Il Ricci-pensiero su interporti e illusioni
Il presidente di UIR Alessandro Ricci ci ha inviato la seguente nota
ROMA – Gentilissimo direttore, ho letto il commento che ha voluto riservarmi nei giorni scorsi e desidero trasmetterle il nostro rapporto 2012 che si basa sui dati 2011.
[hidepost]Noto con piacere che Lei ha ben presente la mole di attività che la associazione che rappresento ha messo in campo in questi anni, anche se forse le sfugge il percorso che abbiamo intrapreso finalizzato ad una piena razionalizzazione della rete degli interporti. Ho più volte detto pubblicamente che non è utile e necessario costruire nuove strutture e che anche fra quelle esistenti è necessario individuare delle priorità. Abbiamo avanzato precise proposte per un piano nazionale dell’intermodalità concentrando le azioni in alcune aree del nostro paese. Abbiamo lavorato a livello Europeo, nell’ambito delle politiche di revisione dei corridoi per offrire ai decisori politici un quadro della nostra rete sostenibile con gli standard richiesti. Abbiamo sostenuto un progetto di legge di riforma del quadro normativo degli interporti che coniuga razionalizzazione, semplificazione, efficienza oltre a fare chiarezza sulle competenze fra i diversi livelli istituzionali. Abbiamo lavorato non solo avendo a riguardo la difesa degli interessi specifici dei nostri soci (legittimamente) ma tenendo sempre a riferimenti gli interessi generali del nostro Paese. Come potrà ben vedere da questo rapporto, si evidenzia quanti e quali sono gli interporti che hanno ragionevole possibilità di sviluppo e vedrà che forse le nostre idee non sono molto distanti dalla sua riflessione o da quella dei suoi interlocutori che il mondo degli interporti conoscono bene avendoci lavorato ed avendone anche gestito uno (Cervignano, per la verità con scarso successo). Forse potrà comprendere che lo “sbattimento ” a cui mi sono sottoposto in questi anni ha certamente prodotto una indubbia visibilità per me, per l’associazione, per l’interporto che presiedo ma ha anche consentito l’affermazione della consapevolezza fra i Soci interportuali della necessaria razionalizzazione e del ruolo che possono esercitare per contribuire ad una logistica efficiente e le posso assicurare che non era cosa scontata. Con piacere sono disponibile ad una chiacchierata per dirimere dubbi ed incomprensioni.
Con cordialità. Alessandro Ricci.
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Caro presidente, per prima cosa la ringrazio per le sue considerazioni. Non sono tra coloro che credono di avere la verità assoluta in tasca: e sono convinto che dal confronto delle idee nasca sempre qualcosa di positivo.
Peraltro non è solo Maneschi a pensare che gli interporti in Italia siano troppi: ed avendo io una certa età (eufemismo per non dirle che ho 75 anni) ed avendo lavorato in questo campo da oltre 50 anni, ho seguito la genesi di molti interporti, conoscendone che le ragioni di essere: che molto spesso hanno avuto poco a che fare con la logistica, con gli interessi del Paese e con la ricerca del meglio dell’intermodalità.
So bene, perchè cerco di documentarmi, del suo impegno: so anche bene dei punti di forza del suo interporto di Bologna (io curo la parte economico-marittima del gruppo QN e probabilmente avrà visto qualche volta la mia firma anche sul Carlino): ho qualche dubbio sul fatto che tutti i soci di Uir abbiano la sua capacità e puntino sull’interesse generale piuttosto che a conservarsi una poltrona.
Tutto ciò premesso, la ringrazio della sua offerta di un colloquio più approfondito: che a me personalmente e al mio giornale interessa molto. Nel frattempo ospiterò la sintesi del rapporto che mi ha inviato e se me lo consente anche la sua nota; perché non sono abituato a censurare chi mi spiega le proprie ragioni.
Cordialmente. Antonio Fulvi.
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