Un annuncio di lavoro su cinque riguarda i mestieri della logistica
Ma nei prossimi dieci anni l’investimento in automazione triplicherà
MILANO. Ha riguardato il settore della logistica quasi un annuncio di lavoro su cinque fra quelli pubblicati nel corso dei dodici mesi del 2024. Quest’aspetto sembra sufficiente per mostrare quanto sia rilevante il ruolo che questo comparto ha nella produzione del valore aggiunto nel nostro Paese, dunque quanto significativo sia l’impatto «in termini economici, sociali e di opportunità professionali». Ma questa è solo una metà della medaglia: sull’altro lato, troviamo il fatto che, in termini assoluti, il settore ha generato nel corso dell’anno «quasi 619.000 offerte, in sensibile contrazione rispetto alle 700mila dell’anno precedente, e tuttavia su valori superiori rispetto agli anni 2019-2022: erano oltre 467mila nel 2022, oltre 342mila nel 2021 e nell’ordine dei 217-218.000 a cavallo fra il 2019 e il 2020».
È questa la “fotografia” scattata dall’indagine “Logistics – 2025 Europe Workforce Trends”: l’ha realizzato Gi Group Holding – la prima multinazionale italiana del lavoro, fondata da Stefano Colli Lanzi, prof di economia aziendale all’Università Cattolica – in tandem con Lightcast, realtà doc nell’analisi del mercato del lavoro.
La grande trasformazione
La logistica, «tanto in Italia quanto a livello europeo e globale», è in una «fase di profonda trasformazione». Contrassegnata soprattutto da un aspetto: la «carenza di talenti e competenze», e questo mette in evidenza «l’urgenza per le aziende di ripensare il modo in cui attraggono e trattengono i talenti», secondo quanto indicato nel report. Cos’è che incide? Il dossier parla di «dinamiche complesse»:
- l’evoluzione delle catene di approvvigionamento,
- l’emergere di nuovi modelli di consumo,
- lo sviluppo tecnologico,
- l’automazione,
- l’invecchiamento della popolazione,
- l’«ancor ampio divario di genere» del settore,
- la scarsa attrattività del comparto per le donne e le nuove generazioni.
Se a tutto questo aggiungiamo «il persistere delle tensioni geopolitiche», così importante per un settore che fa dello spostamento e dell’accessibilità l’aspetto numero uno, si capisce il perché di tante difficoltà.
Non dal report ma dall’analisi della realtà quotidiana dei piazzali emerge anche un altro aspetto: la compressione dei costi finisce per scaricare le tensioni sull’ultimo anello: il costo del lavoro, cioè le buste paga e i diritti di chi ha in mano operativamente le movimentazioni. Il basso livello dei salari, lo sa bene chi conosce dal basso il settore come i sindacalisti più vicini alla realtà operativa del piazzale, diventa un fattore che stabilizza poco la forza lavoro e la traduce puramente in braccia che si ritiene facile rimpiazzare. A maggior ragione adesso che si è diffusa l’idea che l’automazione spinta possa sostituire interi segmenti di mansioni: come dice lo studio, il mercato globale dell’automazione nella logistica è «destinato a crescere rapidamente, passando da 17,03 miliardi di dollari nel 2023 a 49,19 miliardi nel 2033». Praticamente il triplo in appena dieci anni: è il nostro futuro immediato in cui siamo già immersi.
Nel report vengono messi in risalto due nuovi poli del talento che «stanno via via ridisegnando e arricchendo la geografia del settore». Quali? Nella top 10 europea delle piazze emergenti – si afferma – spiccano «anche due città italiane, Cremona e Pescara». Nella città lombarda emerge una «concentrazione della domanda: la quota di annunci riferiti alla logistica sul totale degli annunci pubblicati nell’area è aumentata dal 17,5% nel 2019 al 22,3% del 2022 fino al 24,7% del 2024 (con quasi 6.500 offerte pubblicate)». Qualcosa del genere vale anche per il capoluogo abruzzese: qui la concentrazione della domanda «è passata dal 14,1% al 17,8% fino al 19,6% del 2024, con oltre 19mila annunci».
Cosa sta cambiando su scala internazionale
Guardando fuori dai confini nazionali, avendo cioè come orizzonte l’intero mappamondo, balza agli occhi che nella logistica si stanno affermando progressivamente realtà come la Cina («sta investendo significativamente sull’automazione»), l’India e l’America Latina («regione, quest’ultima, dove tra il 2020 e il 2024 gli annunci di lavoro sono cresciuti con una media annuale del 76,7%, a fronte del 19,9% registrato dall’Europa»). Proprio a livello europeo, la crescita occupazionale nel settore si sta normalizzando: «Il boom alimentato dall’e-commerce e dalle interruzioni delle catene di approvvigionamento – viene precisato – sta lasciando il posto a un contesto di assunzioni più stabile: nel Regno Unito, ad esempio, si prevede una diminuzione dal 2,2% del periodo 2018-2023 allo 0,9% del periodo 2023-2027».
L’analisi di Gi Group sostiene che «uno dei fattori che impatta più significativamente sulla carenza di lavoratori e competenze è il divario di genere, correlato soprattutto a una percezione ancora stereotipata del settore»: e questo benché lo sviluppo tecnologico «riduca l’impegno fisico delle mansioni». Pesa però anche «la carenza di politiche aziendali di sostegno alla famiglia, ad esempio solo lo 0,5% delle aziende a livello europeo che prevede misure di supporto alla gestione dei figli».
I dati dicono che «in Italia come in Spagna» solo il 20% della forza lavoro nella logistica è di genere femminile: valori inferiori si riscontrano ad esempio in Bulgaria, Belgio (le donne sono solo il 18%) e Romania (il 13%), mentre quote leggermente superiori di lavoratrici, ma sempre nell’ordine del 21-27%, si ritrovano in Paesi quali Polonia (21%), Francia (26%) e Regno Unito (27%).
A caccia di competenze specializzate
Se abilità nello come carico/scarico merci, magazzinaggio, confezionamento ed etichettatura restano «fondamentali e altamente richieste», il report dice che il futuro del settore logistico si gioca, «anche in Italia», sempre più sulle competenze specializzate. Tra queste, la gestione del sistema gestionale Sap (oltre 14mila annunci in Italia nel 2024) e il “supply chain management” (più 53% nella domanda 2023-2024 rispetto al periodo 2021-2022). Fondamentali le competenze trasversali, quali comunicazione (oltre 65mila annunci), management (oltre 230mila) e leadership (oltre 110mila), così come competenze in ambito del servizio al cliente service (più di 49mila annunci) e vendite (oltre 77mila). Il forte aumento della richiesta di competenze in “safety training” (più 158,7% nel 2023-2024 rispetto al 2021-2022) sottolinea infine «la crescente attenzione alla salute e alla sicurezza».
Significativa è poi, anche nel nostro Paese, – viene fatto rilevare – l’impennata della richiesta di competenze in ambito sostenibilità “Net Zero” (più 362,4%), strategie sostenibili (più 344,4%) e sviluppo sostenibile (più 174,6%). A dire il vero, su questo versante la logistica si trova oggi a competere «non più solo con le imprese edili o tecnologiche, ma anche con gli attori dell’economia verde, ugualmente alla ricerca di profili con questo tipo di abilità, a cominciare da quelli ingegneristici».
Il boom dell’attenzione anche in campo cyber
Parimenti, la tendenza risulta in aumento anche per le competenze in ambito cyber, sempre più necessarie per la sicurezza delle catene di approvvigionamento, quali “cyber safety” (più 77,4%), sicurezza informatica (più 27,5%), “cyber engineering” (più 5,2%).
Per quanto riguarda l’innovazione “rivoluzionaria” in campo tecnologico, lo studio evidenzia come il mercato globale dell’automazione nella logistica sia «destinato a crescere rapidamente, passando da 17,03 miliardi di dollari nel 2023 a 49,19 miliardi nel 2033», come dicevamo. Ma c’è un “ma”: a dispetto delle notizie relative a catene logistiche dell’approvvigionamento che funzionano in modo autonomo e a soluzioni guidate dall’intelligenza artificiale, nella «maggior parte delle imprese» la sfida adesso guarda più all’oggi immediato che al dopodomani: come disporre dei talenti necessari per «mantenere operative le attività quotidiane». E se le tecnologie avanzate esistono – si afferma – i costi e la complessità per adottarle finiscono per limitarne l’adozione su larga scala, così che viene «lasciata solo ai grandi operatori la possibilità di sfruttarle appieno». Tradotto: «anche negli scenari più automatizzati, il contributo umano rimane imprescindibile», per gestire, mantenere e adattare sistemi che sono «ben lontani dall’essere autosufficienti».
Queste le parole di Ketty Cestaro, manager della divisione logistica di Gi Group: «Le aziende della logistica si trovano di fronte a una sfida cruciale: colmare il divario di talenti e competenze per affrontare un mercato altamente competitivo e in continua evoluzione. In quest’ottica, è quantomai necessario che le organizzazioni ripensino profondamente le proprie strategie nel campo delle risorse umane, avvalendosi di partner che anche grazie agli investimenti in intelligenza artificiale e processi “data-driven” riescano a rispondere in maniera tempestiva alle evoluzioni del mercato». Poi rincara: «Fondamentale sarà inoltre investire sempre più in formazione. Nei prossimi anni le imprese dovranno prepararsi e rispondere alle sfide tecnologiche emergenti, e per farlo è fondamentale introdurre e sviluppare le competenze digitali dei propri team. Le imprese che sapranno combinare la tecnologia con un nuovo approccio alla gestione dei talenti e una visione capace di mettere al centro le persone saranno in grado di affrontare e superare con successo le sfide poste dal balzo in avanti della tecnologia e dall’evoluzione del mercato».











