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Su Gallanti primi “niet”

LIVORNO – C’è stato l’ok del comitato portuale – sia pure con un paio di “niet” pesanti, ne parliamo subito – e c’è stata anche una risentita, sia pur formalmente corretta, nota del presidente Gallanti al “Tirreno”, per ribadire che l’Authority portuale non sonnecchia ma crea.

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Insomma, dall’ultimo comitato portuale livornese sono uscite, de minimis a parte, alcune notizie e almeno una sensazione: che il feeling tra Gallanti e le istituzioni che l’hanno fortemente voluto, Comune e Provincia, sia in calo. O per alcuni, in caduta libera. C’è chi ha voluto leggere dietro la posizione critica assunta da Provincia (Giorgio Kutufà è stato drastico) e Comune (Bruno Picchi c’è andato meno duro, ma la sostanza non cambia) sulla proposta di riassetto interno dell’organizzazione di Palazzo Rosciano, un fuoco di sbarramento delle sinistre contro una candidatura di Matteo Paroli a scalare i vertici con il super-ufficio del demanio e del lavoro portuale. Sembra una lettura superficiale, o un “dietrismo” alla livornese; perché Paroli si può anche portare dietro il marchio d’infamia (sic!) dell’essere stato uomo dell’ex ministro Matteoli ai tempi di Lenzi e Giuffrè; ma nessuno discute le sue capacità, il suo senso dell’azienda e anche i risultati di un lavoro – da tempo oscuro – per cavar molti ragni dai buchi.

Il problema semmai è un altro: ed è la scarsa “deferenza” di Gallanti e dei suoi verso i balletti della politica locale – non solo istituzioni ma ciò che le istituzioni vogliono pilotare – che viene al seguito di una lunga tradizione (dalle zuffe di Nereo Marcucci con il sindaco Lamberti alle tensioni-soft di Piccini con Cosimi e via cantando) ma che Cosimi, Kutufà, la Cilp e in sostanza anche la politica pseudo-egemone locale speravano fosse stata cancellata con l’arrivo del genovese. Kutufà, che è un dottor sottile, ha preso l’occasione per cantarle a Gallanti dalla revisione della pianta organica annunciata in comitato, appellandosi all’etica: in tempi di vacche magre per tutti – è stata la sua sostanza – e con le istituzioni democratiche costrette ad assumere solo un addetto ogni cinque mandati in pensione, il gonfiare ulteriormente la pianta organica dell’Authority che già sfiora i cento addetti sembra uno schiaffo in faccia alla miseria. Ragionamento lineare, che sottintende: e fa fare a noi, politici in Comune e Provincia, la figura degli incompetenti e dei “tagliatori di teste”. Ma Kutufà ha parlato anche a nuora perché suocera intenda: nella sostanza, l’Authority portuale non può considerarsi una repubblica autonoma (o una monarchia assoluta, se preferite) all’interno della città, deve lavorare e decidere in sintonia. E già Gallanti ha fatto ingoiare parecchi rospi alle suddette istituzioni: a cominciare da quel “rospone” che si chiama Massimo Provinciali, elemento validissimo ma buttato di traverso alle aspirazioni dei tanti politicizzati e famelici candidati locali. Insomma,  i “niet” sulla pianta organica sono sembrati della serie: Usque tandem, Catilina? E non ci vorrà molto a capire se si tratta di elucubrazioni di fantapolitica o no.

Antonio Fulvi

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Pubblicato il
30 Maggio 2012

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