Federlogistica dice no alla tassa extra sui passeggeri nel porto di Genova
«Occhio agli effetti indiretti, rischia di essere un boomerang»

Veduta porto di Genova
GENOVA. Non va giù alla Federlogistica l’idea di introdurre una tassa di 3 euro sul biglietto dei passeggeri nel porto di Genova. Mette nero su bianco la propria preoccupazione che l’introduzione di questa tassa extra genovese sui turisti «possa costituire un precedente suscettibile di incidere sugli equilibri complessivi dell’ecosistema portuale nazionale e sulle scelte operative degli armatori». Aggiungendo poi: è una «misura che solleva questioni di principio e di prospettiva rilevanti per la competitività del sistema portuale e logistico italiano e che richiede una valutazione approfondita». Per questo motivo l’associazione delle imprese del settore si schiera al fianco del presidente dell’Autorità di Sistema Portuale, che ha manifestato molti dubbi al riguardo (se ne condivide «l’esigenza di preservare la competitività del porto di Genova e dell’intero sistema logistico nazionale»).
L’organizzazione di categoria delle imprese di logistica afferma che Genova è «un “home port” internazionale e rappresenta un ecosistema economico articolato e interdipendente:
- qui si svolgono approvvigionamenti e servizi preparatori delle crociere e dei traghetti;
- qui operano magazzini e imprese dell’indotto;
- qui trovano occupazione migliaia di lavoratori, dalla logistica alla Culmv, fino al turismo e ai servizi collegati».
A giudizio di Federlogistica «un’eventuale riduzione anche parziale degli scali, che le compagnie potrebbero valutare privilegiando porti con sistemi fiscali più stabili e prevedibili, rischierebbe di determinare una reazione a catena»: questo potrebbe portare al ridimensionamento di «importanti attività economiche, con effetti a cascata sulle diverse filiere produttive». Senza contare che il settore «già sta sostenendo costi significativi legati all’Ets e agli adeguamenti ambientali: per questo è essenziale evitare ulteriori elementi di incertezza che possano alterare gli equilibri di mercato».











