Transport & Logistic conference problemi e prospettive nelle “reti”
I temi delle interconnessioni per le infrastrutture, le retromarce sull’intermodalità, l’esigenza di fare sistema tra gli operatori, le innovazioni in Dogana, il “modello” per la distribuzione del farmaco

Nelle foto: i relatori della prima sessione – Transport & Logistic.
MILANO – Tanti i temi e tanti i relatori per la prima edizione della Transport & Logistic Conference, organizzata dall’emittente genovese Telenord, svoltasi recentemente all’interno della manifestazione Move.App Expo nel capoluogo lombardo. Un’occasione che evidenzia come il settore abbia una rilevanza strategica per lo sviluppo economico del Paese e lo si è capito anche a livello politico con l’inserimento del magico termine “logistica” nel Piano Strategico approvato nel luglio scorso dal Consiglio dei Ministri su proposta del MIT. A parlarne, in un dibattito anticonvenzionale sviluppato in due sessioni e di fronte ad una platea composta da operatori e da studenti dell’Istituto Tecnico Nautico di Genova e di Camogli, alcuni dei grandi protagonisti del comparto. La sessione pomeridiana ha trattato nello specifico i temi della safety e security nei due ambiti: logistica e trasporti. Riportiamo di seguito una sintesi di alcuni degli interventi della giornata.
Sebastiano Grasso, AD di Sogemar e vicepresidente settore Logistica di Contship.
[hidepost]Il settore è regolamentato da un’unica legge, la 240 del 1990, che prevedeva la realizzazione di nodi logistici per veicolare i traffici nel Paese in modo efficiente ed efficace ma che ha visto invece la creazione delle infrastrutture prive di appropriate interconnessioni. Deve essere riconosciuto il grande operato in positivo dalle Dogane, ma resta in arretrato rispetto ai cambiamenti la burocrazia nella sua accezione comune ed in quella più ad ampio spettro, legata ad una mentalità di vecchio stampo. La logistica del mare diventa concreta quando il carico arriva sulla terra e si deve poterlo gestire in velocità ed economicità. Vediamo invece che resiste una mentalità conservativa che tarda a digerire le importanti innovazioni dell’Agenzia delle Dogane. Si ha inoltre una retromarcia dell’intermodalità che doveva invece essere protagonista nella realizzazione di quei collegamenti veloci: da 80 milioni di km eseguiti/ora nell’85 siamo passati a 30 milioni di km/ora nel 2008. E’ mancato un decisore politico che abbia fornito un preciso indirizzo – cosa invece avvenuta con risultati eccezionali in Turchia ed in Marocco.
Paolo Ferrandino, segretario di Assoporti, ha evidenziato – tra gli altri temi – quello della necessità di fare sistema tra tutti gli operatori del settore per traguardare gli interessi locali in un’ottica allargata, come ci chiede l’Europa orientata sulle reti TEN-T.

Nella foto: la seconda sessione – Safety & Security.
Teresa Alvaro, direttore Tecnologia per l’innovazione dell’Agenzia delle Dogane. Le Dogane sono andate oltre la cornice di E.Customs con importanti innovazioni – che non trovano oggi una collocazione nell’ambito della normativa doganale comunitaria se non a livello di auspici – quali lo sportello unico doganale, il fast corridor, il preclearing, a dimostrare come un ente regolatore come Le Dogane, nell’eseguire i controlli dovuti dalla sua missione, fornisca servizi a valore aggiunto alle imprese. Un esempio sono proprio i fast corridors che grazie alla tracciatura elettronica delle fasi di transito consentono un controllo più efficace rispetto ai metodi tradizionali fornendo alle imprese informazioni in tempo reale rendendole così più competitive nella rete logistica globale. I problemi riscontrati risiedono fondamentalmente in una resistenza all’innovazione; si denuncia quindi una sorta di pregiudizio che deve essere contrastato per poter far fronte alle continue trasformazioni delle condizioni a contorno; bisogna anticipare il futuro per poterlo affrontare correttamente. “Riteniamo importante che si conosca bene l’operato della Dogana e per questo abbiamo investito molto nella comunicazione con i nostri stake olders – ha detto Teresa Alvaro – nei tavoli di confronto abbiamo parlato diffusamente per studiare attentamente le loro esigenze, poter così corrispondere servizi innovativi di spessore e perché fossero pronti a recepirli non appena li avessimo messi in campo”.
Damaso Zanardo – Zanardo Servizi Logistici SpA – Quando la logistica si occupa del farmaco in un’ottica di sicurezza costruttiva. Con un modello di logistica del farmaco, denominato LOGOS, da dieci anni la Zanardo permette di tenere sotto controllo tutta la supply chain delle attività logistiche e fa si che la prescrizione medica al ricoverato sia effettivamente rispettata al momento della somministrazione. La sicurezza riguarda quindi a catena la tutela dei magazzini, gli ordinativi, ma principalmente il controllo di cosa arriva al paziente. Questo per contrastare quel 17% delle morti negli ospedali che avviene o per somministrazioni errate o per prescrizione non consona al paziente (dati da ricerca Bocconi) e per far si che diminuiscano i costi della logistica ospedaliera sul cittadino rappresentati dal non controllo delle scorte, da avaria e smarrimento della merce e dal dispendio di energie che si verifica quando manca un controllo della logistica.
“Con questo metodo che abbiamo promosso e che stiamo realizzando nel Veneto – ha detto Zanardo – si accresce la sicurezza del paziente, si ottimizza l’attività degli operatori e degli spazi di magazzino (prima 24/27 aziende si servivano di un numero di 45/54 magazzini mentre oggi tre di queste aziende ospedaliere hanno un unico hub) con risultati eclatanti sulle scorte che sono state ridotte del 70%. Ciò significa sia contenere i costi che avere controllo della scadenza del prodotto. La nostra logica è di rifornire non un negozio ma il letto del paziente ed in proposito abbiamo lavorato moltissimo sull’aspetto informatico. Questo con le difficoltà date dal fatto che il mondo delle ASL ha sistemi operativi completamente diversi al suo interno. Abbiamo dunque dovuto trovare un modello per dialogare con loro e tenere in linea l’alimentazione finale del paziente servito dal reparto mentre a sua volta il reparto viene servito da un magazzino centralizzato. Tutto questo afflusso di dati, chi fa la prescrizione, chi fa la somministrazione, quello che entra nel carrello, viene tracciato a partire dal momento che la farmacista compone il carrello, dando così al provveditore il modo di completare la catena comprando tutto quello che l’ospedale nel frattempo ha utilizzato. Con questo sistema si riesce ad evitare lo spreco di farmaci rispettando anche la stagionalità invece che, come oggi avviene, solo la storicità”.
L’organizzazione messa a punto da Zanardo prevede quindi una catena di gestione informatica che segua monitorando tutti i passaggi, partendo dal paziente al momento della prescrizione e tornando allo stesso al momento della somministrazione del farmaco, in un unico flusso, annullando la possibilità di errore. Oltre le parole di Damaso Zanardo quello che si può intuire è che la valorizzazione del modello introdotto nel Veneto possa portare ad una trasposizione a livello nazionale e che, per arrivare a questa meta, si debbano contrastare le resistenze dovute a chi ha interesse nel mantenimento della disfunzione e dello spreco; necessario dunque sarà comporre alleanze in grado di fare massa critica.
C.G.
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