“Boomer” e felici: queste le aziende dove gli over 55 si trovano meglio
«Nel Paese che invecchia diventa strategico il ruolo dei lavoratori senior»
MILANO. Questo non sarà un Paese per giovani, se guardiamo agli standard di disoccupazione giovanile e al livello delle buste paga per chi è alle prime armi nella carriera fra lavoricchi sottopagati e posti precari. La crescita occupazionale di cui si parla continuamente in tv non ha a che fare con una folla di nuove leve bensì con la permanenza nei ranghi dell’attività lavorativa per gli ultrasessantenni che vedono allontanarsi l’età del pensionamento: diventa perciò idispensabile per le aziende riuscire, in un Paese in rapido invecchiamento, ad avere la capacità di valorizzare i collaboratori over 55 come strumento di trasformazione organizzativa e di produttività sempre più determinante.
Lo segnalano i dati diffusi dall’Istat. In Italia l’occupazione tra gli ultracinquantenni continua a crescere: nel settembre scorso, in questa fascia d’età si contavano 10 milioni 275mila occupati, 24mila in più rispetto ad agosto 2025 e il 5,1% in più a confronto con dodici mesi prima. Segno che la presenza dei lavoratori “senior” nel tessuto produttivo italiano non solo è stabile, ma in costante espansione.
Ecco che “Great Place to Work” ha messo in pista la prima edizione della classifica di “Best Workplaces for Senior 2025”: è stato ascoltato il parere di un campione di 2.711 collaboratori over 55 dal quale è scaturito il gruppo delle «20 migliori aziende che si sono distinte per la qualità dell’ambiente di lavoro e per la capacità di coinvolgere e valorizzare i collaboratori senior». I risultati di quest’analisi evidenziano come nelle organizzazioni caratterizzate da un alto livello di fiducia e da una cultura realmente inclusiva, i collaboratori senior non siano una popolazione “in attesa di pensione” bensì, al contrario, «una risorsa attiva, motivata e portatrice di valore, capace di contribuire in modo concreto alla crescita e alla sostenibilità delle imprese italiane».
Nelle migliori 20 organizzazioni premiate, i lavoratori over 55 rappresentano, in media, più di un quinto (21%) della popolazione aziendale, un dato che conferma la loro presenza strutturale e trasversale». Il “ranking” mostra una distribuzione equilibrata anche rispetto alla dimensione delle organizzazioni eccellenti con 4 aziende extra-large con oltre mille collaboratori, due “large” (più di 500 collaboratori ma meno di mille), 8 “medium large” (tra 150 e 500 collaboratori) e 6 “medium small” (tra 50 e 150 collaboratori).
Anche la varietà settoriale è ampia: il 25% delle organizzazioni “Best Workplaces for Senior” – viene fatto rilevare – appartiene al comparto biotecnologia e prodotti farmaceutici, il 15% all’information technology e alla manifattura & produzione. Seguono: servizi finanziari & assicurativi e i servizi professionali (10%) mentre chiudono i settori più rappresentati agricoltura, assistenza sanitaria, retail, telecomunicazioni e trasporti (5%). Secondo “Great Place to Work”, questi dati indicano che l’attenzione al benessere dei “senior” «non è appannaggio di un solo settore, ma riflette un interesse crescente e trasversale da parte delle organizzazioni nel garantire condizioni di lavoro di qualità e valorizzazione strategica delle competenze».
Nei “Best Workplaces for Senior” il Trust Index, cioè l’indice di fiducia medio dei collaboratori, raggiunge l’88%, un dato superiore di dieci punti rispetto a quanto fatto registrare dalle aziende certificate come “Great Place to Work” ma non ancora entrate in classifica. Divario che si amplia ancora di più, arrivando a 30 punti percentuali nel confronto con il dato delle aziende non certificate (58%), realtà che hanno scelto di avviare un percorso con “Great Place to Work”, pur non raggiungendo ancora i requisiti per la certificazione. La differenza arriva addirittura a a 46 punti, praticamente l’una è la metà dell’altra, nel raffronto con la condizione media del lavoro in Italia, rilevata tra gli over 55 grazie allo “European Workforce Study”, indagine condotta su oltre 25mila lavoratori italiani fuori dal network “Great Place to Work”.
I risultati mostrano come, nelle realtà premiate, il sentirsi accolti nel momento dell’assunzione (97%), l’imparzialità di trattamento indipendentemente dall’origine etnica e dal sesso (97% e 95%), la possibilità di potersi assentare dal lavoro quando un collaboratore pensa di averne bisogno (95%) sono tutti indicatori che «riflettono un clima organizzativo percepito come sicuro, inclusivo e affidabile» da parte dei collaboratori senior.
Quali sono le 20 migliori realtà italiane per cui lavorare secondo gli “over 55”? Al primo posto della classifica si posiziona Cisco, leader mondiale nelle tecnologie che trasformano il modo con cui le persone si connettono, comunicano e collaborano, attraverso reti intelligenti e architetture che integrano prodotti, servizi e piattaforme software.
«Sul secondo gradino del podio – sottolineano dal quartier generale di “Great Place to Work” – troviamo Bristol-Myers Squibb, azienda biofarmaceutica globale con la missione di scoprire, sviluppare e rendere disponibili farmaci innovativi che aiutino i pazienti a combattere gravi malattie. A completare il podio c’è Servier Italia, realtà attiva nel settore farmaceutico parte del gruppo internazionale Servier, che coniuga innovazione terapeutica e attenzione al benessere dei propri collaboratori.
Seguono in classifica: Fenix Pharma (biotecnologia e prodotti farmaceutici), Allianz Technology (information technology), Vianova (telecomunicazioni), AbbVie (biotecnologie e prodotti farmaceutici), Micron Technology (manifattura e produzione), Wide Group (servizi finanziari e assicurativi), Timac Agro (agricoltura), Galileo Life (assistenza sanitaria), Rehau (manifattura e produzione), Dhl (trasporti), Arthur D. Little (servizi professionali), Tp (servizi professionali), Experian (information technology), Td Synnex (retail), Gruppo Sapio (manifattura e produzione), Biogen (biotecnologia e prodotti farmaceutici) e Assimoco (servizi finanziari e assicurativi).
«La prima edizione del “ranking” denominato “Best Workplaces for Senior” nasce da un’urgenza demografica e organizzativa», dice Alessandro Zollo, amministratore delegato di “Great Place to Work Italia”. «In un Paese come l’Italia in cui, nei prossimi anni, la popolazione attiva al di sopra dei 55 anni crescerà in modo significativo, la capacità delle aziende di valorizzare questa fascia di collaboratori diventerà sempre più un fattore di competitività strategico». Poi rincara la dose: «Questa trasformazione impone un cambio di paradigma alle organizzazioni, e in particolare alle funzioni che si occupano di risorse umane. Un tempo, un ultracinquantacinquenne era considerato vicino all’uscita dal mercato del lavoro mentre oggi, e sempre più lo sarà nei prossimi decenni, si tratta invece di persone pienamente attive, con competenze consolidate, ruoli chiave e ancora molti anni di contributo professionale davanti a sé». A giudizio di Zollo, per le organizzazioni la sfida sta nel creare condizioni e politiche aziendali in grado di valorizzare l’esperienza dei lavoratori “senior”, garantendo «ambienti inclusivi e stimolanti, percorsi di crescita e apprendimento, capacità di “coaching” e trasferimento di network e abilità consolidate oltre a modelli di leadership e cultura organizzativa in grado di integrare efficacemente generazioni diverse».











