Interporti italiani, la grande sfida riparte dal piano della logistica
Una rete in crescita di efficienza e di impegni anche in relazione ai prossimi trafori alpini – La proiezione come retroporti lungo la costa e il piano per le stazioni di rifornimento del GNL ai mezzi pesanti
ROMA – Partiamo dall’inizio. Cos’è un interporto? Secondo il quadro normativo nazionale, ripreso come elemento-guida anche dall’associazione UIR degli interporti italiani, “si definisce interporto un complesso organico di infrastrutture e servizi integrati gestito da un soggetto imprenditoriale che opera al fine di favorire la mobilità delle merci tra le diverse modalità di trasporto, con l’obiettivo di accrescere l’intermodalità e l’efficienza dei flussi logistici”.
Sembra semplice. Ma come spesso accade, non solo in Italia, una volta definito il principio che i nodi intermodali sarebbero diventati non solo aggregazioni di imprese logistiche ma anche punti di riferimento dei piani di sviluppo pubblici (ferrovie, snodi autostradale, contributi) c’è stata una corsa alla loro nascita. Con il risultato che, così come storicamente è avvenuto per i porti italiani, di interporti oggi ce ne sono forse troppi. E come sempre accade, a fronte di alcuni che sono diventati nodi fondamentali per le merci, altri sono a metà del guado, alla ricerca di una funzione reale che non sia soltanto una velleità della politica locale.
[hidepost]Parole dure? Forse, ma condivise almeno nello spirito, anche da chi negli interporti crede davvero, come lo stesso presidente di UIR Matteo Gasparato un anno fa quando, nell’incontro con il ministro Delrio, mise l’accento sulle difficoltà dei porti italiani rilanciando il principio dell’indispensabile sinergia proprio con gli interporti: quelli, appunto, capaci di dare supporto e sostegno al movimento delle merci.
Oggi, all’inizio di un 2017 che si prospetta non facile per la logistica mondiale, la rete degli interporti italiani continua ad essere forse eccessiva: ma la differenziazione tra gli interporti strategici e quelli che ancora devono confermarsi un ruolo è abbastanza chiara.
Nelle pagine di questa nostra edizione speciale abbiamo evidenziato appunto un piccolo gruppo di interporti che a nostro parere – ma anche dal riscontro dei traffici – hanno compreso e attuato in pieno la loro “mission”. Che proprio per quest’anno va proiettandosi anche su una nuova sfida: quella di creare punti di rifornimento di GNL per i mezzi pesanti che la normativa europea e le stesse spinte del mercato mondiale vanno ormai accreditando come i vettori merci del prossimo futuro. La mappa che pubblichiamo in prima pagina (fornita da UIR) segnala con i cerchietti in rosso gli interporti che si sono proposti come sedi di rifornimento di GNL con stazioni attrezzate. Alcune sono già in costruzione e prossime all’utilizzo pratico, altre sono – come qualche volta accade – più velleità che concretezza. Ma la strada è stata aperta. E che l’Italia abbia una rete di interporti efficiente è un dato di fatto, come lo è l’impegno del governo con la sua “cura del ferro” a collegarli meglio, con più binari e sagome delle gallerie più adatte ai carichi d’oggi. Per alcuni interporti dell’Italia centro-settentrionale la funzione di centri di aggregazione e intermodalità sarà presto potenziata dalle prossime aperture dei trafori alpini, che saranno la vera sfida con la concorrenza dei porti del Nord Europa. Per altri, quelli alle spalle dei grandi porti, si svilupperà (o si sta già sviluppando) il ruolo di retroporti. C’è in sostanza un dinamismo aperto, dopo anni ed anni – troppi anni – di confronti teorici e di buone intenzioni.
Anche sugli interporti, grazie al piano nazionale della logistica, grazie al piano dei porti, grazie agli stessi imprenditori privati delle aziende della trasportistica, stiamo ripartendo. Con la speranza che non ci siano volontà di penalizzare una modalità di trasporto rispetto a un’altra, ma di raggiungere prima possibile un equilibrio generale nel nome dell’economia, dell’efficienza e anche della difesa della nostra salute. Auguri.
Antonio Fulvi