Capo Verde: la nuova frontiera africana della strategia marittima francese

Capo Verde, il porto di Mindelo
Espulsa dal Sahel dopo le rivoluzioni che, mediante cosiddetti “colpi di stato”, hanno rivoluzionato il panorama delle alleanze internazionali in Africa, la Francia è alla continua ricerca di nuovi partner continentali. Che, al momento, sta trovando in parte nell’Africa Orientale (con investimenti sul gas da parte della Total in Mozambico e in Tanzania), in parte in quella occidentale. E Capo Verde, soprattutto per le questioni marittime, rappresenta un partner potenzialmente interessante.
Qualche mese fa, a margine della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano (Unoc3), i due paesi hanno firmato un primo protocollo d’intesa all’interno del programma “Blue Port”, che dovrà essere implementato, nel piccolo arcipelago africano, dal ministero del mare e da Enapor (Ente Nazionale dei Porti), con finanziamento parziale dell’Agenzia Francese di Sviluppo.
L’iniziativa è parte del “Global Gateway”, un programma europeo per la costruzione di infrastrutture a livello mondiale, per un investimento totale di 300 miliardi di euro fra il 2021 e il 2027. La priorità, in termini geografici, è investire in Africa, in settori quali innovazione tecnologica, transizione energetica, educazione, cercando di contrastare la cinese “Belt and Road Initiative”.
La Francia ha da tempo sviluppato, su impulso soprattutto del Ceser de l’Atlantique (Consigli Economici Sociali e Ambientali Regionali dell’Atlantico), una strategia marittima e un piano d’azione per l’Atlantico, con l’obiettivo di trasformare questa componente marittima da periferica a un’interfaccia geostrategica per le politiche europee, di cui il governo transalpino sarà il capofila. È quanto è scritto nel rapporto del 2023 del Ceser (qui il link al report), enfatizzando i rischi di eventi estremi di tipo ambientale, e valorizzando il patrimonio comune dei Paesi atlantici, da preservare e valorizzare.
Da questi presupposti è nata l’idea di un arco atlantico, che necessita di politiche di cooperazione, di cui il programma Interreg Espace Atlantique rappresenta il principale strumento per sviluppare meccanismi di coesione di quattro Paesi atlantici europei: Spagna, Portogallo, Francia e Irlanda. Il rapporto non nasconde le ambizioni politiche francesi nel ruolo di guida di questo progetto, così come la necessità di allargare a Paesi partner africani le azioni di interesse comune.
Il rapporto con Capo Verde si inserisce in questo contesto, fra obiettivi politici, economici e geostrategici rispetto a un’area – quella nord-atlantica africana – ormai decisiva per diversi fattori: dalla sicurezza ai flussi migratori, dal traffico di droga alle risorse ittiche, fino alla presenza di terre rare, petrolio e gas che fanno gola a un paese dalla lunga esperienza coloniale e post-coloniale come la Francia.
Per il momento, l’accordo col governo di Praia prevede l’ampliamento e modernizzazione di tre porti (Mindelo, Santo Antão e Palmeira), ma probabilmente anche il porto della capitale sarà incluso nel progetto, insieme al cantiere navale Cabnave di Mindelo. Tali attività si inseriscono all’interno di politiche di pattugliamento della pesca illegale che Unione Europea e Francia, in particolare, hanno da tempo sviluppato insieme al governo capoverdiano, mentre il paese guidato da Macron ha ottenuto lo statuto, sin dal 2018, di osservatore associato presso la Cplp (Comunità dei Paesi di Lingua Ufficiale Portoghese), al fine di approfondire i rapporti con gli stati membri, fra cui Capo Verde.
Lo spostamento degli interessi africani francesi è appena iniziato, tuttavia la diplomazia transalpina ha già gettato ottime basi affinché ciò che ruota intorno a quel pezzo di Atlantico non sfugga al controllo (e agli interessi) di Parigi, unendo prospettive europee con quelle africane.
Luca Bussotti
(professore ordinario visitante, Universidade Federal do Espírito Santo, Vitória, Brasile; Universidade Técnica de Moçambique, Maputo, Mozambico)











