Tecnologie quantistiche a misura di quotidianità: l’Ue finanza un ricercatore toscano
Un milione e mezzo di euro per esplorare le nuove frontiere della scienza

Alberto Privitera, ricercatore dell’Università di Firenze
FIRENZE. Capire meglio e saper controllare di più le proprietà quantistiche della materia puntando a far sì che le tecnologie legate a questo mondo siano «più accessibili e integrate nella vita quotidiana». È lo scopo che si prefigge il progetto di Alberto Privitera, ricercatore dell’Università di Firenze in Fondamenti chimici delle tecnologie presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale: la sua idea si è aggiudicata uno “Starting Grant” dell’European Research Council (Erc). A darne notizia è l’ateneo fiorentino, segnalando che si tratta di un prestigioso euro-finanziamento che l’università di Firenze ottiene per la 23a volta (fra Starting, Consolidator, Advanced e Synergy), il primo nell’area tecnologica. Lo ripete rivendicandolo come «una conferma dell’attrattività dell’ateneo fiorentino per quanti orientano la ricerca in direzione di nuovi orizzonti: del resto, questo riconoscimento premia ricercatrici e ricercatori che si rendano protagonisti a livello internazionale di indagini innovative.
Stiamo parlando di un importo nell’ordine del milione e mezzo di euro in arrivo dall’Unione Europea per «l’esplorazione delle nuove frontiere dell’universo quantistico, verso tecnologie che permetteranno la realizzazione di computer più potenti, comunicazioni più sicure e misurazioni precise al picometro», come si fa rilevare.
Il progetto – dal titolo “Light-driven molecular spin qubits” (Light-Qis) – ha una durata quinquennale e verrà condotto nel Laboratorio di Magnetismo Molecolare dell’Università di Firenze. «Il funzionamento di dispositivi come computer quantistici e sensori capaci di misurare grandezze fisiche con precisione e sensibilità a livello atomico si basa sul concetto di qubit (quantum bit), l’analogo quantistico del bit classico, che rappresenta l’unità fondamentale di informazione», spiega il responsabile scientifico Privitera: «Nonostante i grandi progressi, però, le tecnologie quantistiche attuali sono ancora lontane dall’essere utilizzabili nella vita di tutti i giorni. I qubit oggi disponibili richiedono processi di fabbricazione estremamente complessi, con un controllo a livello atomico, e funzionano a temperature vicine allo zero assoluto, in costosi sistemi criogenici».
Dal quartier generale dell’ateneo fiorentino si mette in evidenza che il progetto “Light-Qis” propone un approccio diverso: utilizzare molecole a base di porfirine – le stesse coinvolte nella fotosintesi delle piante e nel trasporto dell’ossigeno nel sangue – per «sviluppare qubit capaci di operare a temperature molto più elevate».
Privitera segnala che le porfirine sono «particolarmente interessanti» perché «possiedono caratteristiche ottiche ed elettroniche uniche, e le loro proprietà possono essere progettate e replicate con precisione atomica grazie alla chimica». A cosa punta “Light-Qis”? A sfruttare «la loro interazione con la luce e i processi fuori equilibrio» così da «realizzare qubit molecolari operativi a temperature più accessibili».
La rettrice Alessandrea Petrucci ribadisce che l’Università di Firenze è «all’avanguardia nella ricerca»: il progetto “Light-Qis” – spiega – «apre la strada a un futuro in cui le tecnologie quantistiche entreranno nella vita di tutti i giorni con computer super veloci, comunicazioni sempre più protette, sensori in grado di localizzare un oggetto con altissima precisione o misurare grandezze fisiche con estrema accuratezza».