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La Savino Del Bene e le strategie con MSC

Come l’ingresso del gruppo di Aponte nell’azienda fiorentina ha rafforzato la sua italianità – Il commosso ricordo del socio ed amico Silvano Brandani

FIRENZE – La notizia è tutt’altro che fresca, pubblicata sul Corriere della Sera intorno a Ferragosto: MSC del gruppo Aponte è entrato nella Savino Del Bene. Ma continua a interessare, a conferma del prestigio che la importante società fiorentina di logistica gode anche a livello internazionale.
[hidepost]Con la conferma del ruolo del suo presidente, Paolo Nocentini, dopo l’uscita di scena degli eredi del suo socio e grande amico d’una vita Silvano Brandani.
Abbiamo chiesto a Paolo Nocentini, presidente e socio di assoluta maggioranza della Savino Del Bene, come sono andate le cose e quali sono le sue strategie.
Presidente, può illustrarci l’attuale situazione societaria della Savino Del Bene?
“E’ molto chiara: io detengo l’85% della società mentre il signor Aponte, al quale avevo chiesto se fosse interessato al nostro gruppo dopo la perdita del mio socio ed amico Silvano Brandani, ha acquisito il 15%. Morale: l’azienda è saldamente in mani italiane, o se preferisce fiorentine”.
E’ stato lei a chiedere a Gianluigi Aponte di entrare nella società?
“Lo confermo. La MSC è uno dei nostri maggiori partner commerciali, abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto di reciproca correttezza. Quando è venuto a mancare Silvano, ho chiesto al signor Aponte se voleva darmi una mano a rilevare le quote degli eredi, ed ho avuto il suo assenso”.
Il porto di Livorno giocherà con MSC un ruolo diverso?
“Per MSC credo sia uno scalo importante, mentre al momento per la nostra società il porto di Livorno ha un ruolo meno fondamentale che nel passato, quando vi convergevano le forti esportazioni di scarpe della valle dell’Arno. Esportazioni sparite perché quel tipo di produzione oggi è migrata nel Far East. Del resto da tempo anche Brandani, che aveva diretto la filiale di Livorno quando il porto labronico era lo sbocco naturale al mare della nostra società, era diventato sempre più un uomo della direzione generale, dove lavoravamo fianco a fianco, da soci al 50%. Nei nuovi assetti Livorno conserva una sua importanza, ma è pur sempre una filiale. Vorrei aggiungere anche che Silvano non era un livornese: c’è arrivato che aveva quarant’anni e due figli”.
Lei ha ribadito più volte il rapporto di profonda amicizia che c’era tra lei e Silvano Brandani.
“E’ il rapporto di una vita e ci tengo a sottolinearlo. Ci siamo conosciuti nel 1957, quando io cominciai a lavorare alla Del Bene. Avevo 16 anni e Silvano uno di più. Io facevo il centralinista, lui aveva cominciato come fattorino. Lavoravamo nella vecchia sede di via delle Terme. Poi, alla fine degli anni ’70 lui era già cresciuto e andò a dirigere la filiale di New York, l’unica che avevamo negli States. Al suo rientro assunse la direzione della filiale di Livorno che, come ho detto, allora era il porto naturale della Del Bene. In 56 anni di lavoro nell’azienda di cui siamo a un certo punto diventati titolari, siamo sempre stati legati da una profonda amicizia. E voglio prendere l’occasione per ricordarlo ancora una volta. Sostenere che era solo importante per la filiale di Livorno è inesatto. La filiale è stata diretta e continua ad essere diretta bene da Fabio Casagni, lui si che è livornese”.
Presidente, il suo sodalizio con MSC, un colosso mondiale, ha fatto rumore. Lei come definirebbe la sua scelta?
“La definisco un personale atto d’orgoglio, per di più a un’età in cui molti tirano i remi in barca. Io invece ho dimostrato di crederci, e invece di vendere a qualche grande gruppo, grazie anche ad Aponte e alle banche ho rilanciato sulla nostra italianità. E se mi è consentito sottolinearlo, anche sulla fiorentinità della Savino Del Bene che guarda con spirito positivo al futuro”.
A.F.

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Pubblicato il
9 Settembre 2015

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