Se l’ambiente è una variabile a rischio penale

LIVORNO – Sembrerà strano, ma sulla paradossale vicenda del “cold ironing” livornese c’erano state anche reali e amare preoccupazioni da parte dei vertici dell’AdSP finiti sotto inchiesta dalla Procura. Logico: essere accusati di un reato penale pesa. Specialmente quando si è certi di aver agito secondo la legge: quella europea, che spinge per le istallazioni delle forniture elettriche alle navi nei porti, quella italiana, che ha recepito le stesse, e le varie pressioni – lo  dice la sentenza stessa – da ministeri e cluster. Vero che l’impianto livornese, l’unico in Italia ad oggi, non è stato mai utilizzato. Ma non dipende certo dall’AdSP, quanto dal mancato adeguamento delle navi. E che il “cold ironing” rappresenti un’importante risorsa lo confermano anche i lavori per un analogo impianto programmato a Genova, e le realtà in Nord Europa, dove sui porti l’elettricità alle navi è realtà acquisita. Inoltre, risulta che sia stato fatto bene. Tanto che l’ingegner Motta, a suo tempo responsabile dell’operazione, era stato subito tolto dall’inchiesta.

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