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CONFCOMMERCIO

La “strage” dei giovani imprenditori: ne sono spariti 193mila in 13 anni

In calo quasi otto volte più forte rispetto al quelle di chi ha oltre 35 anni

Matteo Musacci, presidente Giovani Imprenditori di Confcommercio

MILANO. Rispetto all’inizio dello scorso decennio – insomma, nel giro di 13 anni – sono state cancellate dalla geografia imprenditoriale qualcosa come quasi 193mila imprese in mano a persone sotto i 35 anni: oltre 63mila nell’Italia del nord, quasi 88mila in quella del Mezzogiorno e ben più di 41mila nella parte centrale della penisola. Sparita più di una ogni tre imprese giovanili tanto nella nostra zona, l’Italia centrale (34,1%), quanto nel Meridione (34,8%). Una strage: e se è vero che anche la popolazione in età 25-39 anni è diminuita (meno 20%) assai più che il totale della popolazione, è comunque vero che al netto del calo demografico si è proprio assottigliata la voglia di imprenditorialità fra i giovani. Di quanto? Almeno otto punti percentuali.

Su scala nazionale le imprese di under 35 sono diminuite del 30,6%, quasi otto volte di più se paragoniamo questo dato “generazionale” a quello riguardante l’imprenditoria al di sopra dei 35 anni. Risultato: se nel 2011 le aziende giovanili sfioravano il 12% del totale, adesso sono ben al di sotto del 9%.

Il report dell’ufficio studi della più grande rappresentanza d’impresa in Italia (più di 700mila aziende associate) indica le conseguenze di questo restringimento della galassia delle imprese in mano a giovani:

  • se la percentuale di imprese di under 35 fosse rimasta la stessa che nel 2011 oggi «il Pil italiano oggi sarebbe tra i 49 e i 65 miliardi di euro più alto»
  • c’è un legame fra imprese giovanili e occupazione giovanile: i giovani lavorano soprattutto nelle imprese con meno di cinque anni di vita e a prevalente conduzione giovanile
  • una più alta percentuale di imprese giovanili avrebbe una maggior propensione agli investimenti in tecnologie digitali («registrano performance migliori in termini di fatturato, occupazione e crescita nel medio periodo»).

Tradotto: non è per sciocco giovanilismo di facciata che occorre invertire la tendenza, magari con «incentivi e regimi fiscali agevolati, in grado di ridurre il costo di avvio di un’attività». Le start-up giovanili – è stato detto –  presentano «rischi maggiori e costi finanziari più elevati, rendendo indispensabili strumenti pubblici di garanzia». Del resto, nel dossier si segnala che «favorire l’imprenditoria giovanile non è solo un vantaggio per i singoli imprenditori: produce effetti positivi sull’intera collettività». Aggiungendo però: «Senza un intervento mirato dello Stato, il numero di imprese giovanili sarebbe inferiore a quello socialmente ottimale».

Sono queste le cifre (e le considerazioni) finite sotto gli occhi del forum nazionale dal titolo “L’importanza dei giovani imprenditori per la crescita economica”: l’hanno messo in piedi a Milano, nel quartier generale di Palazzo Castiglioni, i Giovani imprenditori di Confcommercio con la sedicesima edizione di una iniziativa che ha richiamato più di 400 giovani imprenditori da tutta Italia. Fra gli ospiti, il vicepremier-ministro Matteo Salvini e il presidente del Senato, Ignazio La Russa, oltre allo storico leader di Confcommercio nazionale Carlo Sangalli e al numero uno dei Giovani di Confcommercio, Matteo Musacci.

Nell’opinione di Sangalli c’è bisogno di creare «un contesto generale favorevole: la diffusione tra le nuove generazioni dell’utilizzo dei grandi contratti collettivi del lavoro che tutelano lavoratori e imprese» così come occorrono «incentivi e regimi agevolati, che riducano in particolare il carico fiscale». Con una sottolineatura che richiama il dossier: «Senza nuove energie imprenditoriali, il Paese rischia di invecchiare non solo demograficamente ma anche economicamente e culturalmente».

Per  Matteo Musacci, alla testa dei Giovani imprenditori di Confcommercio, che si tratti di accogliere un’eredità imprenditoriale con il passaggio generazionale o che si cominci una nuova impresa, l’imprenditorialità giovanile è «una spinta naturale del sistema Paese all’innovazione, alla sostenibilità e alla crescita».

Matteo Salvini al forum dei Giovani Imprenditori di Confcommercio

Nel suo intervento il vicepresidente del consiglio, Matteo Salvini, ha sottolineato l’importanza di sostenere i giovani imprenditori che vogliono investire nel nostro Paese. Parlando di quel che lo ha soddisfatto di più nella legge di bilancio, torna a insistere sulla pace fiscale («una rottamazione giusta, attesa da oltre vent’anni, che consente a famiglie e imprese di ripartire, con un mutuo di nove anni e una rateizzazione equa, sostenibile, uguale per tutti»). Quanto alla “voglia di futuro”, la vede in  due simboli: l’uno è il Ponte sullo Stretto, l’altro sono le Olimpiadi di Milano-Cortina.

Il forum è stata anche l’occasione per la terza edizione del premio “Alessandro Ambrosi” dedicato alle giovani imprese del Sud ad impatto sociale. L’ha vinto l’impresa “Capuano” di Foggia: è una impresa giunta alla terza generazione di due famiglie di pescatori e commercianti di pesce. Ha aperto uno stabilimento per il confezionamento di pesce in imballaggio sostenibile, tra i primi in Italia («il pesce viene consegnato in cassette DuWo in propilene, anziché in polistirolo»). Fra le ragioni del premio il fatto di avere identificato questa azienda come «un esempio concreto di imprenditoria giovanile del Sud Italia, capace di coniugare radicamento territoriale, cultura del lavoro e contributo attivo al tessuto economico e sociale locale». È da aggiungere che la giuria ha anche assegnato una menzione a “Hygge Dolce Quotidiano” di Bisceglie.

Pubblicato il
23 Ottobre 2025

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