Un “occhio” ultratech per leggere la “firma” dei nano-farmaci del futuro
Servirà per migliorare la sicurezza e la personalizzazione delle cure

L’apparecchiatura U-Screen
PISA. L’hanno chiamato “U-Screen” e funziona come una sorta di lettore ottico high tech in grado di decifrare la “firma luminosa” dei farmaci del dopodomani. Stiamo parlando del nuovo progetto che porta in alto il nome della Scuola Normale Superiore: ha vinto il bando del Fondo Italiano per le Scienze Applicate 2024 (Fisa) che è stato messo sulla rampa di lancio dal ministero dell’università e della ricerca. Il biofisico Francesco Cardarelli che guida il team di ricerca segnala che “U-Screen” intende essere «uno strumento ottico avanzato, preciso e accessibile per verificare l’efficacia delle terapie di nuova generazione». Con un obiettivo: migliorare «la sicurezza e la personalizzazione di tutte le cure basate su Rna e Dna».

Video elaborazione grafica di particelle lipidiche
Grazie a un finanziamento di 4,6 milioni di euro punterà a sviluppare una tecnologia ottica ad alto grado di innovazione che riesca ad «analizzare in modo rapido e non invasivo la qualità dei nano-farmaci», le terapie di nuova generazione basate su acidi nucleici (Rna e Dna). Oggi come oggi – viene spiegato dall’istituzione universitaria pisana – queste molecole vengono veicolate nel corpo «attraverso nanoparticelle lipidiche, minuscole “valigie” che proteggono e trasportano il principio attivo». Questa è l’idea di fondo, resta però il rebus della possibilità di verificarne l’integrità e la corretta composizione: è «una sfida ancora aperta», dicono con prudenza dalla Normale.
L’équipe di Cardarelli lavora nel Laboratorio Nest della Scuola Normale: viene riferito che «ha sviluppato una speciale tecnica ottica basata sulla fluorescenza naturale delle molecole, perfezionata e brevettata negli scorsi anni». In virtù di questa tecnica, con “U-Screen” il farmaco «si illuminerà da solo» e in tal modo rivelerà la propria impronta e fornirà informazioni sulla propria struttura e stabilità: e questo «senza bisogno di marcatori o trattamenti invasivi».
L’obiettivo dl team di studiosi, secondo quanto sottolineato, è «realizzare un vero e proprio “lettore di firme molecolari” da laboratorio: un dispositivo da banco (“bench-top”) che combina un microscopio/lettore ad alta sensibilità con un software di analisi automatica». Da tradurre operativamente così: qualora vi si inserisse un campione, sarà possibile «verificare in pochi secondi la qualità e la stabilità delle nano-particelle che trasportano i farmaci».
Il progetto, della durata di cinque anni, sarà realizzato in stretta collaborazione tra la Scuola Normale Superiore (che agirà come “research organization”) e Flim Labs srl, impresa spin-off specializzata in strumentazione ottica avanzata: è questo – viene messo in risalto – «un nuovo modello operativo di trasferimento tecnologico tra accademia e imprese high-tech».











