I cento anni di Carlo Barni: da 20 mq a re degli elettrodomestici
La trasformazione di uno dei piccoli imprenditori che hanno fatto l’Italia

I 100 anni di Carlo Barni in mezzo ai figli
BUSTO GAROLFO (Milano). Si celebra il centenario di Andrea Camilleri, il “padre” del commissario Montalbano, oppure fra qualche settimana quelli di personaggi che hanno segnato epoche come Margaret Thatcher o Zygmunt Bauman, ma forse bisognerebbe spegnere le candeline anche di figure poco note al grande pubblico ma così fondamentali per costruire l’economia italiana come una delle sette potenze mondiali: ad esempio, dell’imprenditore Carlo Barni, che agli inizi degli anni ’50 apre bottega sotto i portici di Busto Garolfo, 14mila anime a una ventina di miglia dalla Madunina milanese in cima al duomo. L’inizio sta in uno scatto in bianco e nero in cui si vedono «tre ragazzi, un furgoncino 600 con la scritta “Barni” sulla fiancata e il marchio Rex».

1953 primo mezzo Carlo Barni
Aveva già fatto un bel balzo in avanti mettendosi in proprio con «quei 20 metri quadrati in cui ho mosso i primi passi»: «Prima della bottega – raccontano i familiari – c’è la vita che insegna il mestiere: tanti lavori, anche l’elettricista che monta le luci della “Madonna Pellegrina” rione per rione. Perché il lavoro, prima di tutto, è saper accendere…».
Il punto è farcela ma senza fermarsi a quel che si è già addormentandosi un po’ nel tran tran. Ad esempio, negli anni ‘70: quando comincia ad affermarsi la grande distribuzione organizzata e l’ex piccola bottega fa la scelta strategica di entrare in quel mercato. Ad esempio, nel decennio successivo: quando Barni spedisce i figli in Cina a imparare come far camminare l’azienda nel futuro. Già, perché adesso la premiata ditta della bottega del tempo che fu è una realtà da «110 milioni di fatturato, 40mila metri quadri di logistica integrata, diventando riferimento per la grande distribuzione e le principali piattaforme e-commerce», come viene ribadito. In quasi 40 anni da importatore di prodotti elettronici dai principali mercati internazionali ha trattato «più di 2 milioni di prodotti tra grandi e piccoli elettrodomestici, televisori, audio e video».
Un passo indietro per tornare alla fase iniziale, quando la bottega di Carlo vende «fornelli con la bombola, stufe “economiche”, poi le prime cucine a gas, quindi l’arrivo dei frigoriferi, rito di passaggio domestico». Come raccontano i suoi: «Il futuro Carlo non l’ha aspettato: l’ha caricato a mano sul portapacchi, poi su una familiare, quindi su camion, treni e cargo navali; ha bussato alle porte, ha pagato puntuale, ha detto sì alle occasioni che gli altri lasciavano sul banco».
Quella bottega è diventata «impresa, poi rete, poi metodo», dicono dal quartier generale dell’azienda. Adesso presidia l’intera filiera: dall’importazione all’e-commerce, dal trade marketing alla grande distribuzione. Fino a diventare – viene sottolineato – fornitore di riferimento delle più importanti catene della grande distribuzione (come Carrefour, Coop, Conad, Md, Panorama, Il Gigante, Tigros, Famila) e distributore ufficiale di grandi marchi di audio video (come Samsung, Whirlpool, Sony, Canon, Lg). Quello che era un bugigattolo di 20 metri quadri, poco più di una stanza, è cresciuto al punto di diventare distributore ufficiale dei principali marchi di audio, video e apparecchi domestici in grado di avere in mano una logistica integrata che «ogni giorno consegna oltre 500 colli direttamente a casa dei consumatori».
Chi lo conosce sa che Carlo ama più fare che parlare. «Su 365 giorni, per 360 l’ho visto in azienda», dice Fabio, al lavoro nella ditta Barni fin dal ’91. Primo ad arrivare, ultimo a uscire; fogli usati «su entrambi i lati anche quando il “verde” era solo un colore». Ma anche una forte attenzione alla comunità: «In trent’anni non ho mai dovuto chiedere: Carlo ha sempre anticipato i bisogni», ricorda Maria Carla Ceriotti, della Caritas locale («chiamava per sapere come stavano le famiglie»). Parla la sindaca di allora, Susanna Biondi, e lo definisce “raro”, come conferma un parroco storico come don Ambrogio: borsisti sostenuti in silenzio, progetti di lavoro per chi era rimasto indietro, incontri frequenti “per fare il bene senza rumore”.
Adesso Carlo ha festeggiato i 100 anni con una festa a sorpresa nei capannoni che l’hanno visto diventare grande, insieme a 200 tra parenti, amici, dipendenti e clienti. Come dicono in paese, Busto Garolfo non ha festeggiato il “re degli elettrodomestici” bensì Carlo: «Il marito che contava le cambiali di notte, il padre che spingeva i figli al mondo perché tornassero più grandi, il capo che arrivava per primo e se non rispondevi al telefono tornava dalla montagna».