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L’Italia aumenta l’export ma la crisi blocca l’import

Si fa sentire il proseguo del blocco dei consumi interni – Russia e Turchia in controtendenza sul nostro mercato ma il conto globale è negativo – La ripresa Usa

ROMA – Impennata nell’export verso i paesi extra-Europa, ancora caduta dell’import: l’Istat sintetizza così i dati relativi al gennaio scorso. Con un altro elemento significativo: la bilancia commerciale con i paesi non europei dimezza il deficit rispetto al gennaio dell’anno precedente (da 5,2 miliardi di euro a “soli” 2,3 miliardi).
[hidepost]Quest’ultimo può sembrare un elemento solo positivo, ma va letto – sottolinea l’Istat – anche in chiave più riflessiva: a testimonianza che lo sforzo delle imprese italiane più sane ad esportare non è stato bilanciato dai consumi interni, che continuano drasticamente a tirare la cinghia, e creano drammatiche situazioni in tutta la catena commerciale interna. Fino a quanto reggerà questa compressione feroce dei consumi? Non è dato sapere: e certo la situazione politica del paese dopo le ultime elezioni non aiuta certo a prevedere il bel tempo.
Torniamo alle cifre: l’export extra-Ue a gennaio è cresciuto del 17,7% su base annua e del 3,9% rispetto al dicembre scorso. In parole povere, vuol dire che il 2012 ha “salvato” su base annua le aziende più vocate ai mercati dell’export non europei, in particolare il Medio e Far East. Le cifre fornite dall’Istat sono significative in questo senso: l’export verso il Sud-Est asiatico è cresciuto del 32,2%, la zona Opec del 26,1%, il Giappone del 25,6%, la Cina del 24,6%. Anche gli Stati Uniti hanno cominciato a “bere”: con una crescita del 20,1%. Da sottolineare che tra i paesi dove il nostro export è crollato c’è l’Iran, non tanto per la poca appetibilità dei nostri prodotti quanto per l’embargo legato al programma nucleare di Teheran. Per tornare agli Stati Uniti, sembra che i dati di gennaio non vadano considerati una eccezione, ma che il mercato statunitense stia ricominciando ad assorbire merci italiane. Può essere un segnale importante per la crisi: la ripresa delle economie mondiali è sempre cominciata dalla ripresa degli Usa.
Il punto dolente rimane quello delle importazioni, che conferma la caduta dei consumi interni, arrivata a livelli estremamente “pericolosi” per la tenuta del sistema. L’Istat rileva che ci sono forti cali di import in particolare dal Giappone (-32%), dall’area Opec (-19,5%, quasi sempre prodotti petroliferi per il calo della domanda interna) e dagli Usa (-16,9%). Crescono invece le importazioni dalla Russia (+23,6%) in particolare per prodotti energetici, dal gas eccetera. Percentuale significativamente alta anche nell’import dalla Turchia (+ 24,9%).

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Pubblicato il
9 Marzo 2013

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