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Agriport workshop a Livorno

Nella foto: (da sinistra) Piergiorgio Romiti, Fabio Leone, Giuliano Gallanti, Marco Giangrasso.

LIVORNO – Ancora un workshop su Agriport dedicato al tema dei dragaggi e dei sedimenti. Nel saluto di benvenuto il presidente dell’Autorità Portuale Giuliano Gallanti ha ricordato come l’argomento dragaggi sia drammaticamente all’ordine del giorno e pertanto gli studi ed i progetti inerenti siano fondamentali per la risoluzione dei noti problemi dello smaltimento dei fanghi. Il progetto Agriport è co-finanziato dalla Commissione Europea e dal ministero dell’Ambiente e fa parte del programma Eco-Innovation, l’iniziativa europea a sostegno della ricerca di nuovi prodotti, processi e tecnologie per la protezione dell’ambiente. Marco Giangrasso del ministero dell’Ambiente ha informato la platea delle novità con la definizione di alcuni punti dell’art. 48: è ormai legge la possibilità di dragare e contemporaneamente bonificare ed inoltre è oggi possibile impermeabilizzare le vasche di colmata con tecniche completamente artificiali (tale tecnica sarà più veloce ed attuabile in molti siti).

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Altra innovazione il “capping dei fondali” con il quale i sedimenti contaminati potranno essere isolati con la copertura di materiale pulito senza doverli togliere.

Agriport coordinato da SGI (Studio Galli Ingengneria) SpA è composto, oltre che dalla Authority livornese, anche dal Dipartimento di Ingegneria Civile dell’Università di Pisa, dal CNR Istituto per lo Studio degli Ecosistemi, da Volcani Centre (Istituto di ricerca del ministero dell’Agricoltura israeliano), da D’Appollonia e DFS Engineering. Lo studio adotta una tecnologia che sfrutta piante adattate all’ambiente salino insieme ai microrganismi della loro rizosfera per rimuovere o trasformare gli agenti contaminanti dei sedimenti e contemporaneamente desalinizza la matrice per trasformarla in un materiale che ha le caratteristiche di un terreno fertile. Questo metodo riduce in due anni la contaminazione da metalli pesanti del 20% e da idrocarburi del 60%. Il costo complessivo del trattamento in Italia è di circa 35 euro al metro cubo e la sua competitività è già stata provata in 20 casi studio già condotti nel Mediterraneo.

L’ingegner Giovanni Motta dell’Autorità Portuale ha sostenuto che oggi l’indispensabile quadro normativo è già in parte disponibile grazie ad un manuale dell’Istituto di Ricerca Applicata (ISRA) che prevede tutte le varie possibilità in tema di sedimenti senza lasciare margine di errore. Si può quindi andare verso la indispensabile differenziazione comprendente anche il riuso, il recupero ambientale. Per i sedimenti portuali tale tecnica di gestione potrà essere utilizzata solo in parte perché, in quanto naturale, ha bisogno di tempi troppo lunghi per essere efficace rispetto alla rapidità di soluzione necessaria.

Fra i tanti contributi portati quello del presidente della Provincia Giorgio Kutufà che ha allargato gli orizzonti prendendo spunto proprio dalla tecnica di riutilizzo dei sedimenti quale esempio per cercare, in una fase molto critica del nostro Paese, di aumentare la competitività ed abbattere i costi degli interventi di pubblica rilevanza.

Cinzia Garofoli

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Pubblicato il
2 Giugno 2012

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