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Federagenti: la riforma in stallo

ROMA – Un commissariamento che in Sardegna si protrae da 45 mesi; una totale disattenzione anche al conto alla rovescia che sta conducendo Gioia Tauro alla scadenza della cassa integrazione e quindi a un tracollo annunciato; un silenzio tombale sul destino di Palermo e di Trapani, oggi focalizzati più sulle elezioni amministrative che sul futuro di moli e banchine.

Sono i presidenti delle Associazioni agenti marittimi di Cagliari, di Gioia Tauro e dei porti siciliani, a denunciare in Federagenti le responsabilità precise delle amministrazioni regionali di Sardegna, Calabria e Sicilia, che hanno precipitato i rispettivi sistemi portuali in un prolungato stato di stallo: in un globale disinteresse delle istituzioni locali si sta consumando sulle banchine un vero e proprio paradosso determinato dalla mancata nomina dei presidenti delle ultime tre Autorità portuali di sistema ancora vacanti.

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“A Cagliari – come denuncia Michele Pons, presidente degli Agenti Sardi – la gestione del porto, e ora della nuova Autorità di sistema competente su tutta la portualità dell’isola, è affidata da 45 mesi a una gestione commissariale. Con la mancata nomina di un presidente e nell’eterno contenzioso aperto dalla Regione Sardegna che vorrebbe un sardo alla guida di tutti gli scali dell’isola, si sono bloccate da quasi 4 anni tutte le politiche di sviluppo, per non parlare delle infrastrutture e dei dragaggi. In questa situazione la Sardegna sta perdendo, e probabilmente ha già perso, in modo definitivo la possibilità di sfruttare le opportunità create anche nel settore delle crociere, dalla crisi geo-politica di tanti paesi del Mediterraneo, direttamente concorrenti”.

“A Gioia Tauro – afferma Michele Mumoli, presidente degli Agenti Marittimi in Calabria – la crisi non è un’ipotesi. Il porto sembra aver imboccato un percorso senza via d’uscita e neppure gli eventi delle ultime settimane hanno sortito l’effetto auspicato di attirare l’attenzione della politica e specialmente della Regione Calabria che non sembra avere interesse a prendere una posizione netta sull’esistenza di Gioia Tauro, come evidenziato nell’atteggiamento espresso nei confronti di un candidato indicato dal ministero e ritenuto con scarsa chiarezza non idoneo. Le proteste in banchina sono cessate soltanto di fronte alla consapevolezza che il Porto ormai lavora con un solo Armatore e che uno sciopero a oltranza avrebbe portato a perdere anche quello. Gioia Tauro vuole sopravvivere. Ora la scadenza della cassa integrazione è alle porte e, in assenza della nuova agenzia per il lavoro che metterebbe insieme Gioia Tauro, Taranto e Cagliari, nessuno, tantomeno l’amministrazione locale, sembra rendersi conto di un imminente situazione ingestibile con possibili reazioni sociali che la Calabria in passato ha dimostrato di saper portare alle estreme conseguenze”.

“Una coperta di silenzio totale – sottolinea Gaspare Panfalone, presidente degli Agenti Marittimi Siciliani – è stata calata sul porto di Palermo. La Regione e le forze politiche sembrano essere più interessate alle prossime elezioni amministrative nei Comuni di Palermo e di Trapani, che al destino del porto, per il quale latita ancora il nome del presidente. Per non parlare poi delle elezioni regionali attese di qui a un anno con la prospettiva di una campagna elettorale prolungata. Ignorare in un’isola il ruolo strategico di un porto e in genere dei trasporti (fra l’altro resta senza testa anche Messina gemellato a Gioia Tauro) significa calpestare i diritti e le aspettative dei cittadini, mettendo in discussione la competitività dell’intero sistema economico isolano. Ma significa specialmente irresponsabilità”.

Secondo Federagenti – come sottolineato dal presidente Gian Enzo Duci – per quanto riguarda le nomine il governo ha fatto ciò che doveva; ora spetta alle amministrazioni regionali imprimere un’accelerazione che è indispensabile per garantire un futuro ai porti e specialmente a chi all’interno dei porti lavora.

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Pubblicato il
20 Maggio 2017

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