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L’INAUGURAZIONE/1

I Neri e la parabola della nave che viene (quasi) dal circolo polare

L’appalto Eni vinto a sorpresa, poi la corsa contro il tempo per trovare un battello

Foto di gruppo per la famiglia Neri davanti alla nuova nave “Nos Leo” in occasione della cerimonia di “battesimo” nella sede dell’azienda in porto a Livorno

LIVORNO. All’inaugurazione del “Nos Leo”, l’ultimo arrivato nella flotta, l’imprenditore Piero Neri avrebbe potuto seguire passin passino quel che il copione standard prevede in casi come questo: fare la ruota del pavone. Cioè, mostrare al colto e all’inclita un successo tirato a lucido: l’ingresso della ditta nella galassia di fornitori di servizi di Eni, la multinazionale del “cane a sei zampe”; il “battesimo” di una nuova unità di alto livello; il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, che fa cento chilometri per essere presente e lodarlo pubblicamente come esempio di imprenditore che fa funzionare l’ingranaggio dei reinvestimento degli utili creando ricchezza e lavoro (lo dirà poi anche il vescovo Simone Giusti, perfino durante la benedizione). Avrebbe potuto usare una sceneggiatura fotocopia: guardate, ammirate e applaudite. Baci, abbracci, buon buffet, calici frizzanti e brindisi.

Non è andata così: del resto, poteva immaginarselo chi l’aveva visto a 72 anni mettersi alla testa della sua squadra come “comandante in capo”, ma di quelli che stanno nella prima linea, sotto un libeccio dannato guidare le operazioni del disincaglio della nave “Sigma” finito a incagliarsi a venti metri dalla riva. Deve averglielo insegnato nonno Tito che l’imprenditore non è uno che sta lì a contare i soldi ma semmai uno che sa metterli in gioco: chi fa impresa «né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: / “più in là”!» (cit. “Maestrale”, appunto).

Parlando con i figli

Ecco che Piero Neri racconta la “Nos Leo” story senza spleen apologetico. Cominciando dall’inizio: da quando in una riunione di famiglia si discute come diversificare le attività del gruppo. In effetti, è già da un pezzo che Neri non significa più solo rimorchiatori, anzi forse neanche soprattutto rimorchiatori: i figli credono negli investimenti in attività a terra, Piero Neri racconta che lui si sente legato alla «tradizione familiare che viene dal mare». L’occasione è un appalto messo in pista da Eni, e francamente è una strada tutta in salita, visto che del colosso petrolifero italiano non sono finora stati fornitori. Oggetto: i servizi tecnico-marittimi in appoggio alle piattaforme petrolifere offshore nel mare davanti alle coste siciliane di Gela e Licata.

Lo dice chiaro e tondo: non pensava di vincere, e forse non lo voleva nemmeno fino in fondo. A luglio l’offerta, in agosto la comunicazione di Eni che Neri è in “finalissima” per l’ultimo sprint in vista dell’aggiudicazione (la “short list” dei pretendenti). E alla fine il verdetto: la ditta Neri l’ha spuntata, ha vinto l’appalto. Esultanza ok, ma occhio che ora i problemi si moltiplicano: adesso la nave-appoggio bisogna avercela davvero. Per chi sente la responsabilità della dynasty familiare che risale ai tempi del padre del leggendario nonno Tito, guai anche solo pensare di fare una figuretta in mondovisione perché costretti a rinunciare.

La nuova nave della flotta Neri nel porto di Livorno: è il giorno della cerimonia per assegnarle il nuovo nome

A caccia di una nave a ferragosto

È agosto e nel quartier generale dell’impresa di famiglia non pensano granché a ferie, ombrellone e infradito: c’è da rivoltare il mondo per scovare questa benedetta nave. E non una nave normale bensì una nave ad alto grado di complessità: deve trasportare persone e materiali, deve sapere fare l’antincendio, deve tirar via gli ancoraggi della piattaforma in caso di necessità, deve perimetrare e debellare eventuali sversamenti inquinanti, e via dicendo. L’imprenditore livornese non smentisce l’aplomb sobrio e misurato, dunque il racconto è in “retto tono”, accenti bassi. In realtà, nel bel mezzo della stagione delle ferie parte la corsa contro il tempo per procurarsi la nave-appoggio richiesta: niente da fare per quelle con gli standard sufficienti, bisogna puntare nella fascia più in alto. Ne salta fuori una, l’hanno trovata a nord delle isole Shetland, fra la Scozia e il circolo polare artico. «L’abbiamo presa subito, – dice l’imprenditore livornese – neanche immaginabile mettersi a tirare sul prezzo anche solo per un dollaro».

Basta così? No. Sono quattro anni che la società di famiglia non acquista un nuovo rimorchiatore: in realtà nella società che opera in Grecia hanno investito per rinnovare la flotta, ma sul fronte italiano no. Ma è impossibile rimediare in quattro e quattr’otto: i tempi di consegna ormai talvolta arrivano a due anni dall’ordinativo.

A tu per tu con il “signor Suez”

Come cavarsela? Capita che qualcuno in casa scova chissà dove la notizia che l’Authority del Canale di Suez ha ordinato dieci rimorchiatori nuovi. «Ma adesso che gli è piombata addosso la crisi dei traffici, cosa se ne faranno?». In casa Neri, si sa, la parola “rimorchiatore” non suona mai come una parola qualsiasi: tutti quanti sono cresciuti fin dai ragazzini sentendoli come “casa”, e Corrado Neri, il figlio di Piero, è nel team di vertice dell’Assorimorchiatori. All’inizio è tutt’al più una curiosità, ma è un attimo e si trasforma in una idea imprenditoriale. Ecco Piero Neri in Egitto, a Ismailia: l’indirizzo giusto è El-Shaheed Abd El-Moneim Riad Road, al settimo piano dell’Al-Irshad Building stringe la mano all’ammiraglio Oussama Mounier Mohamed Rabiee che si sta facendo in quattro per convincere i big delle flotte a tornare a passare da Suez. E sì, in effetti, la proposta di quell’imprenditore venuto da Livorno di rilevare i contratti di qualche rimorchiatore gli torna proprio bene per alleggerire quell’ordinativo che rischiava di essere pesante.

D’altronde, quel cognome italiano se lo ricorda: sono passati parecchi anni ma non si è perso il ricordo del salvataggio che gli uomini della ditta Neri compirono impedendo a una nave di affondare in un punto che avrebbe probabilmente bloccato il transito dal Canale.

Si mettono d’accordo per il subentro nel contratto di costruzione di quattro rimorchiatori già ordinati in un cantiere egiziano: due con consegna prima della prossima estate, altrettanti nei primi mesi del 2027. Con un doppio vantaggio: da un lato, si accorciano i tempi rispetto a partire da zero con l’ordine di costruzione; dall’altro, quei mezzi sono simili a quelli di una classe che la ditta Neri ha già a banchina.

L’imprenditore Piero Neri nel giorno dell’ “inaugurazione” della nuova nave “Nos Leo”: è intervistato dalle giorrnaliste Silvia Meccheri e Giulia Sarti

La parabola, il vescovo e il mestiere dell’impresa 

La parabola è trasparente, il vescovo lì davanti potrebbe insegnarlo con qualche versetto: l’impresa rischia, butta il cuore oltre l’ostacolo, ma di ostacoli ne incrocia chissà quanti, salvo arrangiarsi a superarli tutti. Non è stata così anche l’inaugurazione? Sotto un vento da est diaccino e beffardo, con la costante minaccia di una nuvolaglia che promette acquazzone. Con l’accesso in porto cambiato in extremis: varco Valessini bloccato, dirottati tutti su varco Zara, con la strada lungo la calata del Magnale ingolfata da un senso unico alternato, poi i lavori della ferrovia interna e financo il rifacimento del manto stradale. Figurarsi che, per completare il quadro, nel momento-clou in cui la madrina, Gabriella Poli, moglie di Piero Neri, manda la bottiglia a infrangersi contro la nave una beffarda raffica di vento è sembrata frenarne la corsa: se pensate che sia cosa da niente non ha presente le scaramanzie del mondo marittimo in casi come questo…

No, non è finita neanche qui. Avevate dimenticato che c’è il rebus della Darsena Europa? La famiglia Neri e la famiglia Lorenzini (e Grifoni) sono soci di Msc nell’idea di farsi avanti con il progetto della nuova infrastruttura: ora il ministro Salvini ha in mano tutto quel che serve per fare i decreto di nomina, compreso quello di Davide Gariglio, presidente in pectore dell’Authority livornese (e presente all’inaugurazione).

Detto per inciso, la nuova maxi-Darsena non è affatto semplicemente un terminal contenitori in più (è quello che vorrà farvi credere chi la avversa così come che è inutile perché c’è sovracapacità di offerta di piazzale) ma una espansione a mare che elimina le strozzature e accogliere così le portacontainer sopra i 9mila teu e, al tempo stesso, offre spazi di banchina e piazzali per una serie di altri traffici che hanno una disperata fame di aree. Ma questa, inutile dirlo, è già un’altra storia.

Mauro Zucchelli

L’imprenditore livornese Piero Neri e la moglie Gabriella, madrina della cerimonia di “battesimo” della nuova nave, insieme all’equipaggio del “Nos Leo” (guidato da Giuseppe Arena) e all’amministratore delegato, comandante Enrico Nucci

Pubblicato il
8 Novembre 2025
di MAURO ZUCCHELLI

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