«Così il piano Mattei crea un rapporto nuovo con la sponda sud del Mediterraneo»
Propeller: La Spezia organizzerà in aprile “A Bridge to Africa”

Antonio Gozzi, Duferco
LA SPEZIA. Innanzitutto, i programmi di formazione: si sta facendo la mappa delle iniziative già avviate («anche attraverso accordi con università italiane, come ad esempio la Luiss»), sempre evitando «ogni rischio di unilateralità o percezione neocoloniale»: ad esempio, è in corso un progetto di costruttori confindustriali dell’Ance per 2mila giovani tunisini che prevede formazione linguistica e professionale, seguita da un’esperienza in Italia. C’è anche una seconda linea di azione: « Riguarda il ruolo delle partecipate dello Stato come capofila: le piccole imprese italiane possono essere guidate e affiancate dalle grandi aziende sui mercati africani così da «valorizzare le competenze locali e sviluppare filiere industriali sostenibili».
Questi aspetti sono due tasselli del mosaico illustrato dell’imprenditore Antonio Gozzi (Duferco), che nella squadra di Confindustria con Emanuele Orsini presidente è special advisor per il Piano Mattei, oltre che per l’autonomia strategica europea e la competitività. È stato lui il relatore dell’incontro che al Porto Lotti è stato organizzato dal Propeller Club di La Spezia e Marina di Carrara per parlare del Piano Mattei, il progetto strategico lanciato dal governo Meloni nei riguardi dell’Africa per rafforzare con il continente africano rapporti non predatori sotto il segno della cooperazione e dell’investimento da parte dell’Italia (guardando anche ai riflessi che può avere sull’economia del nostro Paese, in particolare nel campo della portualità e della logistica).
A giudizio di Gozzi, di fronte a un Europa che «ha perso valore competitivo nei confronti di Usa e Cina», l’Africa può rappresentare «un’opportunità di sviluppo economico reciproco» nel nome di «un modello di scambio commerciale ed economico che testimonia come empatia, rispetto dei diritti e sensibilità culturale» tali da «consolidare rapporti di fiducia». Non era forse lo stile di Enrico Mattei quando, negli anni ’50, da ex partigiano diventato presidente dell’Eni, si guadagnò la stima delle nuove classi dirigenti del Sud del Mondo ponendosi su un piano di collaborazione, a differenza dell’atteggiamento neocoloniale delle multinazionali Usa? Ai Paesi nordafricani in cerca di trasferimento tecnologico potrebbero guardare a quell’esempio storico di un rapporto di collaborazione.
Ben venga questa svolta da parte dell’Italia ma il piano Mattei «può contare su risorse iniziali pari a 4-5 miliardi, difficile competere con i circa 50 miliardi già investiti dalla Cina in Africa». Il prossimo obiettivo? «È indispensabile “europeizzare” il piano Mattei».
Peraltro, questa chiamata in causa dell’Europa non significa buttare la palla in calcio d’angolo e cavarsela: è importante che l’Italia prenda consapevolezza della propria importanza strategica nell’area mediterranea: «Siamo la seconda potenza industriale d’Europa e il quarto esportatore mondiale: un risultato che possiamo definire un miracolo industriale, frutto della vitalità degli imprenditori, del legame tra impresa, famiglia e territorio, che ha alimentato quella che può essere vista come una vera e propria seconda ricostruzione economica». Aggiungendo poi: «C’è ancora una fortissima domanda di Made in Italy, è un patrimonio unico da difendere e valorizzare. Da qui possiamo costruire il nostro contributo allo sviluppo del Mediterraneo e consolidare la nostra credibilità come ambasciatori di business e stabilità».

Da sinistra: Salvatore Avena, Antonio Gozzi, Gianluca Agostineli e Carlo Silva
Al termine dell’incontro, Gianluca Agostinelli, presidente del Propeller, in veste di organizzatore di “A Bridge To Africa”, ha introdotto la seconda edizione dell’evento dedicato alla cooperazione tra l’Italia e i Paesi del Nord Africa, in programma dall’8 al 10 aprile prossimi. Dove? La Spezia, auditorium dell’Authority. Al suo intervento sono seguiti quelli di Salvatore Avena, responsabile porto e logistica del Propeller, e di Carlo Silva, presidente di Clickutility Team, società co-organizzatrice di “A Bridge to Africa”.

Bruno Pisano
Va detto che l’iniziativa “A Bridge To Africa” – organizzata, come detto, dal Propeller spezzino e da Clickutility Team – è nata dalla cooperazione pubblico-privata che ha la regia in un comitato promotore in cui figurano, oltre all’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Orientale e al Comune della Spezia, realtà imprenditoriali come Contship, Dario Perioli Group, Fhp Group srl, Gruppo Grendi 1928, Laghezza spa; Scafi Group, Tarros spa.
L’evento – viene spiegato – mira a creare «nuove opportunità di business e rafforzare i legami culturali ed economici, all’interno del quadro del Piano Mattei». Attraverso dibattiti, panel di esperti e incontri istituzionali, “A Bridge To Africa” esplora le potenzialità di collaborazione su temi chiave come la transizione energetica, la logistica marittima e le infrastrutture.