchi annetti prima si era sentito anche per i container: salvo salutare presto il primato anni ’80 fra i porti del Mediterraneo e ritrovarsi sorpassati da La Spezia senza quasi sapere come.

Il milionesimo arrivo in crociera, poi il tracollo

In modo un po’ meno bruciante è capitato anche per le crociere: e non c’è bisogno di tornare al 7 dicembre 2012 quando una coppia newyorkese a bordo della “Celebrity Silhouette” regalarono un giro a Bolgheri e un tour alla Torre di Pisa perché erano il milionesimo crocerista. All’inizio dello scorso decennio faceva tappa sulle banchine livornesi l’8,5% del totale dei turisti a bordo delle navi da crociera arrivati in scali italiani, nell’ultimo anno pre-Covid (2019), questa percentuale era scesa al 6,8%, le previsioni per il 2026 emerse nell’”Italian Cruise Day” dicono che non si va oltre il 5,3%.

Cosa è accaduto? È presto detto: il porto di Livorno si è assestato su uno standard più o meno costante fra 800 e 850mila persone, talvolta un po’ meglio e talaltra no. Peccato che nel frattempo il numero complessivo a livello nazionale sia passato da 9,6 milioni di croceristi (nel 2010) a 15,4 milioni attesi nel 2026. Detto in altri termini, se lo scalo labronico avesse mantenuto lo stesso livello di appetibilità del 2010, il prossimo anno dovremmo avere quasi mezzo milione di vacanzieri in più.

 

Livorno perde smalto ma non precipita giù in classifica

È vero che questa perdita di attrattività non ha avuto conseguenze catastrofiche sul posizionamento nella classifica dei porti croceristici: Livorno è scivolata dal quinto posto di quindici anni fa al sesto delle stime per il 2026 (ma solo perché per La Spezia, che fino al 2013 era poco o niente, si prevede un robusto arretramento). In realtà, il salto all’indietro è significativo: nel 2010 Livorno e Genova erano un po’ distaccati rispetto al terzetto di testa (Civitavecchia-Roma, Venezia e Napoli) ma con la realistica prospettiva di aggregarsi al gruppo di testa. Alla fine di quel decennio, appena prima dell’emergenza coronavirus, Genova c’era riuscita ma Livorno no.

In virtù delle limitazioni ai colossi del mare per la fragilità della laguna, il traffico croceristico a Venezia si è assai ridotto ma si assiste alla prepotente ascesa dalla Sicilia con Palermo che ha già sopravanzato di slancio Livorno e vola sopra il milione di turisti, Messina corre un po’ meno ma solo un po’. Al ritmo attuale sorpasserà Livorno nel 2027: già al presente ha una velocità d’incremento più che doppia rispetto al porto toscano. Di Savona, manco da dubitarne: è un gradino più in alto di Livorno e una percentuale di crescita quasi tripla. Non basta: Salerno fino a pochi anni fa era quasi a zero, ma forse come alternativa al porto di Napoli (ingorgato dal boom turistico della metropoli campana) per il prossimo anno mette in preventivo una aspettativa di crescita pari al 183,7% che lo porta sì a meno della metà dei croceristi che ha Livorno, però se i ritmi rimanessero quelli c’è poco da scherzare. Qualcosa del genere, in questa esplosione della Sicilia come destinazione per le crociere, potrebbe valere anche per Catania: non arriva ancora a 300mila vacanzieri all’anno ma ha anche una velocità di incremento appena al di sotto del 50%.

Invece il numero delle navi da crociera cresce di quasi 12 punti

Eccoci a fare il solito piagnisteo sulle occasioni perdute di Livorno? Sarebbe inutile. C’è semmai da leggere in controluce le stime dell’équipe guidata da Francesco Di Cesare per accorgersi di qualcosa che a prima vista potrebbe apparire singolare: in buona parte degli altri scali, anche fra quelli di rango maggiore, cala il numero delle toccate di nave. A Livorno no: anzi, al contrario si ipotizza che nell’arco dei dodici mesi del prossimo anno arriveranno a quota 420. Per capirci: solo a Civitavecchia-Roma (900) e a Napoli (poco sopra il mezzo migliaio) se ne avranno di più.

Detto in altri termini: nel mazzo dei primi dieci porti per traffico di crociere, solo a Messina (più 17,8%) e a Cagliari (più 12,7%) i pronostici prevedono un incremento maggiore nel numero delle navi. Il resto, eccolo qui: meno 9,8% a Napoli, meno 3% a Genova e quasi lo stesso a La Spezia, meno 1,1% a Palermo, in positivo Roma (più 1,1%) e Savona (più 7,1%). D’altronde, se l’incremento delle toccate di nave a Livorno nel 2026 si stima possa essere più del quadruplo della media nazionale (più 2,7%), cos’altro c’è da aggiungere?

A Catania in vetrina la presentazione dei dati dell’ “Italian Cruise Day”

Cambia l’identikit delle crociere che arrivano a Livorno

Ma un bel numero di love boat in più e un incremento lieve lieve del numero di passeggeri:  come si spiega? A differenza del gigantismo navale che impazza fra le flotte delle navi portacontainer (ma anche qui la prima della classe, Msc, sembra mostrare nuova attenzione alle navi di fascia medio-piccola), una parte delle compagnie guarda a ammiraglie in grado di portare numeri sempre maggiori di turisti ma si sta ritagliando anche una significativa nicchia di crociere di alta gamma che utilizzano navi meno grandi ma più chic, rivolte a una clientela di portafoglio pingue.

Per ora è solo un indizio, ma potrebbe essere un cambiamento di prospettiva: potrebbe trattarsi di una clientela più esigente. E allora non basterebbe garantire standard di servizio qualsiasi: difficile acchiapparli la seconda volta se la prima  venisse male. L’abbiamo detto chissà quante volte che i “repeaters” non si accontentano dei soliti luoghi da turismo di massa: ma allora anche la Toscana come traino potrebbe non essere più sufficiente se i livornesi non la pianteranno di pensare che per il solo fatto di esistere fanno un dono al forestiero, che anzi se se ne andasse altrove eviterebbe di romperci le scatole…

Mauro Zucchelli

Pubblicato il
25 Ottobre 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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