Tutti i limiti allo sviluppo del porto labronico nello studio dell’Ance Toscana – Le prospettive di Piombino nel quadro delle strategie tirreniche – Le tante speranze dal decreto “Salva Italia”
LIVORNO – Bisognerà rifletterci con calma ed attenzione, sui dati e sugli interventi che nell’assemblea annuale di Confindustria Livorno hanno fatto parte del dibattito seguito alla relazione (di cui abbiamo riferito nel numero scorso) del presidente Alberto Ricci. Un punto focale dell’assemblea è stato l’analisi dei dati sulla dinamica europea dei porti (con esclusione di quelli della sponda sud del Mediterraneo) rilevati nel periodo 2007/2012. Presentata da Luciano Pallini del Centro Studi ANCE Toscana, Livorno vi compare con il peggior risultato, con un calo del 25% dei traffici. Il picco negativo dello scalo di Livorno nel quinquennio preso in esame rispetto a quelli, comunque pessimi, degli altri porti italiani del mar Ligure e dell’alto Tirreno è dovuto – secondo Pallini – soprattutto alle criticità date dai bassi fondali e dai servizi portuali poco competitivi, che riguardano tutta la catena logistica (dogane in particolare).
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