Là dove c’era la fabbrica chiusa ora c’è un nuovo stabilimento tech
Msc-Innofreight: tempo 16 mesi e escono i primi vagoni smart

Il primo carro uscito dal nuovo stabilimento triestino nato dall’alleanza fra Msc e Innofreight sulle ceneri dell’ex Wartsila
TRIESTE. Era luglio come adesso, ma non caldo assassino come adesso: però a Trieste quel giovedì di tre anni fa per i 450 lavoratori dello stabilimento Wärtsilä era come se soffiasse la peggiore bora immaginabile anche se in realtà non c’era un alito di vento: poche righe per dire che si provvedeva a «centralizzare la produzione di motori 4 tempi a Vaasa» (Finlandia), e dunque lo stabilimento di Bagnoli della Rosandra, una dozzine di minuti d’auto dal porto triestino, non era più nulla, saluti e baci. Giù il sipario.
Sembrava la solita storia: la grande industria pubblica Fincantieri (che pure faticheresti a descrivere come un gigante decotto) che negli anni ’90 molla la fabbrica a una multinazionale, e la multinazionale che poi fa il suo mestiere e se ne infischia di qualunque mobilitazione: chiude e stop. Cosa resta di solito? Un cadavere di macerie e tanti rimpianti.
Non è andato così il destino di questa fabbrica a un chilometro dal confine con la Slovenia. Nel giro di tre anni è capitato di tutto: già perché dopo l’addio di Wärtsilä, nel febbraio 2024 il padre fondatore di Msc, Gianluigi Aponte, secondo indiscrezioni riprese a Genova dal “Secolo XIX” è interessato a rilevare lo stabilimento per farne un polo di costruzione di carri ferroviari innovativi. Certo, al timone dell’Authority triestina c’è un manager sveglio come Zeno D’Agostino (l’ho sentito annunciare di aver messo a concessione un “cubo” di mare a una certa profondità…), c’è un porto franco ereditato dai tempi della guerra che ora si vuol rimettere in piedi, c’è una Regione che mette sul tavolo un pacco di soldi. Ma nell’autunno scorso, anche se D’Agostino se n’è andato, ci sono non solo le carte firmate ma anche uno stabilimento in trasformazione. E ora a luglio, in 16 mesi, esattamente in linea con la tempistica annunciata all’inizio, i primi carri ferroviari tech sono usciti dalle linee.
Sono stati presentati «i primi “Innowaggon” di nuova produzione che hanno lasciato lo stabilimento produttivo di Innoway Trieste». Alle spalle della nuova realtà produttiva c’è un’alleanza industriale: da un lato, Innofreight, che si occupa di logistica ferroviaria innovativa; dall’altro, Msc il colosso delle flotte. Dai due è nato quello che viene presentato come «un sito produttivo all’avanguardia per il settore del trasporto merci su rotaia in Europa». Obiettivo: «una volta a regime, lo stabilimento Innoway produrrà oltre mille carri leggeri e fino a 3mila carrelli all’anno all’avanguardia» e questo consentirà di far fare un passo in avanti alla «modernizzazione della rete ferroviaria europea per il trasporto merci, alla riduzione delle emissioni e al trasporto delle merci dalla strada alla ferrovia».
La data simbolica è stata contrassegnata dalla consegna dei primi due “Innowaggon” da 80 piedi a Yellow2Rail e Papierholz Austria. Quello triestino ambisce a diventare – senza tanti giri di parole – il «sito di produzione di carri merci più avanzato d’Europa». Risultato: 260 posti di lavoro qualificati assicurati e «ulteriori opportunità verranno sviluppate all’interno della regione». Per ora i dipndenti al lavoro sono un cinquantina, gli altri rientreranno dalla cassa integrazione nei prossimi mesi, «lavorando nel team di progettazione della fase II e nelle operazioni». L’azienda informa che «i dipendenti beneficiano di programmi di formazione mirati, sostenuti dal progetto “Gol”, finanziato dall’Unione Europea, incentrati su tecniche di saldatura avanzate, gestione della qualità, produzione e sviluppo di competenze trasversali».
Invece di prendersela con il “Green deal” europeo, l’alleanza Msc-Innofreight lo cavalca e punta a dare gambe industriali a sostegno della «transizione dell’Europa verso soluzioni di trasporto più “verdi” ed efficienti». Gli amministratori delegati Andrea Castino e Johann Gruber, in una dichiarazione congiunta: «Insieme, non stiamo solo costruendo vagoni, ma stiamo costruendo il futuro sostenibile dell’Europa. Trieste rafforza la base industriale europea e accelera la transizione verso una logistica “green”».
A ciò si aggiunga – viene fatto rilevare – la posizione strategica dell’impianto sull’Adriatico: «Collega i porti meridionali ai mercati interni lungo il corridoio Baltico-Adriatico, rafforzando le catene di approvvigionamento europee e riducendo le emissioni».

Gianluigi Aponte, fondatore del colosso Msc
Eccoli, i protagonisti. Parliamo di Msc, la compagnia napoletano-ginevrina nata nel ’70 con una minuscola nave dall’iniziativa del comandante Gianluigi Aponte: ora è la flotta numero uno al mondo nel trasporto container con 900 navi e una capacità di stiva di 6,47 milioni di teu, 300 rotte commerciali che fanno tappa in oltre mezzo migliaio di porti; conta su 675 uffici in 155 paesi (non molti meno dell’Onu…); quasi 200mila addetti. E annuncia che per il 2050 raggiungerà la decarbonizzazione completa.
L’altro big è Innofreight, come detto. La sede centrale è Bruck an der Mur, in Austria, ha filiali in Germania, Repubblica Ceca e Svezia. Ma soprattutto ha la fama di un innovatore in campo logistico con formule che, come insiste a voler dire l’azienda, «da vent’anni stanno rivoluzionando il trasporto merci su rotaia». Il motto aziendale è un inno alla voglia di sfidare di continuo i limiti (e i confini) di quel che si è fatto fino a ieri con la logistica ferroviaria convenzionale.
Vale la pena di aggiungere che, anche senza ricordare l’ingresso di Msc in Italo (alta velocità passeggeri in alternativa alle Fs), si potrebbe tener presente come Msc abbia già un piede e mezzo o forse uno e tre quarti nel trasporto ferroviario di merci mediante Medway e soprattutto tramite Hhla, la società amburghese acquisita di recente andndo a caccia di quel che ha nella “pancia”, in particolare Metrans, che può contare su «uno straordinario network che va dall’Europa centro-orientale alla Georgia», come ricordato da Sergio Bologna, una figura unica di studioso dell’evoluzione dei trasporti, nella newsletter di Aiom. «Il treno è una risorsa scarsa e lo sarà sempre più in futuro, con il gigantismo navale che a ogni toccata scarica e carica quantità enormi di teu la ferrovia diventa un supporto indispensabile», così scriveva Bologna.