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Puntare alla crescita di “Chimea” per cogliere il rilancio dei traffici

La lettera degli economisti in vista del consiglio europeo della prossima settimana e le valutazioni del Nobel Eric Maskin e di At-Kearney sullo sviluppo dell’Africa

ROMA – A tre giorni da quello che l’Italia considera – a torto o ragione – l’evento fondamentale del momento, cioè la fiducia o meno al governo che scatterà martedì prossimo, sono i temi dell’economia internazionale che tengono invece banco subito fuori dai nostri confini. E sarà bene non perderli di vista.

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E’ di queste ore la lettera inviata da un gruppo di economisti europei al presidente del consiglio di Bruxelles (tra i quali il nostro Giuliano Amato e Richard Baldwin di Cerp) che in vista del consiglio europeo del 16 e 17 dicembre chiedono con forza una linea di politica economica più orientata allo sviluppo, senza rinunciare all’aggiustamento dei conti pubblici ma puntando sugli investimenti in infrastrutture e sui consumi.

Temi troppo specialistici? Nemmeno tanto, visto che puntare sulle infrastrutture significa anche mobilitare gli investimenti nazionali ma anche europei sia sulle grandi reti trasportistiche, sia sui porti. La lettera s’incrocia con un altro paio di valutazioni di macro-economia che dovrebbero far riflettere tutto il mondo della logistica: quella della probabile, forte ripresa dell’economia Usa nei prossimi due anni (l’ha detto al convegno veneziano “Nobel Colloquia” Eric Maskin (Nobel per l’economia nel 2007) che rimetterà in pista traffici marittimi ad oggi in sofferenza rispetto a quelli con il Sud-est asiatico; e le valutazioni della società internazionale di consulenza At-Kearney, che ha inventato il neologismo “Chimea” per indicare quell’area di prossimo, fortissimo sviluppo economico che è composta non solo da Cina e India, ma anche da Medio Oriente ed Africa. Secondo At-Kearney, già oggi in queste aree arriva un quinto del flusso di tutti i capitali del mondo, e le esportazioni sono cresciute in media del 20% con punte del 32% della Cina (per un paragone, l’Europa compresa la “locomotiva” tedesca ha registrato solo un +8%).

Secondo lo studio presentato in questi giorni a livello mondiale, già oggi le economie di “Chimea” sono integrate: il Medio Oriente “pompa” petrolio nelle locomotive di Cina ed India e utilizza i propri immensi capitali di liquidità per lo sviluppo dell’Africa, che a sua volta garantisce materie prime anche preziose, prodotti agricoli, e si candida a diventare uno dei mercati più ricettivi del prossimo futuro anche per i consumi individuali. Non per niente si sono visti anche riflessi nell’ambito delle grandi strategie della logistica: come l’alleanza di ADS Holding di Abu Dhabi con Hutchinson Port Holding di Hong Kong che con un consorzio comune costruiranno una nuova rete di grandi porti in Africa. E ovviamente i primi vettori anche italiani che riusciranno a inserirsi in questi progetti, avranno la possibilità di operare al meglio quando “Chimea” diventerà una realtà operativa concreta a livello di tutti.; e quando la rete dei porti italiani, oggi drammaticamente carente di investimenti, capirà che è indispensabile puntare sui privati per salvarsi dal disimpegno dello Stato.

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Pubblicato il
11 Dicembre 2010

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