«Alla Toscana di domani serve il rilancio dei distretti industriali»
Da un gruppo di prof l’invito a ridefinire la missione di Fidi Toscana
FIRENZE. Primo flash: la rigenerazione dei distretti produttivi. Secondo elemento: l’innovazione digitale del turismo. Terzo tassello del mosaico: l’integrazione dell’intelligenza artificiale nella valorizzazione dei beni culturali. Quarto fotogramma: il rilancio del credito per micro e piccole imprese. Questo è solo qualche pezzo del caleidoscopio di aspetti che un team di studiosi del Dipartimento di scienze per l’economia e l’impresa dell’Università di Firenze (Disei), «in vista dell’insediamento del nuovo consiglio regionale (e poi della nuova giunta della Regione Toscana)» dopo il voto di ottobre che ha riconfermato Eugenio Giani al timone del Granducato di oggi.
«Le priorità che proponiamo – affermano i prof del Dipartimento fiorentino – vogliono essere un contributo alla discussione pubblica sul futuro della Toscana nei prossimi cinque anni. Ci troviamo in una fase delicatissima, segnata da guerre e tensioni geopolitiche, transizioni tecnologiche ed energetiche, e da un’evoluzione profonda dei mercati globali. La sfida sarà costruire un modello di sviluppo fondato sulla conoscenza, l’innovazione e la responsabilità condivisa».
Distretti. Secondo gli studiosi del Disei dell’ateneo fiorentino, sono indispensabili «interventi di sistema capaci di concentrare risorse su punti strategici dei distretti». Dunque, selettività della spesa. Ma giardando a cosa? Gli esempi espliciti riguardano: i parchi scientifico-tecnologici e gli ecosistemi dell’innovazione. Dito puntato contro un mercato del lavoro che presenta rilevanti fenomeni di disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese, da un lato, e competenze dei lavoratori, dall’altro. Resta perciò «fondamentale» che il sistema universitario toscano aiuti a «formare nuove abilità e professionalità (ad esempio in campo digitale e green) sia attraverso un adeguamento dei corsi di laurea, sia con proposte di formazione innovative».
Finanza territoriale. Il documento dei docenti fiorentini mettono l’accento su «micro, piccole e medie imprese restano il cuore dell’economia toscana, ma soffrono l’accesso al credito»: c’è bisogno di garanzia e rilancio, semplificare le procedure e rendere più efficaci i sostegni alle nuove iniziative imprenditoriali. In questo quadro, Fidi Toscana – si afferma – deve «tornare ad essere il principale motore della finanza regionale per lo sviluppo» e, dopo una lunga fase di incertezza, è necessario «ridefinirne la missione e l’operatività, superando lo stallo che ha limitato la sua azione e chiarendo anche il ruolo della partecipata Sici Sgr». I prof del Disei fiorentino immaginano Fidi Toscana come «una vera piattaforma di sostegno al credito per le piccole e medie imprese, capace di mobilitare risorse pubbliche e private» (ma aggiungono che «andrebbe rifinanziata la sezione speciale del “fondo di garanzia” e semplificata la misura “creazione di impresa, prevedendo contributi a fondo perduto per start-up e giovani imprenditori».
Sostenibilità. «La sostenibilità ambientale, sociale e di governance (Esg) rappresenta una sfida decisiva per la competitività del sistema produttivo. Le imprese toscane, in particolare le piccole e medie imprese, devono essere sostenute con strumenti di accompagnamento e formazione per integrare i criteri Esg nei propri processi», dicono dal Disei segnalando che è necessario per «restare nei mercati internazionali e accedere a condizioni favorevoli di credito».
Marketing territoriale. L’attrazione di nuovi investimenti – questa l’argomentazione – si fa rafforzando i fattori espliciti del marketing territoriale: capitale umano, infrastrutture, energia, aree produttive attrezzate e semplificazione amministrativa. Con una sottolineatura extra: «Ma la competitività di un territorio dipende anche dai suoi fattori impliciti: fiducia, qualità dell’ambiente sociale, e coesione tra cittadini e imprese».
Turismo. Occorre «rafforzare le organizzazioni di destinazione (Dmo) per creare offerte coordinate di esperienze turistiche, da promuovere attraverso “Visit Tuscany”», viene messo in risalto dai docenti fiorentini. Lo fanno mirando a uno scopo: valorizzare «ogni ambito territoriale in modo equilibrato, evitando polarizzazioni e sovraccarichi».
Beni culturali. Da parte del Disei si indica la prospettiva di fare della Toscana «un laboratorio internazionale di applicazione dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie alla gestione e valorizzazione del patrimonio culturale diffuso». È possibile se si favoriscono «sinergie tra cultura, innovazione tecnologica e imprese creative» in nome della «cultura come motore di sviluppo sostenibile».
Sanità e benessere nelle comunità. La riorganizzazione del sistema sanitario regionale prevista dal Pnrr prevede – si sostiene nel documento – «un potenziamento dell’assistenza territoriale»: nel passaggio dall’attuale sistema organizzativo fondato sulle “Case della Salute” al nuovo modello basato sulle “Case di Comunità” e gli “Ospedali di Comunità” la Toscana dovrà imparare dall’esperienza passata per «conciliare le esigenze legate all’invecchiamento della popolazione, alla diffusione delle malattie croniche e allo sviluppo di nuove tecnologie con gli stringenti limiti di spesa».
Agricoltura e agroalimentare. L’accento è sull’innovazione a fronte delle sfide del cambiamento climatico, sulle produzioni di qualità e su «una integrazione virtuosa con il turismo»: stanno qui, secondo l’analisi del Dipartimento, le priorità da perseguire. Ce n’é un’altra: riguarda «il supporto al ricambio generazionale, specialmente nei territori delle aree interne, senza il quale le campagne toscane tra 20 anni non saranno più le stesse».











