Marina di Pisa il “laboratorio a cielo aperto” di resilienza climatica
Soluzioni ispirate alla natura per proteggere la costa dagli eventi estremi

Marco Frey, coordinatore Cisc
PISA. Come proteggere le infrastrutture critiche locali dagli eventi climatici estremi nell’area mediterranea, meglio se «combinando soluzioni ispirate alla natura con pratiche ingegneristiche». Ne è nato un progetto che coinvolge Scuola Superiore Sant’Anna, Università di Firenze e Regione Toscana: il sito pilota è rappresentato dalla località di Marina di Pisa, per via delle frequenti mareggiate che talvolta hanno causato ingenti danni alle infrastrutture e attività locali.
Se ne è discusso nell’assemblea generale del progetto “Horizon Europe Med-Iren” con una due giorni di incontri, workshop e laboratori interattivi in cui gli oltre sessanta partner del progetto, assieme a rappresentanti istituzionali e i soggetti coinvolti provenienti da diverse regioni europee. In questo modo sono stati condivisi i risultati finora raggiunti e pianificate le prossime fasi di lavoro. Al centro dell’attenzione – è stato affermato – un approccio basato sulla natura per «salvaguardare le società mediterranee da inondazioni, incendi boschivi, ondate di calore, erosione costiera e altri pericoli climatici che minacciano settori critici come i trasporti, le risorse idriche, l’energia e i servizi sociali».
L’area del Mar Mediterraneo – viene messo in risalto – è stata a lungo riconosciuta come «luogo a forte rischio climatico, subendo ondate di calore prolungate, secche importanti, incendi devastanti e inondazioni». Le condizioni estreme possono «causare potenziali danni a infrastrutture critiche, limitando mobilità e distruggendo sistemi di approvvigionamento idrico ed energetico, influenzando negativamente le attività umane, incluso le imprese e gli ecosistemi locali».
La Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa è coinvolta nel progetto con il Centro di ricerca interdisciplinare sulla Sostenibilità e il Clima mentre il professor Lorenzo Cappietti coordina il team dell’Università di Firenze.
È da aggiungere che il progetto prenderà corpo in cinque regioni del Mediterraneo: Granollers (Spagna), Provenza-Alpi-Costa Azzurra (Francia), Ischia (Italia), Toscana (Italia), Egaleo (Grecia). Le soluzioni e gli interventi saranno replicati in quattro regioni dell’Unione Europea: Larnaka (Cipro), Sitia (Grecia), Burgas (Bulgaria), Helsinki (Finlandia).
Nei giorni scorsi i progressi del progetto sono stati presentati a Pisa nell’aula magna della Scuola Sant’Anna, al quale hanno fatto seguito laboratori interattivi in cui diversi portatori di interesse hanno messo a punto buone pratiche orientate a soluzioni basate su un approccio impostato alla natura. I partecipanti hanno anche preso parte a un sopralluogo a Marina di Pisa: è stata l’occasione – è stato sottolineato – per osservare da vicino il contesto costiero locale e le sfide legate alla gestione e all’adattamento ai cambiamenti climatici.
La seconda giornata dell’iniziativa si è spostata a Firenze per analizzare, all’interno di workshop tematici sull’evoluzione della fascia costiera: l’ha sponsorizzata l’Unesco, l’ha organizzata l’ateneo fiorentino in tandem con il Gruppo Nazionale per la Ricerca sull’Ambiente Costiero (Gnrac). Coinvolti esperti, istituzioni e rappresentanti di enti nazionali ed europei: hanno presentato esperienze e strategie innovative per l’adattamento costiero ai cambiamenti climatici.











