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Con il nuovo piano regolatore Livorno alla prova del rilancio

Il documento a lungo atteso si conferma un contenitore che andrà adesso riempito di contenuti concreti per arrivare davvero al riordino delle “aree funzionali” zonizzate

LIVORNO – Si sono sparati paroloni, all’insegna di un’enfasi che se è giustificata dai tempi d’attesa, andrebbe un po’ moderata dal fatto che per attuare quanto oggi approvato ci vorranno anni e anche non pochi scontri di categorie e di gruppi di potere.
[hidepost]Però Habemus Papam: cioè finalmente, dopo 62 anni, il piano regolatore del porto è stato aggiornato e ora c’è un documento che rappresenta una linea-guida coerente e ufficiale. A realizzare quello che prevede – il senso concreto è questo – si spera provvederanno le prossime generazioni di coloro che terranno il bastone di comando, sia a Livorno che a Roma. Ed ha anche senso chiedersi, alla luce del “cosa fatta”, perché ci sono voluti 62 anni per aggiornare un piano che fin dall’inizio era apparso troppo legato a un passato di navi non più attuali. La risposta l’ha data più volte l’allora primo presidente della Port Authority Nereo Marcucci, che piuttosto di metter mano nel ginepraio di norme tutte calibrate per frenare, aveva preferito procedere ad adeguamenti del vecchio piano per varianti. L’uovo subito (ovvero, più di qualche uova subito: dal molo Capitaneria al molo Italia e non solo) piuttosto della gallina dopodomani.
Dove Nereo Marcucci non aveva voluto o potuto osare in due mandati, ce l’ha fatta Giuliano Gallanti in uno. Con il supporto giuridico-tecnico di Massimo Provinciali (ex dirigente apicale del ministero delle Infrastrutture e come segretario generale dell’Authority per legge responsabile in prima persona del piano regolatore) e con la spinta potente – che va riconosciuta – del governatore toscano Enrico Rossi, Gallanti ha portato a compimento l’iter del nuovo piano regolatore. In “zona Cesarini”, cioè all’ultimo giorno utile prima che saltasse tutta la baracca, per la “melina” fatta dal Comune di Livorno: ma ce l’ha fatta. Ed ha dato modo anche al sindaco Filippo Nogarin di apparire da una parte l’ago della bilancia, e dall’altra parte di ottenere una serie di accordi che magari varranno, nel concreto, assai poco, ma fanno bellissima figura nella difesa del territorio e dei posti di lavoro.
Del nuovo piano regolatore approvato all’unanimità mercoledì scorso in consiglio regionale si sa tutto o quasi: compreso il progetto di massima della piattaforma Europa, che i nostri lettori conoscono nei dettagli dal Quaderno dello scorso dicembre. Mette fine (almeno sulla carta) agli storici “pollai” distribuiti a macchia di leopardo nel porto, apre al riordino per “aree funzionali”. Da il via libera alle gare per i bacini di carenaggio, per la “Porto 2000” e avvia la maxi-operazione per il project-financing per la piattaforma Europa, sulla quale la Regione, la Port Authority e anche il governo nazionale si sono impegnati anche con soldoni. Non per questo si può dire che Livorno esce dal pantano e dal “caos poco calmo” (il collega Zucchelli del Tirreno mi perdonerà l’ironia) di questi lunghi tempi di risse e di guerra al massacro per strapparsi l’un l’altro il traffico sacrificando le tariffe. Il piano regolatore del porto c’è: adesso bisogna davvero lavorare insieme per costruirci il porto che Livorno dovrà avere per rinascere. E nessuno s’illude che sarà tutto facile.
Antonio Fulvi

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Pubblicato il
28 Marzo 2015

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