Visita il sito web
Tempo per la lettura: 3 minuti
INDUSTRIA DELL’AUTO

Metalmeccanici Cgil: lavoro e territorio in “ostaggio” delle multinazionali

Per Braccini bisogna «cambiare le regole del gioco». I casi di Magna e Pierburg

LIVORNO. L’industria ha ridotto parecchio il proprio peso nell’economia territoriale, e in particolare l’industria dell’auto che a Livorno era la quintessenza dell’apparato produttivo. E tuttavia i metalmeccanici Cgil tengono a ribadire che «continua a rappresentare un presidio industriale strategico», visto che stabilimenti come Magna Closures a Guasticce e Pierburg in via Salvatore Orlando «mantengono centinaia di posti di lavoro e competenze specialistiche». Nondimeno, risentono di «un contesto industriale globale sempre più incerto».

«L’Italia non può vivere solo di turismo o logistica: serve una politica industriale vera», afferma la Fiom per bocca di Massimo Braccini, segretario generale dell’organizzazione di categoria per le province di Livorno e Grosseto. C’è bisogno che «sostenga la manifattura, promuova l’innovazione e garantisca occupazione di qualità: bisogna investire in produzioni sostenibili, mobilità elettrica, componentistica avanzata e riconversione ecologica».

Nel mirino del dirigente Fiom c’è lo strapotere delle multinazionali: «Troppo spesso agiscono senza alcun vincolo nei confronti dei territori e dei lavoratori, prendendo decisioni che rispondono solo a logiche spesso finanziarie e non industriali». È una asimmetria che per Braccini è «il frutto di leggi e accordi che negli anni hanno favorito la libertà totale di movimento del capitale, svuotando gli strumenti pubblici di indirizzo e controllo»: la Fiom chiede di «rivedere quelle regole per riportare equilibrio tra interesse privato e bene collettivo».

Livorno può farcela, parola di Braccini: «Ha le competenze, le infrastrutture e il capitale umano per diventare un laboratorio avanzato di nuova manifattura sostenibile». Ma è un potenziale che può esprimersi – afferma – solo a condizione che sia «sostenuto da politiche pubbliche adeguate, da investimenti mirati e da un patto solido tra istituzioni, imprese e rappresentanza del lavoro».

I metalmeccanici Cgil ribadiscono che «non si tratta di resistere al cambiamento, ma di governarlo con coraggio e lungimiranza»: garantendo «coesione sociale, giustizia e sovranità produttiva in un mondo attraversato da transizioni profonde». Altrimenti si affaccia un «rischio concreto»: senza una visione industriale «forte e condivisa», si corre il pericolo che «interi territori vengano marginalizzati e professionalità altamente qualificate vadano disperse».

La fotografia della situazione arriva dall’andamento di Magna e Pierburg: nell’uno come nell’altro caso è attualmente attivo il contratto di solidarietà, «segno concreto di una fase complicata dal punto di vista industriale e occupazionale»  (secondo l’esponente Fiom occorre che, «accanto al ruolo del sindacato e alle intese istituzionali», sia «rafforzata la rete degli ammortizzatori sociali»).

In particolare, per quanto riguarda la fabbrica di serrature di Guasticce, – spiega il dirigente sindacale – «con Magna, insieme alle istituzioni locali e regionali, abbiamo costruito un accordo-quadro importante: ha garantito continuità produttiva e occupazionale». Attenzione, però: la multinazionale opera «in un sistema globale e ha impianti in altri paesi a costi più bassi, come in Macedonia», dunque per Braccini occorre «una vigilanza continua perché gli impegni assunti siano rispettati e durino nel tempo».

«Ancora più delicata» la situazione in Pierburg: appartiene al gruppo Rheinmetall, che vuol concentrarsi sul settore difesa e ha avviato «la dismissione del ramo auto». Risultato: a giudizio di Braccini, è indispensabile che questo passaggio sia fatto con «la massima trasparenza: è necessario sapere chi sarà il nuovo acquirente, con quali garanzie e quali prospettive produttive».

Da parte di Braccini arriva una doppia sottolineatura dedicata ai dazi («creano ulteriore incertezza per la filiera dell’auto») e all’esigenza di «una strategia europea forte» (capace di «difendere le imprese e i lavoratori, rilanciando domanda interna, investimenti pubblici e salari»). Ma, se è «fondamentale» difendere gli insediamenti esistenti, lo è a maggior ragione rilanciare: «Livorno può diventare un polo attrattivo se si lavora per:

  • Incentivare nuovi insediamenti nel settore della mobilità sostenibile;
  • Sostenere startup e imprese innovative;
  • Creare sinergie tra sindacati, istituzioni, università e mondo produttivo.

Proprio a quest’ultimo riguardo il dirigente dei metalmeccanici Cgil cita l’accordo con Magna come esempio  che «la collaborazione tra sindacato e istituzioni può funzionare». Ma a questo punto è indispensabile «un salto di qualità: queste intese – dice Braccini – devono diventare parte di un disegno più ampio e stabile, capace di governare le trasformazioni industriali. Nessun territorio può reggere da solo: occorre un patto nazionale per il lavoro e l’industria».

Pubblicato il
1 Settembre 2025

Potrebbe interessarti

Avanti adagio, quasi indietro

Potremmo dire, parafrasando Guido Gozzano, che tra gli infiniti problemi che riguardano il nostro mondo attuale, tra guerre e genocidi, ci sono anche le “piccole cose di pessimo gusto”. Tra queste c’è l’incredibile vicenda...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Se Berta ‘un si marìta…

…“E se domani…” diceva un antico refrain musicale. Riprendo le valide considerazioni del nostro direttore sulla sorprendente impasse di alcune nomine presidenziali nelle Autorità di Sistema Portuale soffermandomi su Livorno: Gariglio è stato tra...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Per difendere la pace…

Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma....

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Sempre più droni sul mare

Se ne parla poco, specie dei più specializzati: come quelli subacquei della Wass di Livorno per Fincantieri, o quelli sempre italiani, costruiti però in Romania dall’ingegner Cappelletti della livornese ex Galeazzi. Però adesso Fincantieri,...

Leggi ancora

Porti teu in overcapacity?

Riforma della riforma portuale: l’articolato Rixi che abbiamo anticipato – che naturalmente deve passare anche dalle Camere – punta dunque a coordinare lo sviluppo degli scali, oggi lasciato eccessivamente alla potenza dei singoli “protettorati”...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora
Quaderni
Archivio