Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti
GUIDA AUTONOMA

Test a Amburgo con i camion che si guidano senza conducente

Provata l’immissione in autostrada e la presenza di bambini in strada

AMBURGO. Altro che “semplici” Google-Car a guida autonoma senza conducente, ad Amburgo si fa sul serio e il test l’hanno fatto sperimentando due casi un po’ più complicati del solito girino ad uso di giornalisti e influencer con gli occhioni sgranati:

  • riuscire a far immettere camion a guida autonoma nel traffico autostradale
  • farcela a rilevare in modo efficace, cioè senza che nessuno si faccia male, gli utenti “vulnerabili” della strada in contesti urbani.

Le due prove sono state effettuate nella primavera di quest’anno per saggiare a che livello di affidabilità reale siamo con le tecnologie in questo campo e con l’effettiva applicabilità su strada per l’automazione del trasporto pesante. Ne dà notizia Gruber Logistics, azienda che da tempo investe sulla sostenibilità e sull’innovazione. Il test è avvenuto («con successo») dentro il «traffico urbano e autostradale di Amburgo, nell’ambito del progetto europeo Modi». Nel mese di maggio, i partner del progetto – Gruber Logistics, Daf Trucks, Volvo Trucks, New Mobility Solutions e Bast (Istituto federale tedesco per la ricerca sul trasporto stradale) – con il supporto del Comune di Amburgo, hanno sperimentato i due casi di cui si diceva.

Grazie alla stretta collaborazione con le autorità locali e i responsabili del traffico cittadino di Amburgo, i test sono stati condotti direttamente in aree pubbliche e in condizioni di traffico reali («è la condizione fondamentale per uno sviluppo concreto delle funzionalità di guida autonoma»). Ad esempio, nei test implementati all’inizio di maggio – viene ribadito – sono stati eseguiti con successo test di manovre automatiche di cambio corsia su un’autostrada pubblica. Attraverso la funzione “Cooperative Merging” sviluppata da Volvo, i veicoli coinvolti hanno potuto scambiarsi dati in tempo reale tra loro e con interfacce IT intelligenti installate nei cantieri, muovendosi in sicurezza tra gli ostacoli appositamente predisposti: dall’inserimento nel traffico in movimento fino all’attraversamento di tratti soggetti a lavori.

È stata inoltre testata l’integrazione con le infrastrutture urbane, le cosiddette “strade intelligenti”. In uno degli snodi di traffico principali di Amburgo è stato impiegato un innovativo sistema di rilevamento, capace di individuare utenti della strada vulnerabili – come pedoni e ciclisti – fino a una distanza di 300 metri. I movimenti di questi utenti sono stati analizzati e trasmessi in tempo reale ai camion in avvicinamento, compensando i limiti dei loro sensori di bordo. Per simulare in modo realistico situazioni critiche legate agli angoli ciechi, sono stati utilizzati anche manichini da crash test raffiguranti bambini. Questo approccio mira a garantire un ulteriore livello di sicurezza.

In parallelo, i partner del progetto – viene messo in evidenza – hanno sperimentato anche «l’utilizzo cooperativo dei dati semaforici». Grazie alle informazioni “time-to-green”, i camion hanno potuto «regolare in anticipo la velocità per attraversare le intersezioni senza doversi fermare». Contemporaneamente, l’infrastruttura ha reagito dinamicamente al volume di traffico: le fasi semaforiche sono state adattate in modo flessibile in base ai tempi di arrivo previsti dei veicoli. «Questo scambio bidirezionale tra veicolo e infrastruttura – è la spiegazione di Tobias Brzoskowski, direttore di “New Mobility Solutions” – ha avuto un impatto rilevante sull’ottimizzazione del flusso del traffico, evitando frenate superflue e contribuendo in modo tangibile alla riduzione del consumo di carburante e delle emissioni».

Si chiama “Modi” ed  è un progetto di innovazione europeo che, spiegano i diretti interessati, «coinvolge 36 partner tra industria e ricerca». Contando su «un budget complessivo di circa 28 milioni di euro», l’iniziativa punta a dimostrare «l’efficacia del trasporto pesante autonomo lungo un vero corridoio logistico che attraversa cinque paesi europei». Oltre agli aspetti tecnologici, – viene fatto rilevare – il progetto presta «particolare attenzione alla sicurezza nell’integrazione con le infrastrutture esistenti, alle tematiche ambientali e ai quadri normativi».

Martin Gruber, amministratore delegato di Gruber Logistics, porta nel progetto la visione dell’operatore logistico reale e obbligato a fare i conti con la realtà operativa di tutti i giorni: «La crescente mancanza di autisti ci impone di ripensare l’intero settore. È fondamentale impiegare queste figure professionali dove il loro contributo è davvero strategico: per i compiti più semplici e ripetitivi, le tecnologie già ci offrono valide soluzioni. Le funzionalità di guida autonoma e le tecnologie infrastrutturali aumentano la sicurezza non solo per i nostri conducenti, ma per tutti gli utenti della strada, compresi i pedoni».

Pubblicato il
4 Luglio 2025

Potrebbe interessarti

Il neo-kompanjia Stachanov

Il kompanjia Aleksej Stachanov in confronto era, come si dice da noi, uno scansafatiche: cioè robetta. Perché oggi l’avvocato Matteo Paroli copre in contemporanea due cariche da far tremare le vene ai polsi. È...

Leggi ancora

Per la guerra per la pace

C’è qualcosa di nuovo oggi nel cielo. No, non è l’aquilone della poesia di Giovanni Pascoli, quella che noi anziani dovevamo studiare a scuola. Il qualcosa di nuovo sono i droni: diventati in poco...

Leggi ancora

Tasse e governi

C’è la stagione di tutte le cose e di tutte le passioni. Questa d’oggi, per dirla come lo scrittore americano John Steinbeck, è quella “del nostro scontento”. Scontento? Noi del ceto medio siamo ancora una...

Leggi ancora

Hic sunt leones

Può anche darsi che, come spesso accade, l’allarme lanciato ai primi del mese dall’ammiraglio Enrico Credendino risponda anche all’altro celebre detto latino  Pro Domo Sua, riferito come noto a Cicerone. Però il capo di...

Leggi ancora

Uno scavalco che non scavalca mai

Se ne parla con comprensibile pudore: anche lo “scavalco” ferroviario tanto atteso e tanto sbandierato tra l’interporto Vespucci e le banchine di Livorno, finisce nell’elenco delle speranze deluse: almeno per i tempi. Scriveva Silvia...

Leggi ancora

Quando Berta filava

Non c’è niente da ridere: semmai da capire perché altre realtà portuali, in particolare non nazionali, ci stanno surclassando sia come adeguamento di strutture e fondali, sia come traffici. E fa male al cuore ricordare che fummo, con...

Leggi ancora
Quaderni
Archivio