Crisi choc alla conceria Pegaso di Ponte a Cappiano: firmato l’accordo quadro
Oltre 40 famiglie all’improvviso senza reddito, parte finalmente l’iter per la “cassa”

Palazzo Strozzi, presidenza della Regione Toscana
FUCECCHIO (Firenze). È stato firmato l’accordo quadro relativo alla crisi della Pegaso di Ponte a Cappiano, nella zona di Fucecchio: c’è l’impegno del liquidatore a chiedere la cassa per cessazione dalla data della messa in liquidazione dell’azienda (13 agosto) fino a fine anno e c’è «la disponibilità del liquidatore all’eventuale proroga fino al 2026 se finanziata». A darne notizia è la Regione Toscana sottolineando che a questo esito hanno lavorato istituzioni, organizzazioni sindacali, Agenzia Regionale Toscana per l’Impiego (Arti) e Unità di crisi della Regione Toscana. Sempre da parte dell’istituzione regionale si precisa che è partita anche l’istanza al ministero del lavoro con cui si apre la procedura per la richiesta dell’ammortizzatore sociale.
È questo il primo tassello per dare una via d’uscita allla situazione di questa conceria che viene presentata come una storica realtà imprenditoriale del distretto della pelle a cavallo fra le province di Pisa e di Firenze. I sindacati l’avevano chiesto al curatore fallimentare e alle istituzioni: da un lato, nell’immediato dare continuità di reddito a 43 famiglie travolte di punto in bianco dalla mancanza di lavoro; dall’altro, esplorare ogni possibilità per continuare l’attività anche attraverso la cessione delle attività.
«La bomba è esplosa il 6 agosto – riferisce il quotidiano sindacale “Conquiste del lavoro” di area Cisl – quando la proprietà, contravvenendo agli impegni presi solo pochi giorni prima con Femca-Cisl e Filctem-Cgil, ha messo in liquidazione la società, lasciando senza lavoro e senza stipendio i propri lavoratori». I dirigenti sindacali riferiscono che l’azienda aveva comunicato che le difficoltà sarebbero state affrontare dopo l’estate, poi all’improvviso «senza avvertirci o comunicarci niente» pochi giorni più tardi i vertici aziendali hanno messo in moto la procedura di liquidazione giudiziale.
L’istanza di cassa per cessazione – viene fatto rilevare – è supportata dall’accordo di progetto per l’attivazione di percorsi di ricollocazione collettiva, utilizzando anche gli incentivi regionali all’assunzione, a favore delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti.