Visita il sito web
Tempo per la lettura: 2 minuti

La nautica è al collasso sparito il mercato interno

Il presidente di UCINa ammette che in Italia si vendono solo briciole rispetto al passato

MILANO – Il bicchiere mezzo pieno è che c’è, forse, qualche timidissimo segno di ripresa dell’interesse. Il bicchiere mezzo vuoto – anzi, quasi totalmente vuoto – è che le aziende italiane della nautica che non hanno mercato all’estero sono alla canna del gas.
[hidepost]Massimo Perotti, neo-presidente di UCINa, è stato chiaro nell’incontro con la stampa presso Il Sole-24 Ore: annunciando il 54° Salone nautico di Genova, che si svolge dal 1º al 5 ottobre, ha detto che “la nautica soffre tantissimo in un Paese come il nostro che sta soffrendo una crisi epocale”. E ancora.” E’ illusorio pensare che la nautica possa andare meglio di come va il Paese”.
Le cifre sono impietose: il comparto è passato da 6,2 miliardi di fatturato del 2008 ai 2,4 miliardi del 2013. E il mercato nazionale è crollato dal 47% antecrisi al 7% attuale, solo 100 milioni dei 2,4 miliardi già detti. Siamo alle briciole. Chiaro che il salone, per quelle aziende che hanno ancora la forza (e la voglia) di correre l’alea di costi ancora alti di partecipazione, sia rivolto in particolare ai sospirati buyers stranieri.
Perotti si è attaccato alle speranze: comprese quelle che vengono alla nautical – a suo dire – dal cambio di regime dal governo dopo i disastrosi interventi del governo Monti (la famigerata tassa di proprietà delle barche che ha desertificato i nostri marina ed ha bloccato le vendite) come la promessa del registro telematico della nautica e l’abbassamento dell’Iva alle barche in transito (ma solo fino al 31 dicembre: un altro assurdo, forse correggibile con un successivo decreto). Poca roba, sia chiaro: perchè per il popolo delle barchette, quello che nei tempi d’oro comprava più di 25 mila motori fuoribordo all’anno, sono tutti interventi che non lasciano traccia. Ed è noto che alcuni grandi marchi (in testa Azimut-Benetti) considerano il salone di Genova “non più strategico” e non ci saranno. Perchè per vendere all’estero considerano molto più importanti Cannes, Montecarlo e Fort Lauderdale negli Usa.
Forse Genova dovrà ripensare al proprio ruolo. La riprova arriverà tra una settimana. Incrociando le dita.

[/hidepost]

Pubblicato il
24 Settembre 2014

Potrebbe interessarti

Avanti adagio, quasi indietro

Potremmo dire, parafrasando Guido Gozzano, che tra gli infiniti problemi che riguardano il nostro mondo attuale, tra guerre e genocidi, ci sono anche le “piccole cose di pessimo gusto”. Tra queste c’è l’incredibile vicenda...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Se Berta ‘un si marìta…

…“E se domani…” diceva un antico refrain musicale. Riprendo le valide considerazioni del nostro direttore sulla sorprendente impasse di alcune nomine presidenziali nelle Autorità di Sistema Portuale soffermandomi su Livorno: Gariglio è stato tra...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Per difendere la pace…

Guerra e pace, più guerra che pace: sembra l’amara, eterna storia dell’uomo. Così, per preservare la pace, sembra proprio che non ci siano che le armi: si vis pacem, para bellum, dicevano nell’antica Roma....

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora

Sempre più droni sul mare

Se ne parla poco, specie dei più specializzati: come quelli subacquei della Wass di Livorno per Fincantieri, o quelli sempre italiani, costruiti però in Romania dall’ingegner Cappelletti della livornese ex Galeazzi. Però adesso Fincantieri,...

Leggi ancora

Porti teu in overcapacity?

Riforma della riforma portuale: l’articolato Rixi che abbiamo anticipato – che naturalmente deve passare anche dalle Camere – punta dunque a coordinare lo sviluppo degli scali, oggi lasciato eccessivamente alla potenza dei singoli “protettorati”...

Editoriale
- A.F.
Leggi ancora
Quaderni
Archivio