«Bene il decreto ma ora serve una cura d’urto contro i guai di sempre»
L’idea di Tagnochetti dopo i Tir bloccati in autostrada e ai varchi portuali
GENOVA. Nell’immediato: applicare concretamente indennizzi perché «il tempo perso e la perdita di produttività generata da attese e ritardi ha un valore economico che l’autotrasporto deve incassare per stare sul mercato in modo regolare, pena il fallimento». Più avanti, con misure di più largo respiro: intervenire in modo strutturale sul sistema logistico, «specie quello di connessione con i porti, individuando formule in grado di rendere scorrevoli i collegamenti, evitare ingorghi e code, abbassare il numero degli incidenti e rendere l’intero sistema efficiente e competitivo». Questi gli obiettivi che hanno portato Trasportounito a organizzate il convegno dal titolo “Attese e ritardi per l’autotrasporto: la logistica finisce sotto scacco”.
È stata l’occasione per Giuseppe Tagnochetti, coordinatore dell’organizzazione di autotrasportori, per aprire i lavori sottolineando l’importanza delle «misure significative a sostegno del settore dell’autotrasporto» introdotte dal ministero delle infrastrutture che hanno portato all’approvazione in consiglio dei ministri del Decreto Infrastrutture e poi in Parlamento alla conversione in legge (n. 105 del 18 luglio scorso come conversione del decreto legge n. 73 del maggio scorso) «dopo un intenso confronto con la categoria» così da arrivare a «garantire maggiore equità e tempi di attesa certi».
A giudizio del leader di Trasportounito, è il momento di «applicare modalità nuove di movimentazione delle merci e i container in primis coinvolgendo industria e centri logistici in un grande piano di differenziazione degli orari di “presa in carico”». Con uno scopo: evitare l’attuale flusso di mezzi pesanti che impatta sulla rete autostradale e stradale «in un’unica fascia oraria».
Tagnochetti ricorda che oggi come oggi «viaggia su gomma oltre l’80% delle merci che attraversano il sistema logistico italiano»: e se è vero che l’intervento legislativo «ha tamponato l’emergenza economica che rischiava anche di spazzare via gran parte delle imprese di autotrasporto», adesso però bisogna fare un passo in più. Come? Da un lato: riconoscendo «la centralità dell’autotrasporto nel sistema logistico». Dall’altro: comprendendo «la necessità di attuare misure che consentano (in una situazione di crisi permanente della rete autostradale disseminata di cantieri che ne limitano la fruibilità) di fluidificare il traffico».
Da Trasportounito si ammette che questo richiede «anche una rivoluzione in abitudini consolidate del sistema»: però occorre promuovere «una diversificazione nelle partenze della merce, scadenzando gli orari dei mezzi da e per i porti, garantendo una apertura 24 ore su 24 dei terminal e dei varchi portuali» e, al tempo stesso, esige «una corrispondente misura nei centri dove la merce e container vengono concentrati o nei centri merce delle industrie». Il coordinatore di Trasportounito è conscio che tutto questo «provocherà cambiamenti nell’impiego del personale ed extra costi a carico di tutti gli operatori della logistica», ma – tiene a sottolineare – «alla lunga i vantaggi saranno tali da abbattere questi costi e ripristinare un corretto funzionamento del mercato logistico».